di Matteo Iannitti Partì all’improvviso l’Onda. Nessuno se la sarebbe aspettata dopo quella estate 2008 passata a commentare, incapaci di mobilitarci, le follie razziste delle destre contro le/i migranti. Nessuno ci avrebbe scommesso un soldo, a pochi mesi dal plebiscito per Berlusconi, la sconfitta di Veltroni e il crollo della sinistra. Eppure partì. Oggi, dopo un’estate passata a fare i voyeur, concentrati sulle liti domestiche del centrodestra. Dopo aver delegato a Fini e Bocchino il compito di mandare a casa Berlusconi, oggi potremmo riprenderci in mano il nostro futuro e tornare in piazza.
Le premesse ci sono tutte. La mannaia dei tagli che si concretizza drammaticamente scuola per scuola, ateneo per ateneo, l’aumento delle tasse universitarie, il numero chiuso generalizzato, la rivolta dei ricercatori universitari, le aule sovraffollate nelle scuole, la diminuzione delle ore di lezione. E poi ci sono le mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori. I precari della scuola innanzi tutto, donne e uomini che sono già in mobilitazione da agosto e che, bloccando in 5 mila i traghetti sullo Stretto, non hanno solo dimostrato la forza di un movimento ma hanno mandato un segnale chiaro: un salto di qualità nelle pratiche di lotta che sarebbe da ciechi non considerare e da stupidi non emulare. E ancora la Fiom con Pomigliano, l’indizione della manifestazione del 16 ottobre, la spinta anticoncertativa contro Cisl, Uil e un pezzo di Cgil che non solo concertano al ribasso ma addirittura si immedesimano nel Padrone. E c’è anche la straordinaria mobilitazione per i beni comuni, la campagna referendaria per l’acqua pubblica. Infine ci sono i dati, i freddi numeri che spesso valgono più di migliaia di parole. Il tasso di disoccupazione giovanile, i numeri della cassa integrazione, i licenziamenti, le revoche dei contratti a termine, i tassi di emigrazione sud nord e Italia estero.
A noi studenti e studentesse, generazione rapinata dalla precarietà, un ruolo decisivo. Innescare la “bomba”.
L’8 ottobre può essere il giorno della detonazione. Una giornata di lotta e manifestazioni convocata dall’Unione degli Studenti e che dobbiamo far nostra, farla diventare di tutti. Una giornata che proponiamo tenga insieme studenti medi, universitari, precari della scuola, docenti e ricercatori. Tutto il popolo dell’istruzione pubblica e del sapere libero. Una prova generale prima di quel 16 ottobre in cui invaderemo Roma e determineremo l’inizio di una stagione di conflitto, di protagonismo sociale, di opposizione senza deleghe alle destre e a Confindustria.
Occorre costruire l’8 ottobre l’unità del mondo della conoscenza per arrivare, il 16 ottobre, ad unire i conflitti. Tutti i conflitti.
Non c’è tempo da perdere. La crisi sociale si fa sempre più drammatica. All’ordine del giorno non può esserci la “difesa”, la restaurazione, il ritorno al passato, seppur migliore del presente. Occorre contrattaccare. È tempo di costruire, e far vivere nelle nostre lotte, l’alternativa forte e radicale a un sistema economico fallimentare e cattivo, impossibile da riformare. È tempo di rivoluzione. Di sognatori e rivoluzionari.
È tempo di una generazione che non ha più nulla da perdere e che deve disimparare l’etica della rassegnazione. Esigiamo un futuro privo di sfruttamento e precarietà. Lo vogliamo adesso. Decidiamo di lottare per ottenerlo, prima che sia troppo tardi.
MATTEO IANNITTI
Esecutivo Nazionale Giovani Comuniste/i
25 Settembre 2010