di Anna Belligero, portavoce nazionale GC Nei 10 minuti che precedono il particolare atterraggio all’aeroporto di Cinisi, in quei 10 minuti in cui l’aereo gira e rigira sul mare, sorvolando una montagna così da vicino che puoi distinguerne le crepe e i solchi, in quella sensazione di incertezza profonda sulle sorti del tuo prossimo futuro, non puoi non pensare alla battaglia del grande movimento contro la costruzione di Punta Raisi, tra le lotte simbolo dell’impegno di Peppino Impastato. Un aeroporto che significava (e significa) devastazione della bellezza di un luogo che ancora adesso non ha perso la magia, incantevole, attraversato da una natura che solo la Sicilia può partorire; significa la distruzione di un’armonia senza possibilità di tornare indietro; ha significato togliere le terre a decine e decine di contadini; significa noncuranza del pericolo che quella montagna frastagliata che sovrasta Cinisi rappresenta.
Ancora una volta, dunque, Peppino aveva ragione, e dopo oltre 30 anni dal suo assassinio per mano della mafia, il ricordo di Peppino e delle sue lotte è ancora vivo in ognun* di noi, e soprattutto nelle lotte che attraversano la Sicilia come tutto il Paese, contro la mafia, contro la deturpazione del territorio, contro il fascismo in tutte le sue forme.
Anche quest’anno a Cinisi, a pochi km da quell’aeroporto sbagliato, si è svolto il Forum Sociale Antimafia: tre giorni in cui la resistenza operaia ha incontrato il movimento No Ponte, la battaglia contro la privatizzazione dell’acqua ha incrociato quella contro il neofascismo, la lotta per gli spazi sociali s’è intrecciata con quella alla mafia. Un incontro che rompe tutti gli schemi, e si presenta con un’articolazione che è specchio reale della nostra società. Un appuntamento che, come sempre, si pone l’obiettivo di rileggere una vita spesa lottando contro le ingiustizie e connetterla con le attuali forme di resistenza.
Un appuntamento che si conclude il 9 maggio con il corteo, partito da Radio Aut, che attraverso Terrasini, giunge nel centro di Cinisi, e termina sotto Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato. Ma quest’anno si è fermato 100 passi più in là, sotto casa di Tano Badalamenti, confiscata definitivamente alla mafia, e affidata dal sindaco di Cinisi all’Associazione Peppino Impastato proprio nel giorno dell’anniversario della sua morte. Non un semplice riscatto simbolico, dopo oltre 30 anni, ma la dimostrazione che la mafia può, deve essere sconfitta.
E’ difficile spiegare la forza che si sprigiona durante quella manifestazione, il senso di appartenenza a quella piazza, a quel paesino, a quell’ondata di vite che ogni anno arriva da tutta Italia per “stare un po’ con Peppino”. Eravamo tantissimi, ma soprattutto c’era una presenza incredibilmente numerosa di giovani e giovanissimi ragazzi e ragazze, evidentemente pieni di un’incredibile voglia di cambiamento.
Peppino è un simbolo, un’icona, in tutta Italia le compagne e i compagni, soprattutto i più giovani, organizzano iniziative politiche e culturali per far conoscere la sua storia,!!!!! per non dimenticare, per impedire che nel turbinio frenetico di una società atomizzata e frammentata, impegnata costantemente a pensare e agire per il qui ed ora, ci si dimentichi delle lotte che hanno cercato di rendere questo Paese migliore. Questa voglia diffusa di tenere acceso il fuoco della sua lotta rappresenta una speranza immensa per questa mia spaesata generazione, che cresce in un tempo figlio della corruzione, delle ingiustizie, della perdita della memoria che attiva. Non per tenere i piedi puntati nel passato, ma per connettere, senza revisionismi, la necessità della memoria con l’operare quotidiano che mettiamo in campo per cambiare la nostra realtà. Peppino è il simbolo di chi non si rassegna all’ingiusto potere costituito, di chi non si arrende di fronte agli ostacoli, di chi non rinuncia al diritto di dissentire mai, di chi ha sfidato tutto e tutti in nome della giustizia e della libertà. Peppino si batteva assieme ai contadini contro la costruzione dell’aeroporto, fondava una radio per rivendicare, praticandola, la libertà di informazione e comunicazione, usava tutti gli strumenti possibili, dall’ironia alla piazza per battersi contro la mafia, era impegnato nelle lotte di liberazione dei corpi e delle culture. Peppino era una fotografia del futuro in un tempo in cui buona parte della sinistra era impegnata a fare ancora i conti con il passato, senza mai effettivamente riuscirci . Peppino lo era 30 anni fa, e io credo che questo deve essere la nostra generazione politica oggi, domani e tra trent’anni.” Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo”, non è semplicemente uno slogan, ma una pratica del/per il futuro.
ANNA BELLIGERO – Portavoce nazionale Giovani Comuniste/i
20 Maggio 2010