Dentro la crisi economica del capitalismo, dentro la crisi sociale e culturale del nostro Paese la nostra generazione reclama un futuro che oggi le è negato. Lavoro, salario, diritti, libertà di realizzare le proprie aspirazioni, diritto allo studio e alla ricerca, libertà di autodeterminazione del proprio corpo e del proprio orientamento sessuale. Diritto di vivere in una società equa e democratica, come sancisce la Costituzione, come hanno indicato le straordinarie lotte dei lavoratori, degli studenti e delle donne nella seconda metà del secolo scorso. In breve: diritto di progettare la propria vita. Tutto questo ci è negato da un sistema economico ingiusto e fallimentare e, in questi ultimi anni, da governi che hanno sistematicamente rappresentato gli interessi forti del nostro Paese (Confindustria, grandi banche, Vaticano).
Il capitalismo ha portato a termine la sua rivoluzione passiva, imponendo parallelamente un’ideologia che ha progressivamente scardinato le “grandi narrazioni” popolari e democratiche del Novecento e imposto una cultura dell’individualismo e dell’egoismo che ha accompagnato i processi di parcellizzazione del ciclo produttivo e di frantumazione della classe operaia.
Ma la sua opera più riuscita è stata la capacità di fare assumere sempre più alla sinistra e alle forze progressiste il proprio punto di vista, cioè il punto di vista dell’avversario di classe.
In questo scenario drammatico la nostra generazione deve battere un colpo. E all’interno di essa le forze più dinamiche che guardano ad uno scenario di trasformazione devono lavorare con l’unico obiettivo di accumulare forze allo scopo di invertire i rapporti sociali.
Non siamo soli: abbiamo attraversato l’Onda e lottato insieme ai giovani operai di Pomigliano che non si sono voluti piegare al ricatto della Fiat, abbiamo occupato scuole e Università contro i processi di privatizzazione e i tagli e abbiamo reclamato, assieme alle migliaia di giovani migranti che popolano le città italiane, diritti di cittadinanza e diritti sociali per tutti. Abbiamo fatto dell’antifascismo militante la cifra fondante della nostra identità insieme ad una nuova generazione di resistenti che ha contrastato quartiere per quartiere i rigurgiti di neofascismo, xenofobia, razzismo, antisemitismo. Abbiamo dato vita attivamente a tutti i Pride e agli appuntamenti del movimento GLBTQI consapevoli che il diritto ad un amore e ad una sessualità libere e autodeterminate sono condizioni determinanti per una società democratica. Questi sono, insieme, il nostro soggetto della trasformazione, i corpi vivi del conflitto sociale e di classe attraverso le cui lotte vogliamo costruire un’alternativa al sistema capitalistico.
Soggetti vivi, soggetti di movimento, sinistra sociale, non ceti politici, sigle, burocrazie di partito.
Il tema oggi in campo è dare uno sbocco politico autorevole e permanente a queste lotte e a questa conflittualità sociale potenzialmente rivoluzionaria. Il tema, classicamente, è quello del soggetto politico e, per questa via, quello della ricostruzione di un nesso permanente tra le due categorie (il politico e il sociale) che in questo inizio di secolo si sono in misura sempre più drammatica separate e disgiunte.
È indubbio che le/i Giovani Comuniste/i siano, a livello giovanile, l’organizzazione politica di sinistra più radicata e più riconosciuta. Lo siamo ancora, nonostante la scissione subita, gli errori compiuti, gli attuali limiti e le attuali debolezze.
Tuttavia sappiamo di essere ampiamente insufficienti per lo scopo che abbiamo indicato. Per questo dobbiamo metterci a disposizione di un percorso di aggregazione di tutte le forze, sociali e politiche, interessate a costituire, collettivamente, il punto di riferimento delle lotte e del conflitto sociale della nostra generazione. Consapevoli che non esiste oggi in Italia alcun progetto politico alternativo al nostro (all’interno del quale la persistenza e il rilancio della nostra struttura organizzata non sono in discussione) in grado di prendere il nostro posto e consapevoli che è finito il tempo della competizione sterile tra soggetti politici e organizzazioni giovanili tra loro difficilmente distinguibili.
È oggi più che mai importante dare vita a un processo di aggregazione generazionale capace di intrecciare le battaglie e le esigenze dei giovani del nostro Paese: giovani lavoratori, precari, studenti, giovani donne, migranti. Un processo che porti alla nascita di un nuovo soggetto politico giovanile comunista e della sinistra anticapitalista che, rispettando le differenze di cultura e di pratica politica di chi ne farà parte, sappia vivere come corpo collettivo.
Proponiamo, come primo terreno di aggregazione, la realizzazione di tre campagne, assieme a tutti i singoli, le associazioni, i movimenti, le organizzazioni, i centri sociali, i centri di studio, i collettivi che saranno disponibili, a partire dalla Fgci che ha già manifestato la sua disponibilità: sulla precarietà (per un salario minimo garantito e per l’abrogazione della legge 30), per i diritti civili (contro il sessismo e l’omofobia) e per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
Accanto a questo occorre da subito avviare percorsi di formazione e di autoformazione, definire l’orizzonte strategico e l’immaginario con i quali competere con le forze moderate, l’avversario di classe e l’anti-politica diffusa.
L’ambizione è la costruzione di un soggetto unitario che, superando gli steccati identitari, getti le basi per la costruzione di un’ampia sinistra anticapitalista a livello generazionale. Un progetto di lungo respiro, che serva non soltanto a noi oggi ma anche a chi sarà giovane e rivoluzionario tra anni e decenni.
Proponiamo di aprire un percorso che, da oggi sino a metà novembre, veda impegnati il livello nazionale e le nostre strutture territoriali nel coinvolgimento dei singoli e dei soggetti interessati al processo unitario.
In particolare, invitiamo i territori a promuovere momenti di iniziativa e coordinamento tra tutti i soggetti interessati a costruire e ad abitare questo luogo, poiché riteniamo che il percorso debba partire dal basso e dai territori prima di giungere al momento della sintesi.
A fine anno, a completamento di questo percorso inclusivo e partecipato, terremo una grande assemblea nazionale che, raccogliendo le esperienze e le istanze dei territori, darà forma compiuta al processo individuato con la costituzione di un approdo unitario.
Il coordinamento nazionale assegna all’esecutivo nazionale il compito di raccogliere le proposte in merito al logo e al nome del nuovo soggetto elaborate con la collaborazione dei territori.
2 Settembre 2010