25 Novembre. Contro la violenza maschile sulle donne. Tutti i giorni!

La guerra è stata sempre l’attività specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile”
Carla Lonzi

di Anna Belligero

Anche quest’anno il numero dei femminicidi in Italia è a 3 cifre. Drammaticamente. E il numero delle violenze sessuali che hanno come vittime le donne, solo a Milano, è di oltre 330 dal 1 Gennaio al 30 Ottobre 2010. Non serve aggiungere altri dati, credo, per comprendere quindi quanto scriteriato sia il taglio dei fondi ai centri antiviolenza che in tutto il Paese chiudono, o rischiano di farlo. Se pure, paradossalmente, ci trovassimo di fronte ad una diminuzione drastica delle violenze sulle donne, i tagli non sarebbero giustificabili. In questo caso sono semplicemente criminali, a fronte della crescita, e non della diminuzione delle “cifre” in questione.

La violenza aumenta, e forse, però, possiamo dire che sta aumentando, impercettibilmente quasi, anche il numero di donne che trovano il coraggio di denunciarla, senza vergognarsi, con la consapevolezza di essere “solo delle vittime”, e non di avere delle responsabilità. Il pensiero dominante, che è maschilista e patriarcale, oltre ad impedire, nei fatti, qualunque forma di critica al “modus vivendi” maschile, porta, inconsapevolmente, troppe donne a vivere ancora oggi come una colpa, e non come una “semplice violenza” gli abusi che subiscono. Troppo facile sarebbe parlar male di questo sciagurato Governo, dei tagli già citati, delle abitudini e del sessismo di alcuni suoi noti esponenti. Così scontato che non approfondirò. Voglio soffermarmi invece, su un elemento che nessuno schieramento politico, nessuna forza politica, può dire di avere al centro del suo dibattito: la relazione tra i sessi.

Quando parliamo di violenza maschile sulle donne parliamo di stupri, parliamo di botte, parliamo di omicidi (femminicidi, appunto); ma parliamo anche di violenza verbale costante, di atteggiamenti costanti di discriminazione, di linguaggi e pratiche che delle donne provano ad annullare l’esistenza. Parliamo del mondo monosessuato, dove quello che conta è sempre “partorito” da un uomo, dove le regole e i tempi sono decisi dagli uomini, dove la superiorità dell’uomo sulla donna è un fatto così naturale, da risultare addirittura banale che se ne discuta. E invece l’origine della violenza sta proprio là, nella concezione radicatissima della subalternità della donna all’uomo, nella disparità (che è altro dalla differenza).

Credere che sia davvero così porta naturalmente gli uomini ad essere convinti di poter disporre liberamente dei corpi delle donne, di poterle soggiogare, di poter decidere al posto loro, di poterle picchiare, di poterle uccidere. Il confine, credetemi, è davvero sottile. Non sono i raptus di follia ad uccidere le donne, ma la convinzione profonda che l’uomo sia superiore. E proprio a fronte di una ripresa di parola sempre più forte e costante da parte delle donne, che per gli uomini rappresenta la messa in discussione concreta dell’unico sistema da loro immaginabile, quello patriarcale, gli uomini reagiscono con la violenza, che è sempre più la volontà di riportare le cose all’ordine costituito. Inconsapevoli o consci, poco importa. In entrambi i casi è necessaria una rivoluzione culturale che parta appunto dal senso e dalle modalità di relazione tra i sessi, che tolga agli uomini l’arroganza del sentirsi pienamente rappresentativi del genere umano nella sua complessità, e che dia alle donne gli strumenti necessari per portare avanti la battaglia di sempre: coniugare la differenza dei generi con l’uguaglianza dei diritti. Una rivoluzione che è delle donne, ma che deve cambiare, necessariamente, anche gli uomini.

La mano, l’arma, la rabbia che uccidono, sono solo la parte finale. La violenza maschile inizia molto prima. Ed è davvero ora che finisca.

La forza dell’uomo è nel suo identificarsi con la cultura, la nostra nel rifiutarla”
Carla Lonzi

ANNA BELLIGERO
Portavoce nazionale Giovani Comuniste/i

25 Novembre 2010

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