di Simone Oggionni Leggo, basito, sul nostro sito nazionale un articolo firmato da Anna Belligero, la quale è, insieme a me, la nostra portavoce nazionale, e da tre compagni siciliani del coordinamento nazionale dei Gc. Dopo un bel riconoscimento del risultato dei nostri compagni alle recenti elezioni universitarie (segno, si afferma, dell’ottimo radicamento nei collettivi e nel movimento universitario), l’articolo compie due scivoloni clamorosi.
Il primo: attacca con una violenza inedita, in relazione alle elezioni per il CNSU, una scelta democraticamente assunta (basta leggere i documenti votati in coordinamento nazionale, facilmente rintracciabili anche su questo sito) dal coordinamento nazionale.
Ma è sul giudizio del risultato (per chi non avesse letto l’articolo dei compagni: un giudizio totalmente negativo) che davvero si supera il buon senso: nel 2007 la nostra organizzazione – che era tutt’altro che schierata per l’astensione – si spese con una lista soltanto al Sud (IV collegio). Compose allora una lista con compagni di provata fede bertinottiana (le minoranze vennero tutte escluse, come era d’uso a tutti i livelli, dalle elezioni politiche nazionali alle assemblee di condominio) che totalizzò 2.287 voti. La lista di sinistra-Udu nella quale erano presenti nostri candidati al Sud, in un contesto di forte aumento dell’astensionismo, ha ottenuto lo scorso mese 13.596 voti, sei volte tanto. Complessivamente, a livello nazionale, la lista di sinistra-lista Udu ha totalizzato circa 60mila voti. Ma vediamo i candidati Gc. Purtroppo la schizofrenia di una scelta così strana come quella compiuta nel 2007 ci impone di limitare il raffronto soltanto al collegio del Sud. Bene: il primo candidato Gc nel 2007 in ordine di preferenze ha totalizzato 232 voti, la seconda 207, il terzo 161, l’ultima della lista 66. Per inciso, la seconda era (è) Anna Belligero. Come siamo andati quest’anno? Il compagno Nisticò ha totalizzato 1574 preferenze e il compagno Alessandro Deplano 858.
Colpisce poi il giudizio tranchant che viene riservato all’Udu (“sindacato studentesco con cui non abbiamo mai avuto relazioni costanti”). Il compagno Marco Giordano è stato candidato (e, mi risulta, eletto, con 98 voti!) in una lista Udu di Palermo (a Lettere, nello specifico). Ma potrei parlare anche dell’ottimo rapporto di Francesco Bellina e dei Gc di Trapani con lo stesso sindacato studentesco e universitario. Intendiamoci: tutte note di assoluto merito ma, permettetemi, un po’ in contraddizione con il testo firmato.
Il secondo scivolone è forse ancora più grave, ma vi dedico poche battute. Si citano in conclusione dell’articolo le esperienze virtuose, meritevoli di lode. Si cita Parlermo, si cita Catania e si cita Bari. È un modo di fare – lo dico senza mezze misure – irresponsabile. Ma davvero si sente il bisogno di mettere medaglie secondo logiche di appartenenza ad una corrente? I risultati di molte altre città (mi guardo bene dall’abbozzare anche solo un elenco, per non incorrere – nemmeno involontariamente – nel medesimo errore) non sono forse altrettanto degni di nota? E queste compagne e questi compagni sono figli di un dio minore e dunque non hanno il diritto di ricevere i tanto agognati complimenti della portavoce nazionale?
Sono tornato ieri da una riunione della direzione nazionale del partito, durante la quale il segretario Paolo Ferrero ha proposto di dare vita ad un’unica grande area di maggioranza del partito e superare così definitivamente l’irrigidimento correntizio e la pratica secondo la quale la logica di appartenenza ad un’area prevale spesso sul senso di responsabilità nei confronti del partito. Mi sono permesso di fare notare che sono cose che diciamo nei Gc da sempre che hanno prodotto il documento unitario e che lo stesso buon senso dovrebbe valere anche per tutti, anche nella nostra organizzazione. Non mi sarei mai aspettato di vedere così presto confermata la mia preoccupazione.
Le compagne e i compagni non si meritano questa balcanizzazione e questo clima (con tutta evidenza: unidirezionato) di guerra permanente. Vorrei che tutti lo capissimo, dimostrando di sapere mettere a fuoco la fase drammatica in cui la sinistra tutta sta versando e in cima a tutte le nostre preoccupazioni l’unità (ed il radicamento, nel vivo del conflitto) della nostra organizzazione.
SIMONE OGGIONNI
4 Giugno 2010