di seguito tre emendamenti presentati al primo documento per la IV conferenz nazionale GC.
su : Antifascismo, Beni comuni e Processo unitario.
“Tocca ai giovani continuare sulla strada maestra, ai giovani
continuare la Resistenza.”
Giovanni Pesce – Partigiano
Il clima di accentuata
disgregazione sociale determinato da questa crisi è stato pretestuosamente
utilizzato dal Governo Berlusconi per realizzare profondi e violenti attacchi
ai diritti dei lavoratori, dei migranti e degli studenti, determinando una
svolta classista, xenofoba e securitaria nel nostro paese, della cui egemonia
sono vittime anche le forze moderate d’opposizione. Questo non è scollegato
dall’avanzata del senso comune di destra e del neo-fascismo: è proprio il
disagio sociale da un lato, e le risposte discriminatorie che le destre di
governo forniscono dall’altro, a foraggiare la proliferazione dei gruppi
neofascisti, ed a permettere a questi ultimi la conquista di agibilità politica
e sociale. Persino le rivendicazioni storiche del movimento comunista, come il
diritto alla cultura, gli spazi sociali e l’intervento nel disagio quotidiano,
divengono campo d’azione di una nuova destra, che si palesa e nella veste
“sociale” e in quella “istituzionale”.
E’ proprio per questo che l’antifascismo deve essere
bussola imprescindibile di tutta l’azione politica dei GC, sia come riferimento
politico-culturale, sia come pratica sociale da riconnettere alla natura
anticapitalista di un’organizzazione giovanile comunista. Le radici del nostro
antifascismo devono affondare in quel patrimonio di valori e di ideali che è
stata la Resistenza, nella quale importanza centrale ebbero i ceti popolari e
la classe operaia, nostri referenti sociali primari.
Oggi più che mai la condivisione di questi valori
è doverosa e necessaria. Ma il valore fondante dell’antifascismo non va
trasformato in semplice enunciazione di principio o momento cerimoniale. Esso
deve vivere, in primo luogo, in un’azione di contrasto sul piano culturale
contro chi tende, attraverso una continua opera di revisionismo, a svilire di
significato questo patrimonio di idee. In secondo luogo (ma di certo non meno
importante) è la nostra stessa militanza che va riformulata su queste basi,
nell’obiettivo di contrastare i sempre più frequenti episodi di neo-fascismo,
che si declinano nel vecchio cancro xenofobo, razzista, classista ed omofobo.
Il primo passo operativo che proponiamo in questa direzione è che i G.C. si
facciano promotori di Coordinamenti antifascisti permanenti, che aggreghino
tutti i soggetti antifascisti e la cittadinanza democratica, con la funzione di
mantenere viva la militanza antifascista e di non farsi cogliere impreparati di
fronte a episodi che richiedano reazioni politiche immediate. Nostra priorità
deve inoltre essere la stretta collaborazione nelle reti e network antifascisti
che si sono costituiti nella lotta contro i rigurgiti reazionari; nelle quali i
GC devono porsi l’obiettivo di spostare il fuoco dell’azione dal semplice
contrasto ai gruppi di estrema destra ad una battaglia che tenga assieme lotta
al neo-fascismo ed alle politiche reazionarie del Governo Berlusconi. Non va
poi dimenticata la necessità di un sempre più forte sostegno, con conseguente
campagna d’iscrizione massiccia, alle varie sezioni ANPI, vista la recente
apertura ai giovani all’interno dell’associazione.
Primi Firmatari:
Daniele Maffione (già Coordinamento naz. GC), Luca Marchi (Coord. Prov GC La Spezia), Beniamino
Simioli (Comitato di gestione GC Napoli), Chiara Pollio (GC Napoli), Giulia
Severi (Coord. Prov. GC Massa Carrara), Mattia
Celsi (Coord. Prov. GC La
Spezia), Marco Nebuloni
(Coord. Prov. GC Lecco), Cosimo Bruzzo
(Coord. Prov. GC Vicenza), Erwin Dorigo
(Coord. Prov. GC Pisa), Davide Di Rado
(Coord. Prov. GC Campobasso), Maria
Masone (GC Benevento), Marco Contu
(GC Oristano), Mauro Azzolini (Coord.
Prov. GC Palermo), Roberto De Filippis
(Commissario GC Avellino), Massimo
Lorusso (Commissario GC Alessandria), Antonio
Callà (Coord. Prov. GC Vibo Valentia), Grazia
Di Ottavio (Coord. Prov. GC Pescara), Lorenzo
Scoccati (Coord. Prov. GC Siena), Ylenia
Borgianni (Coord. Prov. GC Siena)
—
Le/i Giovani Comuniste/i in prima linea per la difesa dei beni comuni (emendamento
integrativo alla tesi n°15)
Le/i Giovani Comuniste/i devono
lottare per la difesa dei beni comuni e nel contrasto alla militarizzazione del
territori.
Lottare oggi per i beni comuni
significa adottare una posizione anticapitalista, a partire da una critica
delle forme sfrenate di neoliberismo che, nell’ottica economica della
mercificazione, arrivano ad aberrazioni
quali la privatizzazione di risorse comuni e vitali come l’acqua. Nel nostro
Paese abbiamo centinaia di fonti idriche che, privatizzate per la
commercializzazione in bottiglia, sono state sottratte alle comunità locali per
corrispettivi irrisori. E con il decreto Ronchi, che punta alla conversione
delle aziende pubbliche di gestione in S.P.A. orientate al profitto e alla
riduzione al minimo dei costi, la situazione è destinata a peggiorare. I
risultati saranno l’esclusione delle fasce deboli dall’accesso all’acqua, la diminuzione
dei controlli, i tagli al personale qualificato. La nostra iniziativa in tal
senso ci deve vedere in prima linea in una battaglia sui territori tramite campagne
d’appoggio a proposte di legge d’iniziativa popolare con tali obiettivi:
ripubblicizzazione dell’acqua, erogazione di un quantitativo minimo pro-capite
gratuito, ristrutturazione della rete idrica, introduzione della tariffazione
progressiva.
La seconda questione sulla quale
soffermarsi riguarda gli attuali modelli fallimentari di gestione dei rifiuti. Il
sistema di smaltimento in Italia, basato sullo schema “produzione-utilizzo-messa
in discarica-incenerimento”, risulta non sostenibile e deleterio per i territori
e la salute delle persone. Quel che è peggio è che in Italia gli inceneritori
vengono costruiti grazie ai proventi statali derivanti da voci di bolletta che
dovrebbero essere destinati a fonti di energia pulita e rinnovabile. Un regalo
del centro-sinistra prima della caduta del governo Prodi che equipara gli
impianti a biomassa a quelli fotovoltaici ed eolici. Per non parlare dei rischi
ben maggiori per la salute che derivano dalla fermentazione della frazione
umida, che ad oggi non viene trattata in adeguati siti di compostaggio. Come
G.C. dobbiamo batterci per l’alternativa di una produzione degli oggetti che
possa prevedere, dopo il primo ciclo di utilizzo, un recupero integrale,
attraverso un processo di riciclo virtuoso e sistematico. Come riferimento va
utilizzato un modello di filiera di smaltimento dei rifiuti che prenda spunto
dalla piattaforma “Rifiuti Zero”: riduzione a monte dei rifiuti, creazione di
un piano rifiuti cittadino capace di dare nuova occupazione, creazione degli
impianti di riciclaggio, raccolta differenziata porta a porta e, nelle grandi
città, creazione di impianti T.M.B. (Trattamento Meccanico Biologico) o sistemi
similari per il trattamento della frazione umida.
Oggi l’approvvigionamento
energetico e la questione ambientale sono temi strettamente connessi e d’importanza
vitale per il nostro Paese. I G.C. intendono criticare fortemente la linea
demagogica e incostituzionale dell’attuale governo che, contravvenendo ad un
Referendum Popolare sull’abolizione delle centrali nucleari, propone alle
comunità locali l’installazione obbligatoria di tali impianti. Questi, così
come le discariche o le grandi opere interessate da forti opposizioni locali e
nazionali, vengono classificate come siti di “Interesse Strategico Militare”.
Un decreto legge, varato ad hoc durante le mobilitazioni della
popolazione campana contro l’apertura di nuove discariche, prevede
l’interruzione delle normali garanzie democratiche in precise aree del
territorio italiano, in contrasto con il principio della trasparenza e violando
dunque direttamente il diritto di informazione e il collegato diritto di
critica, così come tutelati dall’art. 21 della Costituzione. Queste lotte si
intersecano dunque inevitabilmente con le lotte alla militarizzazione del
territorio e quindi alla lotta all’imperialismo statunitense. Le basi nord-americane
impiegano, spesso quasi a costo zero, i nostri beni comuni, che vengono perciò
messi al servizio dell’egemonia degli USA e del loro modello politico,
economico, sociale e culturale. E’ dunque riconnettendo la lotta
anti-imperialista alla difesa del territorio e dei beni comuni che dobbiamo
sostenere la formazione di un movimento che si ponga come prospettiva la
chiusura della totalità delle circa 113 basi militari USA e l’uscita
dell’Italia dalla Nato, radicalizzando le lotte condotte dai diversi comitati e
coordinamenti dei cittadini sorti sul territorio, volti ad aumentare il dissenso
nei confronti della presenza militare yankee.
Primi firmatari:
Roberto
De Filippis (Commissario GC Avellino), Daniele Maffione (già
Coordinamento naz. GC), Cesare Mussini (Coord. Prov. GC La Spezia),
Beniamino Simioli (Comitato di gestione
GC Napoli), Chiara Pollio (GC
Napoli), Mattia Celsi (Coord. Prov.
GC La Spezia),
Marco Nebuloni (Coord.. Prov. GC
Lecco), Cosimo Bruzzo (Coord. Prov.
GC Vicenza), Erwin Dorigo (Coord.
Prov. GC Pisa), Davide Di Rado
(Coord. Prov. GC Campobasso), Maria
Masone (GC Benevento), Marco Contu
(GC Oristano), Mauro Azzolini (Coord.
Prov. GC Palermo), Massimo Lorusso
(Commissario GC Alessandria), Antonio
Callà (Coord. Prov. GC Vibo Valentia), Grazia
Di Ottavio (Coord. Prov. GC Pescara), Lorenzo
Scoccati (Coord. Prov. GC Siena),
—
Giovani Comunisti: l’unità,
il conflitto, la rifondazione comunista (Emendamento sostitutivo alla tesi
n° 25)
“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la
nostra intelligenza.
Agitatevi, perché avremo
bisogno di tutto il nostro entusiasmo,
Organizzatevi, perché avremo
bisogno di tutta la nostra forza.”
Antonio Gramsci
Il nostro Partito é da tempo
impegnato nella costruzione del percorso della Federazione della Sinistra.
L’idea che ne sta alla base é quella della creazione di un fronte ampio di
tutte le forze che si collocano alla sinistra del Partito Democratico, che
possa arrivare ad intercettare il consenso di quei soggetti più deboli delusi
dalle forze di sinistra.
La costruzione di un polo della
sinistra d’alternativa autonomo dal PD costituisce un’esigenza obiettiva alla
luce delle attuali dinamiche di conflitto e degli effettivi rapporti di forza
esistenti. Tuttavia, non si può fare a meno di constatare che l’attuale
processo di costruzione della Federazione, così come si sta sviluppando, non contempla
un’alternativa attraverso una trasformazione in senso comunista della società;
é evidente l’assenza, anche nello statuto costitutivo, di riferimenti alle
conquiste del movimento operaio e ad un’interpretazione marxista della realtà,
che prospettino il superamento in senso rivoluzionario del capitalismo. Se
dunque non va condannata la
Federazione in sé, critichiamo però le modalità con la quale
essa si è costituita e ciò che essa rischia di diventare. Tale struttura,
infatti, senza il riferimento ad un progetto politico ed un’identità ben
definiti e marcatamente anticapitalisti, rischia di divenire un contenitore di
forze con diverse opzioni strategiche sui temi del lavoro, delle alleanze
politiche e della lotta al Capitale e che hanno il solo obiettivo di crescere
in termini elettorali. Questo processo rappresenta la messa in discussione
della “svolta a sinistra” di Chianciano, con cui poco più di un anno fa la
maggioranza del nostro Partito decideva di difendere la propria autonomia
politica e di rilanciare il progetto della rifondazione comunista. Se a Chianciano
il Partito scelse di partire “dal basso” e “a sinistra”, il progetto della
Federazione rischia di divenire una fusione operata “dall’alto” a “destra”. Su
base giovanile, tale processo spingerebbe i G.C. a rinunciare di fatto alla
loro autonomia e perdere quel patrimonio di storia ed esperienza che li ha resi
in passato un soggetto riconosciuto dai movimenti e con un proprio radicamento
politico.
Siamo invece convinti che la
ricostruzione della Sinistra d’alternativa in Italia passi dal rafforzamento
del nostro Partito e della sua organizzazione giovanile. In primo luogo, dobbiamo
porre le basi perché Rifondazione Comunista, ed innanzitutto i G.C., diventino
un nuovo “intellettuale collettivo”, in cui tutti i soggetti della produzione
materiale ed intellettuale, dall’operaio al docente universitario, divisi e
contrapposti dal capitalismo, possano comporre una lettura critica dell’intera
società borghese ed elaborarne il superamento. E’ per questo che proponiamo
l’istituzione di una vera e propria scuola di formazione politica, che è da
lungo tempo un’esigenza della nostra base. In secondo luogo, con il recupero di
un’analisi marxista, dobbiamo farci in grado di lanciare una sfida egemonica
alle destre istituzionali e di contrastare efficacemente i rigurgiti
neo-fascisti. A partire da un’approfondita analisi del conflitto
capitale-lavoro, i G.C. vanno messi in condizione di ricostruire un proprio
insediamento tra le nuove generazioni, colpite dal precariato lavorativo e
dall’alienazione sociale prodotti dal capitalismo; di ridiventare
un’organizzazione conflittuale, capace di animare le battaglie tra i giovani
lavoratori, studenti e immigrati, rilanciando una nuova prospettiva
rivoluzionaria. La lotta, il rafforzamento dell’organizzazione e la formazione
teorica serviranno ai G.C. per attualizzare la rifondazione di un pensiero e di
un Partito Comunista. Solo in questo modo potremo costruire un Polo
anticapitalista che parta dall’unità delle lotte dal basso per operare la
convergenza di tutte le forze della sinistra di classe.