IL CLN CON CASINI? LA CONFERENZA DEI GIOVANI DEVE DIRE NO

di Paolo Cipressi, Dario Salvetti, Margherita Colella (Documento 2 alla conferenza GC Lottare, occupare, resistere)


Nell’intervista rilasciata a Repubblica il 21 Dicembre, il segretario Paolo Ferrero ha sancito 3 punti: Rifondazione è disponibile ad entrare in una alleanza con l’UDC secondo quanto proposto da Casini (“Casini ha già parlato di un nuovo Cln anti Berlusconi. Sono d’accordo con lui…Si faccia un accordo di governo all’interno del fronte comune”); Rifondazione accetterà qualsiasi candidato premier (“Senza mettere becco sul candidato premier”); per le elezioni regionali siamo disponibili ad alleanze di questo tipo e chiediamo a chi ha fatto di tutto per distruggere Rifondazione di aprirsi a noi (“Non mettiamo veti, ma confronto sui contenuti…Pronti a sostenere Vendola in Puglia, ma a Sinistra e libertà chiediamo di difenderci in Lombardia dai diktat PD di Penati)

L’apertura alle alleanze non solo col Pd, ma anche al partito di Casini e Cuffaro, rappresenta una svolta ampia e grave per il nostro partito. Se la ricerca di accordi col PD è stata una pratica mai abbandonata in nome dell’alternativa al centrodestra, ora si arriva ad ipotizzare una coalizione col partito che fino al 2006 ha governato con Berlusconi, in nome della salvaguardia della democrazia italiana. Quella democrazia che l’UDC ha garantito così bene quando nel 2001 era parte del governo che massacrò i manifestanti a Genova; quella “tenuta democratica del Paese” di cui il PD è talmente preoccupato da cercare in questi giorno una “intesa” (o un nuovo inciucio, per dirla alla D’Alema) col Governo. Preoccupazione che Casini condivide, avendo proposto il cosiddetto “legittimo impedimento” per salvare Berlusconi dai suoi processi.

Che in questo Paese sia in atto una svolta autoritaria non c’è alcun dubbio. Tuttavia bisogna capire perché riesca ad avanzare senza trovare opposizione. Il governo può permettersi di affondare il colpo grazie a due fattori: il fatto che nessun partito in Parlamento si stia ponendo il compito di dare voce alle lotte che ci sono in Italia e di cacciare questo governo; il sostanziale accordo del PD e dell’Udc con le politiche del Governo (finanziamenti alle scuole private e alle missioni militari, privatizzazioni, precarietà del lavoro, rifiuto di un intervento pubblico per salvare le aziende in crisi).

Non a caso, il tentativo strategico del Pd è quello di arrivare a una coalizione col centro e i settori moderati del PDL, che prepari la successione a Berlusconi. Il programma di un simile Governo, pur infarcito da una vuota fraseologia sulla democrazia, sarebbe dettato in ogni caso da Confindustria. Sarebbe un programma di licenziamenti, aiuti alle banche e ai padroni, tagli allo stato sociale. Se negli ultimi 2 governi di centrosinistra siamo stati schiacciati dagli interessi forti e dai partiti che li rappresentavano, sostenere l’ipotesi per la quale in coalizioni con l’Udc e il Pd potremmo col nostro attuale peso far passare 2-3 leggi ad hoc, sarebbe una tragica farsa.

Risulta anche poco logica l’argomentazione di Ferrero secondo cui potremmo differenziarci dalle leggi impopolari di un simile Governo, perché i nostri numeri non sarebbero determinanti per la sua tenuta. Ma se non sono determinanti nel farlo cadere, perché dovrebbero essere determinanti nel farlo nascere?

L’idea della “somma dei voti” per formare un fronte democratico neutro dal punto di vista dei contenuti di classe, con il solo scopo di impedire la deriva autoritaria della democrazia parlamentare è profondamente sbagliato. Simile deriva non è il frutto della mente malata di Berlusconi, ma è un’esigenza complessiva della classe dominante, indipendentemente che essa si schieri sul momento con Berlusconi, Fini o con il Pd.

E infine: qual’è la democrazia che gli studenti e i lavoratori sono interessati a difendere? Non quella del gruppo editoriale di De Benedetti, né quella delle inchieste giudiziarie sulla malasanità e gli appalti, o quella delle privatizzazioni selvagge del Pd. La nostra democrazia si collega al bisogno di estendere il conflitto di classe: gli spazi democratici che difendiamo non sono collegati tanto a questo o quel sistema di rappresentanza istituzionale, ma all’esigenza di dare la massima agibilità possibile alle lotte sociali, al movimento operaio o studentesco. Questi ultimi mesi ci hanno dimostrato che la risposta all’autoritarismo del governo può venire solo dalle vertenze operaie che stanno esplodendo (Eutelia e Fiat su tutte), dal movimento degli immigrati e da quello studentesco.

Gli sbarramenti elettorali e i sistemi elettorali restrittivi sono solo l’ultima leggera goccia del fiume di misure repressive che si è abbattuto e ancora di più rischia di abbattersi contro attivisti politici, sindacali e studenteschi. E simili misure sono sostenute in maniera indistinta da Pdl, Pd e Udc. Possono forse differenziarsi – molto poco a dire il vero – per l’arroganza o il ritmo degli attacchi portati, ma sono portatori delle esigenze complessive dei poteri forti di questo paese.

Ferrero dice così di voler superare la seconda repubblica. Peccato che lo si voglia fare stringendo un’alleanza con il peggior ciarpame democristiano della prima repubblica.

E i compagni del primo documento alla conferenza Gc “Una generazione di..” che cosa hanno da dire a riguardo?

Scrivono nel loro documento: “L’intreccio tra la crisi economica, che incide sulle vite a livello materiale, e la crisi della democrazia è fortissimo. Nessuna strategia potrà vincere se non terrà presente quest’intreccio e se non porrà sullo stesso piano l’urgenza democratica con quella materiale.” Verissimo. Ma se non sono parole vuote, questo significa respingere una forma di sdoppiamento della personalità che considera un giorno Casini un avversario di classe e il giorno dopo un grande difensore della democrazia.

Chiediamo ai dirigenti del primo documento di esprimersi e non lo facciamo a caso.

Usciamo da una commissione nazionale per la conferenza, dove ci hanno spiegato che in ogni commissione provinciale il primo documento ha diritto ad un massimo di sei rappresentanti mentre il secondo solo uno. Questo perchè il primo documento “unitario” ha diritto ad avere tanti rappresentanti in commissione quante le sensibilità che lo compongono (a proposito di democrazia, ci verrebbe da dire).

Quali sono queste sensibilità? Sono quelle che compongono nel partito la maggioranza che regge la segreteria nazionale. Il primo documento pretende così di essere per regolamento il riflesso nei Giovani Comunisti della maggioranza del partito. Non è del resto un segreto per nessuno che la segreteria nazionale del partito si sia tanto spesa per un documento che fosse la traslazione nei Gc della maggioranza “unitaria” del partito.

Tutto questo implica solo un piccolo dettaglio. Non si portano solo gli onori di tale investitura, ma anche tutti gli oneri. A meno che non si dia dimostrazione di quell’autonomia dei Gc che per ora tutti auspicano sulla carta.

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