Il 9 aprile è stata indetta una manifestazione del mondo dei precari/e. Come Giovani Comuniste/i aderiamo alla giornata di mobilitazione “Il nostro tempo è adesso”; ne siamo convinti, per questo crediamo che quella giornata debba dare voce a tutti coloro che sono stanchi dell’incertezza continua, della speranza in un futuro che non si vede nemmeno.
La precarietà come cifra delle nostre esistenze, dalla formazione al lavoro alle relazioni. E’ una storia che inizia da lontano, con le riforme che negli ultimi 15 anni hanno massacrato scuola e università, trasformate in luoghi di asservimento al sistema e al mercato, e non più fucine di emancipazione e liberazione. E prosegue con i decreti e le leggi che nel 2003 hanno stravolto il senso dei contratti di lavoro e del lavoro stesso, a partire dalla cosiddetta Legge 30.
La nostra organizzazione è impegnata da tempo nella battaglia per l’abrogazione di questa legge, capofila delle normative che hanno reso il lavoro precario la regola, e non l’eccezione, in questo Paese e per la nostra generazione. Saremo in piazza per ribadirlo, per lavorare ad esportare quei modelli, quelle coraggiose esperienze di dignità di Pomigliano e Mirafiori e renderle patrimonio collettivo della nostra società.
Riteniamo necessaria un’inversione di tendenza rispetto alla distruzione che si opera ai danni del Contratto Nazionale di Lavoro, vogliamo regole contrattuali certe, efficaci e universali, portatrici dell’abbattimento delle diseguaglianze normative e salariali.
Vogliamo distruggere l’idea del lavoro come elemento di ricattabilità, come simbolo di una guerra tra poveri, e ricostruire la cultura del lavoro come strumento di emancipazione e di esercizio di diritti, che non leda mai la dignità di nessun lavoratore e di nessuna lavoratrice.
Crediamo inoltre che lo sciopero generale del 6 maggio, che può diventare una data realmente importante per il Paese, vada costruito anche così, non abbassando cioè il livello del conflitto e riempiendolo anche delle nostre proposte. Un modo per portare dentro quella giornata tutte le piazze di questi ultimi mesi, che, fatta eccezione per la grandiosa partecipazione delle donne al 13 febbraio, sono state sostanzialmente “piazze giovani”. Generalizzare lo sciopero per noi vuol dire questo, e quindi rendere la giornata del 9 aprile un appuntamento anche in vista del 6 maggio. Il 9 aprile questa generazione si incontra, manifesta, discute, fa delle proposte, che allo sciopero generale devono essere prese in considerazione, dato che temi come precarietà, ma anche democrazia e rappresentanza riguardano davvero tantissimo soprattutto la nostra generazione.
Riteniamo inoltre che sia essenziale rivendicare forme di reddito, diretto e indiretto, a fronte dell’annientamento del welfare nel quale stiamo crescendo. Oggi, di fronte alla guerra, è ancora più urgente, per esempio, chiedere di tagliare le spese militari e destinarle al welfare, anziché alimentare l’odioso conflitto generazionale.
Per tutto questo saremo in piazza anche il 9 aprile.
ANNA BELLIGERO
Portavoce nazionale Giovani Comuniste/i.-Resp. lavoro
1° Aprile 2011