Valerio vive… un’idea non muore mai

di Ketty Bertuccelli

“Siamo amici di suo figlio e vorremmo parlargli”, tre ragazzi armati e con il volto coperto fanno irruzione in casa Verbano, al quarto piano di Via Montebianco 114 al quartiere Montesacro (Roma).
Legano e imbavagliano la madre e il padre e attendono l’arrivo del loro unico figlio Valerio, 18 anni, il 25 febbraio 19, che in quel momento è ancora a scuola. Gli assassini, dotati di pistole munite di silenziatore, lo aspettano per quasi un’ora ai genitori dicono che devono solo fare delle domande, vogliono sapere solo dei nomi.  Passano circa 50 minuti, durante i quali gli assassini rovistano nella camera da letto di Valerio.

Valerio apre con le sue chiavi la porta di casa e secondo la ricostruzione di quanto avvenne sulla scena del delitto, ebbe una colluttazione con i suoi aggressori riuscì a disarmare uno dei tre attentatori e stese a terra gli altri due. Il colpo mortale venne sparato alle sue spalle dal basso verso l’alto perforandogli l’intestino mentre stava cercando di raggiungere il balcone. Valerio muore prima di raggiungere l’ospedale riverso sul divano di casa.

E’ il commando neofascita dei Nuclei Armati Rivoluzionari (sigla dello spontaneismo armato della estrema destra) a rivendicare l’uccisione di Valerio fornendo dettagli inequivocabili.

Valerio Verbano, era uno studente del Liceo Archimede, si contraddistingueva per la sua incessante partecipazione alle attività e nei movimenti di lotta dentro e fuori dalla scuola. Accanto all’impegno politico all’interno dei movimenti autorganizzati, il giovane studente antifascista era personalmente impegnato nella realizzazione in un ampio e approfondito dossier contenente: nomi, descrizioni meticolose, luoghi, date, fotografie dei fascisti del quartiere Montesacro, documenti sui Nuclei Armati Rivoluzionari e materiale che dimostrava collegamenti tra gruppi armati dell’eversione nera, personaggi politici di destra, la malavita romana, forze dell’ordine pezzi di apparati statali. Un dossier che era finito nelle mani della polizia dieci mesi prima dell’omicidio Verbano, quando Valerio era stato fermato e la sua stanza era stata perquisita, un dossier che riappare solo cinque giorni dopo la sua morte ridotto del suo contenuto.

Perché i reperti e i corpi del reato dell’omicidio Verbano sono spariti?

Cosa aveva fotografato o trascritto il giovane militante di Autonomia Operaia di tanto importante da costargli la vita?

Sono trascorsi 31 anni da quel 22 febbraio 1980, 31 anni in cui l’uccisione di Valerio Verbano diventa un mistero per via dell’assenza di indagini vere, accurate, decise, per via di omissioni e inadempienze.

La figura di Valerio ha acquistato in questi anni un forte valore simbolico, la sua breve e intensa storia politica, come quella di un partigiano moderno continua a trasmettere con forza di un giovane che ha lottato per un’idea, “Un’idea – come diceva lo scrittore, poeta e drammaturgo irlandese Oscar Wilde, che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea”. L’idea di uno mondo migliore di Valerio fu cosi rischiosa da costargli la vita.

Tante iniziative ricordano e riattualizzano la figura del giovane antifascista romano in occasione dell’anniversario della sua morte, una sorta di filo rosso che dagli anni 80 si muove velocemente fino ai giorni nostri.

“Valerio Vive…Un’idea non muore mai” è la scritta che quasi quotidianamente vedo scritta su di un muro del mio quartiere scrive Valerio Nicolosi, fotografo romano,” un reportage sulle attività quotidiane della palestra intitolata a Valerio in un quartiere come il Tufello è il modo migliore per far rivivere quell’idea, dietro a questo progetto ci sono ragazzi e ragazze come Valerio che credono ancora nella solidarietà e nella fratellanza e fanno anche dello sport un strumento contro il fascismo”.

Ricordare Valerio oggi non è solo una vuota ricorrenza annuale ma una battaglia collettiva di verità e giustizia perché certe pagine della storia italiana non si possono e non si devono archiviare, siamo obbligati a ricercare in modo instancabile la verità e non è solo il caso Verbano ad aspettare oggi una risposta, ci sono molti avvenimenti storici del nostro recente passato (la strage di Piazza della Loggia, l’attentato al treno Italicus) che hanno segnato il corso politico del nostro paese e che ci portano a fare i conti con i personaggi e i gruppi fascisti di allora, che, in parte, ritroviamo riciclati nel pentolone della politica odierna.

KETTY BERTUCCELLI

23 Febbraio 2011

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