primi firmatari: Dmitrij Palagi e Mattia Nesti Organizzazione e radicamento: per rompere il muro della censura mediatica
E’ ormai evidente ad ognuno, tanto da divenire uno dei principali argomenti di discussione fra i compagni e le compagne, la censura mediatica che è stata instaurata a discapito della Federazione della Sinistra e dei comunisti in questo Paese.
Per quanto proprio la FdS sia sempre stata in prima linea nella difesa della libertà d’informazione (manifestazione del 3 ottobre 2009 a Piazza del Popolo, mobilitazione estiva contro la legge bavaglio…), sembra che tutti i principali mezzi di informazione televisivi e cartacei abbiano scelto di “imbavagliarsi” ogniqualvolta si presenti la necessità di parlare della FdS o, più genericamente, delle lotte sociali che attraversano il nostro Paese.
Una censura palesatasi in modo ancora più evidente in occasione della manifestazione del 16 ottobre scorso, quando le decine di migliaia di bandiere della Federazione, pure apparse, proprio per la loro presenza ovunque nel corteo, su foto e servizi televisivi, non sono bastate a volte nemmeno a degnare la FdS di una citazione nella cronaca della giornata.
Senza imboccare la scorciatoia del vittimismo, tuttavia, sarebbe opportuno riflettere su quanto la Federazione stessa abbia contribuito a generare la propria scomparsa dai media.
La recente iniziativa dell’assessore toscano alle Politiche Sociali Salvatore Allocca (Prc/FdS), salito sul tetto di una struttura pubblica per denunciare la macelleria sociale del Governo, ci insegna che quando si costruisce una protesta visibile si riesce anche a bucare la quotidiana censura dei media (bastava leggere, in quei giorni, le prime pagine di tutti i principali quotidiani a diffusione regionale).
Con la consapevolezza che la FdS non può inventarsi ogni giorno una nuova forma di lotta utile a dare visibilità alle nostre proposte e, con esse, alla condizione di milioni di lavoratori, studenti, precari, pensionati, disoccupati, anch’essi censurati, crediamo che l’unica risposta a questa situazione possa giungere dall’utilizzo sistematico e consapevole di quella struttura e di quel radicamento territoriale (sedi, circoli, militanti) che, in particolar modo grazie ai partiti preesistenti (Prc e Pdci), la Federazione possiede a differenza della stragrande maggioranza della altre soggettività politiche, come l’IdV, SEL, il PD (le cui “Feste Democratiche” vivono spesso solo grazie a personale assunto dal partito), per non parlare poi di forze di maggioranza come il PdL o l’UdC.
Ci lasciammo al Teatro Brancaccio a Roma, lo scorso 5 dicembre 2009 in occasione della kermesse che lanciava la Federazione della Sinistra, con l’impegno, nei mesi successivi, a portare avanti tre campagne nazionali che, muovendosi in tutti i territori, avrebbero dovuto caratterizzare la nascita e il progetto politico della FdS: acqua pubblica, no al nucleare, abrogazione della Legge 30.
Ad un anno di distanza, con un’autocritica tanto severa quanto necessaria, possiamo dire che in merito a quell’impegno abbiamo fallito clamorosamente.
La FdS, in questi mesi, è stata eccezionale per la sua capacità di stare e vivere in ogni conflitto, dalle lotte della FIOM e dei precari fino alle mobilitazioni degli studenti e dei ricercatori, ma non è riuscita a costruire poche e ben delineate campagne nazionali capaci di qualificarne il profilo politico e l’utilità sociale.
Certo, 1 milione e 400mila firme raccolte per il referendum sull’acqua sono un risultato eccezionale cui la FdS, più di ogni altro soggetto politico, ha dato un contributo fondamentale; tuttavia, senza prescindere dall’indispensabile “offensiva unitaria”, in primis verso i compagni e le compagne di base di SEL, di cui tanto si è parlato, sarà impossibile rompere il muro della censura mediatica senza essere capaci di avviare su tutto il territorio nazionale, riscoprendo la necessità di organizzare e pianificare la propria azione, 2-3 campagne politiche proprie e caratterizzanti della Federazione della Sinistra.
L’organizzazione del 16 ottobre, i pullman, i volantinaggi, le iniziative…, ha dimostrato che abbiamo i mezzi e le qualità per farlo.
Non è più sufficiente parlare di “uscita a sinistra dalla crisi”. E’ necessario declinare tale slogan con proposte concrete, chiare e comprensibili da portare come FdS in ogni angolo del Paese.
Tornare a essere utili: fuori dal Parlamento, dentro gli enti locali
La migliore qualità dimostrata fino ad oggi dalla Federazione della Sinistra, come detto, è stata la sua capacità di essere presente in ogni vertenza, in ogni lotta, in ogni movimento.
Tutti i compagni e le compagne, tuttavia, si saranno spesso trovati di fronte al dramma della “inutilità” del nostro soggetto; per capirsi meglio: a chi non è capitato di trovare l’operaio, cui sei capace di portare solidarietà attiva al picchetto o allo sciopero, che ti ringrazia ma poi va dall’IdV a chiedere l’interrogazione parlamentare per far conoscere la propria vicenda?
Consapevoli della necessità imprescindibile di ritrovare lo spazio che compete ai comunisti e alla sinistra, dentro il Parlamento a dar voce al mondo del lavoro oggi sistematicamente ignorato (vedi approvazione del Collegato al Lavoro che smantella l’Articolo 18 nell’indifferenza di PD e IdV), riteniamo estremamente utile, in virtù di quanto esposto nel primo punto di questo documento, ragionare in termini concreti su quali possibilità abbiamo oggi, in condizioni extraparlamentari, di risolvere almeno parzialmente questo nostro deficit di utilità.
La Federazione della Sinistra è presente nei consigli regionali di moltissime regioni italiane; un dato importante che, considerate le nostre generali condizioni, dovremmo sfruttare maggiormente.
In Toscana è stata presentata, nel corso della precedente legislatura, una proposta di legge contro le delocalizzazioni, per il sostegno all’occupazione e al controllo operaio sotto forma di cooperative (testo completo qua: http://www.rifondazionetoscana.it/?p=1332).
In Umbria, nel corso della scorsa legislatura, era stata presentata una proposta di legge per l’introduzione del reddito sociale, in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati (testo completo qua: http://www.prcumbria.it/files/pdl%20reddito%20sociale.pdf).
Riteniamo opportuno che, sfruttando il contesto del Congresso fondativo utile anche a definire il cammino da intraprendere nei prossimi mesi, sia stabilito che in ogni consiglio regionale ove la Federazione della Sinistra è presente siano riprese e presentate queste due proposte di legge, eventualmente affiancate da una terza pdl su tematiche legate al diritto allo studio, da elaborare nelle sedi opportune, al fine di avanzare su buona parte del territorio nazionale una concreta risposta dei comunisti e della sinistra ai problemi posti dalla crisi e dagli attacchi al mondo del lavoro e del sapere messi in atto dal Governo e da Confindustria.
Naturalmente siamo consapevoli di quanto ciò che accade all’interno dei consigli comunali e delle giunte rimanga all’interno delle stanze del palazzo o nei trafiletti dei quotidiani locali.
Per questo, riprendendo quanto detto già nel punto precedente del documento, crediamo sia utile a far tornare utile la FdS presentare tali proposte di legge e intorno ad esse costruire, su scala regionale, con un capillare lavoro sul territorio, un’informazione e un consenso di massa, a partire dal coinvolgimento di tutti i soggetti interessati (a partire dalla FIOM, per passare ai lavoratori in lotta, agli studenti, ai movimenti, alle associazioni…).
Rilanciare la sinistra, rilanciare i comunisti
In conclusione, senza entrare nel merito delle circostanze che hanno portato a celebrare il Congresso fondativo della FdS con questo regolamento e queste modalità, vorremmo esprimere tutto il nostro convinto sostegno al progetto della Federazione della Sinistra, che potrà e dovrà essere capace di rafforzarsi, a partire dal 22 novembre, con un’offensiva unitaria rivolta a tutto il panorama della sinistra italiana (partiti, movimenti, associazioni…) a partire da SEL e dai tanti compagni e compagne di quel partito che non intendono rivivere infauste personalizzazioni della politica.
Per questo, per la sua natura necessaria e migliore possibile di “federazione”, siamo convinti che la FdS non debba ambire a diventare un nuovo partito, quanto a costruire una sempre più ampia aggregazione di soggetti, comunisti e non comunisti, che si riconoscono nella prospettiva del Socialismo del XXI secolo.
Una Federazione della Sinistra dove, ci preme ricordarlo in vista dei congressi di PRC e PdCI, non è più comprensibile la presenza di due distinti partiti comunisti.
Auspichiamo, dunque, il rafforzamento della Federazione della Sinistra e, al suo interno, di un soggetto comunista unitario capace di sostenere e guidare la battaglia per l’unità della sinistra e per la costruzione di una società nuova.
DMITRIJ PALAGI
MATTIA NESTI