“Da oggi i nuovi abitanti di Corso Chieri 19 possono mangiare un pasto caldo, grazie alla cucina del Circolo PRC di San Salvario. Trasportata e messa in funzione da compagni di Rifondazione e non. Un piccolo gesto di solidarietà, per aiutare venti persone in grave disagio. Non è la prima volta che il PRC deve coprire i buchi di una amministrazione comunale poco attenta ai bisogni essenziali dei rifugiati. Per oltre un anno infatti il circolo di Via Berthollet ha offerto ospitalità ai profughi che venivano, silenziosamente, cacciati dalla caserma di Via Asti per non meglio specificate questioni burocratiche.
E’ grazie a noi e ai compagni della circoscrizione 8 se alcuni di loro hanno potuto proseguire il loro viaggio verso paese più ospitali, come la Germania o la Norvegia. Paesi civilizzati e civili. A leggere certe dichiarazioni di sindaco e prefetto, lo stesso non si può dire per la nostra città.
Qua non si tratta di delinquenti, si tratta di gente riconosciuta come rifugiato dalle stesse Nazioni Unite. I media li presentano come irriducibili quando si sono solamente opposti alla politica di frammentazione portata avanti dal comune, che puntava a nascondere il problema sotto il tappeto dividendoli per poi sbarazzersene più facilmente. Lasciandoli senza rumore in mezzo a una strada, generando così disagio e criminalità che a loro volta alimentano razzismo e diffidenza.
Anche l’associazionismo torinese si è dimostrato incapace di dare una risposta a questa crisi che si ripresenta uguale a sé stessa oramai da anni. L’occupazione dell’ex-velena non è l’unica. La ex-clinica San Polo così come Via Bologna sono ancora in piedi, luoghi dove i rifugiati continuano a vivere ai margini della legalità, dimenticati dall’amministrazione comunale. Corso Chieri ha lo svantaggio di essere ai piedi della ricca collina torinese: fosse stata in un quartiere popolare sarebbe semplicemente finita nell’oblio.
Non è escluso che alla lunga anche questa occupazione faccia la stessa fine. Molte cose indicano un gioco dello scaricabarile da parte di comune e prefetto. Lunedì scadeva il permesso di utilizzare i locali della caserma di Via Asti. Costretti ad abbandonare l’ennesimo posto, i rifugiati inizialmente si oppongono. Quindi cedono e vengono trasportati in una piazza adiacente da un autobus della GTT, scortati dai vigili. Autobus carico di reti e materassi. L’idea era quella di lasciarli lì, letteralmente in mezzo a una strada, con in mano solo un materasso, qualche vestito e l’elenco dei dormitori. Ad un consigliere di circoscrizione viene però in mente l’ex-velena squat. A questo punto però i rifugiati non si muovono da soli. Vengono nuovamente trasportati dalla GTT e scaricati in Corso Chieri. L’occupazione avviene sotto l’occhio vigile delle stesse forze dell’ordine. La realtà è che occupando una casa vuota, stando lontani sia dalla strada che dalla caserma, hanno fatto un piacere ai vari poteri cittadini, impegnati a passarseli come una patata bollente.
Le colpe non sono ovviamente solo del sindaco o delle forze dell’ordine: manca una politica di integrazione nazionale. Manca anche, da parte delle forze progressiste, una proposta in tal senso. Così come nel caso dei Rom, anche sui rifugiati siamo indietro rispetto ai paesi del Nord Europa. Non certamente fari del socialismo, ma nel trattamento dei migranti anni luce rispetto al nostro paese.
MATTEO “PEO” CAVALLARO
Segretario Circolo PRC San Salvario
Coordinamento GC Torino