Abbiamo più volte ripetuto in questi giorni che il rischio di un intervento militare in Libia è tutt’altro che un’eventualità inverosimile. I recentissimi sviluppi del conflitto interno alla Libia, e la riconquista di posizioni da parte dei sostenitori di Gheddafi, accrescono gli appetiti di quelle potenze che, nelle settimane scorse, hanno iniziato a ipotizzare scenari di guerra.
La forma che questo intervento potrebbe assumere è, come sappiamo, l’imposizione di una no-fly zone, e cioè l’interdizione per l’aviazione di Gheddafi dell’utilizzo dei cieli. Un atto che equivarrebbe – come è del tutto evidente – all’avvio della guerra.
In quest’ottica preoccupa, e molto, la risoluzione con cui il Parlamento Europeo, ad amplissima maggioranza e con un voto trasversale (di socialdemocratici, verdi, liberali, popolari), ha deciso di esprimersi favorevolmente ad una no-fly zone sulla Libia.
Arriviamo a noi, e cioè al posizionamento della Sinistra in Parlamento Europeo. Come i compagni sanno, alcuni parlamentari del GUE (Gruppo Unitario della Sinistra) hanno votato a favore della risoluzione: è il caso di Lothar Biski, dei deputati del Blocco della sinistra portoghese, di tre deputati del Partito comunista di Boemia e Moravia, di due deputati del Fronte della Sinistra francese (non i comunisti, bensì il deputato del Partito della Sinistra e una deputata indipendente). Una posizione totalmente sbagliata e che anche oggi, con la direzione nazionale del Prc, il nostro partito ha inequivocabilmente stigmatizzato. Una posizione che, con tutta evidenza, fotografa le contraddizioni interne alla Sinistra a livello continentale e, inevitabilmente, ne apre di nuove.
Vanno però, per chiarezza, aggiunte due ulteriori constatazioni a cui purtroppo non si dà il sufficiente risalto.
La prima è che il Gruppo Unitario della Sinistra ha preso ufficialmente posizione, in quanto tale, contro la risoluzione, chiarendo nei fatti che i singoli parlamentari che hanno espresso un voto favorevole se ne devono assumere individualmente la responsabilità politica.
La seconda è che, altrettanto, ha fatto il Partito della Sinistra Europea, con una posizione non solo condivisa ma anche sollecitata dalla Linke tedesca, all’interno della quale quella di Biski è stata l’unica nota stonata.
Ciò dovrebbe suggerire, in generale, cautela nei giudizi.
I quali dovrebbero essere finalizzati non a dividere ed approfondire contraddizioni e conflitti ma a valorizzare ciò che unisce e contraddistingue in positivo la sinistra a livello europeo. A meno che non si auspichi che la sinistra comunista e d’alternativa, dopo l’Italia, vada in crisi anche in Europa.
SIMONE OGGIONNI
(portavoce nazionale Gc e responsabile Esteri Giovani Comunisti)
17 Marzo 2011