Unità, radicamento, conflitto

Documento finale approvato dal Coordinamento nazionale delle/dei Giovani Comuniste/i

Le elezioni regionali ci consegnano una vittoria netta delle forze di destra. In particolare si afferma l’asse costituito da Berlusconi e Bossi, e cioè l’asse di forze più pericoloso sul piano democratico e più insofferente nei confronti dell’impianto costituzionale e dei suoi valori guida. Quel che è peggio, i dati elettorali indicano uno sfondamento della destra e della Lega Nord anche nelle regioni dell’Italia centro-settentrionale, tradizionalmente progressiste. È il segno di una corrosione lenta ma inesorabile di un’intera fase storica, quella iniziata nel secondo dopoguerra, segnata dall’egemonia di quei valori con i quali era stata combattuta e vinta la guerra di Liberazione dal nazifascismo.

Oggi siamo in piena «emergenza democratica», che si accompagna all’emergenza sociale, e cioè all’attacco da parte del governo e di Confindustria nei confronti delle maggiori conquiste del movimento operaio del secolo scorso. Tutto questo nel pieno di una crisi economica inedita che sta lasciando a casa decine di migliaia di lavoratori.

Ad eccezione del risultato delle liste Grillo (segno, insieme all’astensionismo ben oltre il livello di guardia, dello sfondamento di un populismo antipolitico e reazionario che è avversario delle forze di sinistra), l’opposizione è sempre più debole: prosegue il crollo del Pd, che perde il governo di regioni cruciali (Piemonte, Lazio, Campania, Calabria) e proseguono le difficoltà della sinistra. SeL conferma il risultato delle Europee grazie al successo di Vendola in Puglia e la Federazione della Sinistra perde lo 0,7 % dei voti.

Il nostro è un risultato negativo, ma non omogeneo. Andiamo particolarmente male in Lombardia e Campania e andiamo dignitosamente, seppure con risultati tra loro anche molto diversi, in regioni come le Marche, la Liguria, la Toscana, l’Umbria e la Calabria.

Il fatto che si vada meglio in regioni in cui la Fed riesce a stringere accordi (con SeL o con il centrosinistra) non implica automaticamente la necessità di fare accordi ovunque. Indica, al contrario, il fatto che il nostro elettorato ci premia laddove percepisce una nostra utilità e laddove percepisce che noi lavoriamo per costruire una massa critica e per uscire dall’isolamento.

Questo è il senso dell’offensiva unitaria che il partito ha messo in campo recentemente: offensiva unitaria verso il centrosinistra, per battere Berlusconi pur nel riconoscimento delle differenze strategiche; offensiva unitaria verso SeL, per costruire un polo di sinistra autonomo dal Pd; offensiva unitaria per la Fed, per portare a termine con determinazione il processo unitario avviato nei mesi scorsi.

Il coordinamento nazionale dei Giovani Comunisti mette però in guardia dal politicismo che spesso anima le nostre analisi. Occorre mettere a tema, a fondo, la necessità di indagare la società italiana, studiando il carattere regressivo e rivoluzionario (non contingente) dello sfondamento delle destre nelle classi popolari. Occorre mettere a tema un programma semplice (salario sociale di 1000 euro al mese, stop ai licenziamenti, abrogazione della legge 30, acqua pubblica, no alla riforma Gelmini, difesa intransigente dei diritti civili, in primo luogo quelli rivendicati dal movimento GLBTQ), anche attraverso i referendum, che renda percepibile la nostra diversità e il nostro profilo. Infine, serve un immaginario, ricominciando a costruire la “capacità di raccontare” il nostro orizzonte di alternativa e le nostre prospettive.

In questo quadro si colloca l’iniziativa politica della nostra organizzazione. La Conferenza nazionale ha rappresentato un momento importante di discussione che ha finalmente ridato passione al corpo dei Giovani Comunisti. Al contempo, la Conferenza ha messo in evidenza i limiti dell’irrigidimento correntizio e del deficit di autonomia dal partito. Questi due sono limiti ed errori che ci impegniamo a superare al più presto.

La strada che abbiamo intrapreso è riassumibile nei tre obiettivi dell’unità, del radicamento e del conflitto.

L’unità equivale per noi alla massima solidarietà interna, in sintonia con quanto sta responsabilmente accadendo sempre più a livello territoriale; ma equivale anche al processo unitario esterno, sul quale l’organizzazione si impegna a proseguire e rafforzare un dialogo a sinistra tra le forze giovanili comuniste e di alternativa, costruendo in tempi rapidi una proposta politica precisa e con tempi certi da sottoporre al corpo dell’organizzazione.

È necessario investire, inoltre, sul radicamento territoriale, impegnandoci affinché si concluda nei tempi stabiliti l’iter congressuale su tutti i territori con lo svolgimento delle Conferenze regionali e rafforzando il ruolo delle istanze territoriali (coordinamenti provinciali e regionali). Il tesseramento 2010 dei GC rappresenta un momento importante della nostra iniziativa politica, e va per questo curato con particolare attenzione, al pari dei mezzi di comunicazione esterna (assumiamo l’impegno di potenziare il sito e di investire nel progetto di una radio nazionale dei Giovani Comunisti). Vanno infine messi in agenda due momenti di aggregazione importanti come la festa nazionale e il campeggio unitario estivo dei Giovani Comunisti.

Il coordinamento nazionale prende poi atto della difficilissima condizione economica in cui versa la nostra organizzazione e si impegna quindi ad approntare un serio piano relativo all’autofinanziamento. Non da ultimo, afferma la necessità di investire sulla condivisione politica la più larga possibile del lavoro esecutivo investendo direttamente, tramite incarichi da assegnare e tramite la costituzione di gruppi di lavoro, i compagni del Coordinamento nazionale.

Sul piano delle campagne esterne il coordinamento nazionale si impegna a porre in essere quattro campagne di massa che vertano intorno a quattro temi centrali per la nostra iniziativa politica: il lavoro, la formazione, l’antifascismo-antirazzismo, i diritti civili.

In particolare, pensiamo ad una campagna sul salario sociale, la precarietà, l’abrogazione della legge 30, il blocco dei licenziamenti; una sul diritto allo studio e la critica radicale della riforma Gelmini (e in particolare una campagna contro il ddl 1905 sulla organizzazione dell’Università: aumenta il ruolo dei Rettori, esautora completamente gli studenti da qualunque potere di contrattazione e controllo); una terza sull’antifascismo militante e sulla solidarietà con i migranti, contro la xenofobia e il razzismo dilaganti; una quarta sui Pride e sui diritti civili per tutte e tutti.

Prima dell’estate, a precedere ed accompagnare il lavoro politico nelle scuole e nelle Università, convocheremo due attivi nazionali, uno degli studenti medi e uno degli studenti universitari, al fine di discutere e definire la nostra piattaforma di lotta.

All’interno del contesto universitario, rileviamo come elemento significativo la collocazione, all’interno delle liste Udu-liste democratiche-liste di sinistra, di alcuni compagni iscritti alla nostra organizzazione giovanile o vicini alla Federazione della Sinistra per le prossime elezioni universitarie al CNSU. Si tratta di Elio Alotto nel collegio del Nord-Ovest, di Franco Tomassoni in quello del Nord-Est, di Sirio Zolea in quello del Centro e di Alessandro Deplano e Guerino Nisticò nel collegio del Sud. Il CNSU è un organismo che fino ad ora ha messo in evidenza tutti i suoi limiti e la sua incapacità di essere funzionale alle lotte degli studenti: va dunque criticato a fondo, come correttamente la nostra organizzazione ha fatto in questi anni. Tuttavia, valutata la presenza a queste elezioni di numerose liste di destra, anche fascista, che rischiano di diventare egemoniche e maggioritarie, noi auspichiamo una buona affermazione dei candidati comunisti e di sinistra.

COORDINAMENTO NAZIONALE GIOVANI COMUNISTE/I

18 Aprile 2010

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