Pubblichiamo il documento dei giovani per il Congresso della Federazione della Sinistra
Guardiamo al congresso della Federazione della Sinistra con grande speranza. Per la prima volta dopo tanti anni intravediamo, infatti, la possibilità di invertire la tendenza che ha segnato l’intero arco storico della nostra esperienza politica: la tendenza alla scissione, al frazionamento, alla divisione e per questa via all’indebolimento dei comunisti e della sinistra italiana. In questo anelito finalmente unitario sta la ragione di fondo della nostra profonda condivisione del processo federativo.
Come giovani compagne e compagni iscritti ai soggetti aderenti alla Federazione siamo impegnati in un processo parallelo di unificazione delle nostre rispettive esperienze organizzate. Esso ha uno sviluppo e un percorso autonomo, che vedrà entro febbraio lo svolgimento di un grande appuntamento fondativo.
Dentro la crisi economica del capitalismo, dentro la crisi sociale e culturale del nostro Paese vogliamo ricostruire, un soggetto generazionale comunista e di sinistra che, con una prospettiva di autonomia dalle forze moderate, fronteggi gli attacchi violentissimi contro la nostra generazione che è sotto gli occhi di tutti e motiva il nostro impegno unitario.
Stiamo costruendo l’unità non negli accordi verticistici o nei patti tra gruppi dirigenti, ma dentro la condivisione di esperienze di lotta, di campagne (a partire dalla grande iniziativa di massa contro la precarietà e il collegato lavoro), di partecipazione al movimento studentesco, di iniziative politiche che rappresentano la stella polare e al contempo il significato più profondo del nostro stare insieme.
Abbiamo attraversato l’Onda e lottato insieme ai giovani operai di Pomigliano che non si sono voluti piegare al ricatto della Fiat, abbiamo occupato scuole e Università, dentro il percorso “Uniti contro la crisi”, contro i processi di privatizzazione e i tagli e abbiamo reclamato, assieme alle migliaia di giovani migranti che popolano le città italiane, diritti di cittadinanza e diritti sociali per tutti. Abbiamo fatto dell’antifascismo militante la cifra fondante della nostra identità insieme ad una nuova generazione di resistenti che contrasta ogni giorno quartiere per quartiere i rigurgiti di neofascismo, xenofobia, razzismo, antisemitismo. Abbiamo dato vita attivamente a tutti i Pride e agli appuntamenti del movimento GLBTQI consapevoli che il diritto ad un amore e ad una sessualità liberi e autodeterminati sono condizioni determinanti per una società democratica. Abbiamo riempito le piazze d’Italia l’8 ottobre, il 16 ottobre, il 17 novembre con le nostre parole d’ordine. Siamo pronti a farlo di nuovo in tutte le date che il movimento individuerà.
Ma tutto ciò non è sufficiente. Per questo anche la Federazione della sinistra deve osare, con uno scatto di coraggio mai come oggi indispensabile.
In questo percorso vogliamo dare il nostro contributo affermando con chiarezza tre cose molto semplici.
La prima: non ha più senso che esistano due partiti comunisti, Rifondazione Comunista e Partito dei Comunisti italiani, divisi e distinti. Il processo unitario nel quale siamo impegnati deve prevedere al suo interno anche la riunificazione dei due partiti comunisti, come elemento di semplificazione di un panorama politico dentro il quale la compresenza di due partiti comunisti è totalmente irrazionale e priva di ragione politica. Auspichiamo quindi una riunificazione non ideologica, non nominalistica, non basata cioè semplicemente sulla comune denominazione, ma una riunificazione politica, che poggi cioè sulla oggettiva convergenza di programmi, idee, prospettive, sia tattiche sia strategiche, che oggi esiste tra i due partiti comunisti, consapevoli che nel dibattito tra noi le differenze, che pur esistono e vanno vissute come un valore, non coincidono più esattamente con l’appartenenza ai diversi partiti. Affinché questo percorso sia utile e proficuo è necessario inoltre compiere uno scatto sul metodo di discussione interna: uscire dalle cristallizzazioni su posizioni di parte, privilegiando invece la sintesi dalle divisioni su scelte passate che in larga parte non abbiamo vissuto, e ricostruire, in una dimensione moderna, partecipata e plurale, quell’intellettuale collettivo di cui oggi sentiamo tremendamente la mancanza.
La seconda: non è più il tempo, se mai c’è stato, in cui i comunisti potevano rimanere chiusi nel recinto autocelebrativo della propria identità. Oggi è il tempo di mettere la forza dei comunisti a disposizione di un progetto complessivo di rinascita e di ricostruzione di un campo ampio della sinistra italiana. Va quindi avviato, a partire da questo congresso, un progetto che sappia parlare a tutte le forze della sinistra italiana e che unisca, su di un piano di reciproca parità, riconoscendone e rispettandone i rispettivi profili identitari e strategici, tutte le esperienze politiche e sociali che si riconoscono nella sinistra. Da questo punto di vista è del tutto evidente che il perimetro della Federazione della sinistra è ampiamente insufficiente. Un processo realmente unitario diventa irrinunciabile perché il Paese, i suoi conflitti, stanno esprimendo con le lotte e le mobilitazioni un grado di insubordinazione rispetto all’assuefazione bipolarista imposto dalle forze maggiori (a partire dal Pd) che necessita di una sponda politica che sappia rappresentare la parte migliore del Paese e, nello specifico, i lavoratori. Poniamo il tema dell’unità della sinistra quindi sul terreno contestuale della politica e della società, proprio perché l’obiettivo a cui guardiamo è la rottura della separazione tra i due livelli, consapevoli di come gli approcci politicisti abbiano al contrario portato a tragiche sconfitte nel recente passato.
Il terzo contributo che noi diamo riguarda l’innovazione e il rinnovamento. Riteniamo quanto mai urgente il rinnovamento delle pratiche e degli strumenti di lotta politica (a partire dalla rete, territorio oggi centrale ma ancora inesplorato a causa di nostri enormi limiti soggettivi); l’innovazione della teoria , perché ad oggi il nostro linguaggio e le nostre modalità comunicative sono oggettivamente distanti dalla vita materiale quotidiana di milioni di lavoratori; il rinnovamento anagrafico, infine, del partito e della sua immagine a tutti i livelli, perché un soggetto politico che non sappia investire nelle giovani generazioni (quelle stesse che stanno dimostrando, da Genova all’Onda alle lotte operaie e studentesche di questi mesi, di sapere mettere in campo capacità e passioni) non ha futuro.
Danilo Borrelli
Gianpiero Cesario
Francesco D’Agresta
Manuela Grano
Giordano Lorefice
Simone Oggionni
Emanuele Pagano
Daniele Quatrano
Angela Sinisi
Alessandro Squizzato
21 Novembre 2010