Recuperare al più presto la categoria dell’Imperialismo
La destrutturazione della nostra organizzazione, portata avanti dal gruppo dirigente che ha operato la scissione, ha cancellato dalla prassi quotidiana anche le più elementari forme di analisi politica. La questione internazionale, trattata in modo superficiale, provinciale e subalterno alle ragioni dei padroni, ad eccezione di alcune sporadiche realtà strettamente locali, deve tornare ad essere approfondita, recuperando le nozioni di base della teoria Leninista dell’Imperialismo. A perenne ricordo di una gestione sciagurata, ricordiamo ad esempio l’appoggio alle ragioni israeliane nel conflitto palestinese, il supporto alla creazione di una teocrazia nella regione cinese del Tibet, il costante allontanamento dai movimenti contro la costituzione di basi Nato sul nostro territorio nazionale, il supporto alle più disparate rivoluzioni colorate al soldo dell’occidente. I Giovani Comunisti chiedono pertanto al Partito e a Liberazione maggiore attenzione e cura delle questioni legate all’analisi della politica internazionale. E’ inoltre necessario incrementare gli scambi culturali e formativi con i rappresentanti di partiti e paesi fratelli, così da mettere reciprocamente in rete esperienze teoriche e pratiche per la costruzione del socialismo del XXI secolo.
La drammatica debolezza elettorale che sconta oggi il nostro Partito nella politica italiana è nota a tutti, ed è figlia di una perdita di senso della realtà sociale che ci circonda, che non deve tramutarsi nella perdita del senso della Storia.
Sosteniamo con forza, che gran parte della nostra emorragia elettorale sia dovuta alla mancanza di ricerca, alla carenza di studio per soluzioni alternative in economia, soluzioni di sistema per il mondo del lavoro.
L’economia è la stella polare per un Partito Comunista.
Se proponiamo di sconvolgere radicalmente la realtà, non possiamo prescindere dai ruoli di forza presenti nella società italiana e dalle ideologie che muovono la struttura economica del Paese.
C’è assoluto bisogno di passare da una “guerra di posizione” verso una “guerra di manovra”, di segnare il passo e rilanciare proposte nuove, che vadano al di là della lotta sacrosanta contro la legge 30 e dell’istituzione di un salario mensile di disoccupazione sulle ceneri dell’esempio francese.
Bisogna con forza dominare l’aspetto economico e studiare l’ideologia monetarista, oggi dominante, in tutti i suoi aspetti, nei condizionamenti sistemici per quanto riguarda l’Europa e il ruolo della BCE ( dall’indipendenza rispetto al potere politico della Banca Centrale, al perseguimento della lotta all’inflazione come finalità primaria ).
Proponiamo con forza di concentrare le nostre energie verso lo studio sistemico della globalizzazione che muove merci e profitti e non lavoratori.
Ripartendo dall’economia reale, realizzando proposte che limitino il ruolo della finanza nell’economia, che segnino l’avanzamento dell’economia reale, quella basata sul capitale e sul lavoro, rispetto a quella fondata sugli indici di Borsa.
Le proposte esistono e sono le più disparate, da una diversa gestione del bilancio dello Stato, oggi più che mai utilizzato per coprire e giustificare guerre umanitarie, alla lotta contro le lobby confindustriali trasversali in Parlamento, che ottengono ogni qual volta che lo desiderino finanziamenti pubblici.
Vogliamo indirizzare l’economia italiana verso un aumento della spesa pubblica in settori strategici, dalle infrastrutture, quelle reali, di cui il Paese ha bisogno, ( acquedotti nel mezzogiorno d’Italia, messa in sicurezza di intere comunità, messa in sicurezza di edifici scolastici pericolanti… ) creando sviluppo, lavoro, progresso e benessere collettivo.
Un aumento dell’imposizione fiscale ( una perequazione fiscale ) nei confronti dei ceti sociali più ricchi che devono contribuire alle uscite dello Stato e una lotta senza quartiere all’evasione fiscale delle Partite Iva.
Queste sono solo alcune delle molte misure necessarie per LIBERARE la società italiana dalla sua condizione feudale di medioevo permanente.
Come giovani comunisti dobbiamo renderci in grado, in tempi brevi, di analizzare con lucidità la situazione italiana, europea e mondiale partendo proprio dalla base economica, riuscendo puntualmente a elaborare delle strade percorribili di uscita dalle crisi sistemiche del Capitalismo, ma nel piano di un progetto più ampio e complessivo, di modello alternativo allo sviluppo economico esistente.
Ci impegniamo dunque nella creazione di un laboratorio permanente, interno ai GC, che si occupi di economia. Potremo così rappresentare l’elemento propulsore del Partito anche dal punto di vista tematico e analitico, esportare un domani questo metodo di lavoro a realtà più grandi fino a proporre la nascita di un’alternativa complessiva di respiro europeo, tra i vari partiti della Sinistra Europea.
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La Conferenza Nazionale delle/dei Giovani Comuniste/i dice no a qualsiasi tipo di accordo con l’UDC
Le/i Giovani Comuniste/i respingono qualsiasi ipotesi di collaborazione istituzionale o alleanza elettorale con l’Udc, partito che in Sicilia, come nel resto d’Italia, rappresenta uno dei fronti più avanzati dell’internità del potere mafioso nella politica e nell’amministrazione della cosa pubblica.
Riteniamo inoltre incompatibile con le battaglie promosse dai GC per difendere la libertà di orientamento sessuale, i diritti delle coppie di fatto, la legalizzazione delle droghe leggere e per contrastare la dilagante violenza ai danni di Gay, lesbiche e trans, qualsiasi accordo con un partito espressione dell’integralismo cattolico, omofobico e liberticida. Nel rispetto delle lotte dei GC a fianco del movimento Glbt, della lunga tradizione di antimafia sociale e dell’impegno quotidiano delle /dei compagne/i per contrastare il potere politico mafioso in Sicilia, esprimiamo quindi la più ferma opposizione ad ogni proposta di accordo con il partito di Cuffaro.
Riteniamo infatti, una simile scelta incompatibile con l’appartenenza a Rifondazione Comunista, con la sua storia e con una coerente battaglia antimafia.
ODG Approvato con Favorevoli 110
“Le/i Giovani Comuniste/i considerano sciagurata qualunque ipotesi di alleanza politica per il governo con l’Udc, partito che rappresenta uno dei fronti più avanzati della commistione tra poteri clientelari e spesso criminosi e amministrazione pubblica.
Riteniamo assolutamente improponibile qualunque convergenza programmatica con un partito che sul terreno della laicità, dei diritti civili, della politica sociale ed economica è strategicamente rappresentativo delle istanze dell’integralismo cattolico più reazionario.
Con la stessa risolutezza, riteniamo a livello politico-programmatico il nostro partito strategicamente alternativo al Partito democratico, espressione in molte realtà locali e a livello nazionale degli interessi confindustriali e padronali.
Il giudizio sul Pd è quindi nettissimo e privo di reticenza.
Questo giudizio così netto non ci può tuttavia esimere dal considerare che esiste nel nostro Paese una gigantesca questione democratica (sistematici tentativi di stravolgere la Costituzione in senso presidenzialista, legge elettorale maggioritaria, conflitto di interessi, accentramento di potere politico ed economico nella figura del presidente del Consiglio) che va arginata, provando a verificare la disponibilità delle altre forze democratiche per una modifica dell’attuale sistema bipolare e per la salvaguardia della Costituzione. Ciò non ha nulla a che fare con un accordo di tipo politico o programmatico.
Parimenti, il rapporto con le diverse articolazioni territoriali delle diverse forze del centro-sinistra è – nel riconoscimento di una linea politica di autonomia dalle forza moderate – appannaggio delle singole realtà territoriali. A guidare l’iniziativa del nostro partito sul tema delle alleanze a livello locale devono essere, come sempre, i programmi e i contenuti e non una decisione aprioristica che non consideri le singole specificità territoriali.”
ODG Repinto con Favorevoli 104.
24 astenuti.
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