Alternativa ribelle, TUTTI i documenti

Pubblichiamo tutti i documenti pervenutici sull’assemblea fondativa di ALTERNATIVA RIBELLE

IL MANIFESTO FONDATIVO
Per la prima volta dalla nascita della Repubblica le nuove generazioni hanno prospettive ed aspettative peggiori di quelle precedenti.
Dopo la fase espansiva dei diritti e del benessere del secondo dopoguerra siamo ormai da anni entrati in una fase regressiva.

Il capitalismo ha portato a termine la sua rivoluzione passiva, imponendo un’ideologia che ha progressivamente scardinato le “grandi narrazioni” popolari e democratiche del Novecento e imposto una cultura dell’individualismo e dell’egoismo che ha accompagnato i processi di parcellizzazione del ciclo produttivo e di frantumazione del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori.

I diritti sociali conquistati in anni di lotte e che sembravano ormai acquisiti vengono gradualmente smantellati: non abbiamo alcuna certezza di poter ottenere un’istruzione di qualità, un lavoro appagante e non precario, un salario dignitoso, l’accesso a forme di welfare e alla garanzia di una pensione.

La precarietà, raccontata come flessibilità a partire dagli anni ’90, ha invaso ogni aspetto della vita, non solo nel mondo del lavoro. È ciò che segna la nostra generazione e la contraddistingue, la rende quasi “unica”. L’aggregazione e l’organizzazione delle soggettività sono pratiche sempre più rare, perché a questa generazione precaria viene prospettato un orizzonte meramente individuale, in cui le generazioni e i lavoratori vengono costretti ad un conflitto fra loro che ci profilano come insanabile ed inevitabile.

Proprio in virtù di quest’attacco così potente al nostro futuro, questa generazione ha smarrito la fiducia nella politica quale strumento di trasformazione e cambiamento della propria esistenza. Tuttavia il conflitto è esploso, anche in forme inedite, specie laddove l’offensiva è stata più dura.

Si tratta infatti della generazione che ha dato vita a uno dei più grandi movimenti studenteschi della storia del Paese, ha fatto proprie le lotte degli operai di Pomigliano e di Mirafiori per il lavoro e la democrazia, ha reclamato, assieme alle migliaia di migranti che popolano le città italiane, diritti di cittadinanza e diritti sociali per tutti.

E’ una generazione che non ha scordato la Resistenza, e che contrasta i rigurgiti di neofascismo, xenofobia, razzismo, antisemitismo; una generazione che sente come proprie le battaglie delle donne e del movimento GLBTQI, consapevole che la dignità, così come il diritto ad un amore e ad una sessualità libere e autodeterminate, sono condizioni determinanti per una società davvero democratica.

È la stessa generazione che è scesa in piazza appena gli aerei del colonialismo occidentale sono decollati dalle nostre basi per portare morte e distruzione, scegliendo senza equivoci di stare dalla parte giusta, contro la guerra e dalla parte dell’autodeterminazione dei popoli, guardando con grande speranza alle rivolte che hanno attraversato il mondo arabo, il Maghreb, il Medio Oriente, la Spagna e scorgendo in esse il seme dell’insorgenza di una generazione pronta a riprendere in mano il proprio destino.

Sempre la stessa generazione che ha dato vita ai comitati per l’acqua pubblica, a quelli contro il nucleare, portandoli nelle università, nei luoghi di lavoro, con la consapevolezza che le questioni ambientali, della sostenibilità del nostro pianeta, della finitezza delle risorse, sono determinanti nella costruzione dell’altro mondo possibile.

Su questo solco mettiamo insieme le nostre energie, per un lavoro comune che serva a ritessere le connessioni tra gli esseri umani, tra i saperi e la coscienza critica, tra l’indignazione privata e la lotta collettiva, tra il presente e il futuro.

Dopo anni di arretramento e sconfitte vogliamo tornare a costruire il nostro tempo, per l’oggi e per il domani, siamo stanchi di dover ripiegare e difenderci, è ora di attaccare, di prenderci ciò che ci spetta!

Vogliamo costruire un luogo, fisico e ideale, che aggreghi attorno all’iniziativa e alla proposta politica, alla promozione culturale, al dinamismo delle idee. Un luogo che crei l’identità, l’immaginario e la pratica di chi, nel presente e per il futuro, lotta contro lo sfruttamento e per la piena libertà delle donne e degli uomini. Per superare le frammentazioni tra i soggetti che si battono per la trasformazione e il cambiamento, superando l’odioso conflitto generazionale nel quale ci vogliono rinchiudere, per superare così la dicotomia tra chi ha diritti e chi non li ha, tra chi ha un passato da ricordare e chi non ha un futuro da programmare.

Nasciamo da queste esperienze, con un’idea complessiva di società da costruire attraverso percorsi partecipati e aperti. Il nostro programma ha vissuto e vive nelle lotte reali. Per abrogare la precarietà, mettendo al centro i contratti a tempo indeterminato e il salario minimo. Per aumentare le risorse destinate all’istruzione, tagliando le spese militari e le missioni di guerra. Per costruire un Paese fondato sulla ricerca e sullo sviluppo, abbattendo il lavoro nero. Per un sistema economico, sociale e culturale epurato da qualsiasi forma di criminalità organizzata. Per una società priva di ingerenze vaticane e religiose.

Per tutto questo noi oggi, dopo due anni durante i quali abbiamo fatto crescere il progetto unitario nei territori prima ancora che al centro, siamo finalmente uniti: diamo vita ad Alternativa Ribelle (Ribalta), a partire dall’impegno dei Giovani comunisti e della Fgci, in forma di rete nazionale di nodi territoriali, fondata sui principi della democrazia sostanziale, in cui organizzare la nostra pluralità ed essere finalmente più uniti e quindi più forti.

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INTERVENTO DI ANNA BELLIGERO

INTERVENTO DI SIMONE OGGIONNI

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COMITATO PROMOTORE
Ecco i nomi dei compagni che compongono il gruppo dirigente (comitato promotore) di Alternativa Ribelle e che rimarranno in carica fino al primo congresso nazionale, che si terrà entro un anno:
Flavio Arzarello
Anna Belligero
Filippo Cannizzo
Gian Piero Cesario
Francesco D’Agresta
Alessia Di Donato
Diletta Gasparo
Lorenzo Lupoli
Luca Panicucci
Antonio Perillo
Angela Sinisi
Alessandro Squizzato
Valerio Todeschini
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DOCUMENTO POLITICO DEL WORKSHOP “PACE BENE COMUNE”SVOLTO ALL’ASSEMBLEA DI LANCIO
DI “ALTERNATIVA RIBELLE”

Nel workshop “pace bene comune” si è sviluppata la discussione attorno alle tematiche internazionali e all’analisi del contesto mondiale in evoluzione. Il tema centrale è stato quello del rapporto tra le nuove economie emergenti, lo sviluppo delle aree geografiche che vivono oggi un processo politico autonomo e di indipendenza rispetto alle forze imperialiste. In questo contesto, la progressiva diminuzione del ruolo geopolitico degli Stati imperialisti è la causa principale dell’apertura di nuovi scenari di guerra.

È questo il nucleo teorico su cui la discussione si è sviluppata. Ilpunto cruciale è stata l’analisi della guerra imperialista in Libia.

Condanniamo fortemente l’intervento militare promosso da U.S.A., Francia e GB e riaffermiamo come principio cardine delle relazioni internazionali la salvaguardia dell’indipendenza e l’integrità nazionale degli Stati nonché il diritto di ogni popolo ad autodeterminarsi. In questo senso condanniamo la posizione politica dell’Italia, frutto di un accordo trasversale al quadro politico, in contrasto con l’articolo 11 della carta costituzionale; valutiamo negativamente la copertura che l’ONU, con la risoluzione 1973, ha fornito all’intervento militare, contravvenendo ai principi della sua stessa Carta.

Rigettiamo completamente la retorica della guerra umanitaria che si traduce nella logica del “2 pesi 2 misure” e che volentieri si accompagna ad una propaganda di guerra volta a preparare l’opinione pubblica anche ad un possibile intervento di terra.

Non dimentichiamo inoltre che sono tuttora in corso altri conflitti armati di carattere imperialista che mettono a rischio la pace a livello globale: il pantano dell’Iraq, il disastro in Afghanistan. Queste guerre sono originate dal declino della potenza statunitense colpita dalla crisi e impegnata quindi a difendere il suo primato con la superiorità militare. Il governo italiano ne è corresponsabile, impegnando tra l’altro miliardi di euro in spese militari e missioni all’estero, fondi che potrebbero essere invece destinati all’educazione e allo Stato sociale.

L’instabilità del quadro mediorientale e,in particolare,la politica estera di Israele continuano ad essere l’ostacolo principale allo sviluppo e all’autodeterminazione dei popoli dell’area mediorientale e di riflesso di buona parte del mondo arabo.

Alternativa Ribelle si impegnerà a ricostruire nel nostro Paese un grande movimento per la pace, popolare e in grado di incidere fortemente sul senso comune, cercando di far vivere al suo interno posizioni anti-imperialiste, per l’uscita dalla Nato e per la chiusura delle basi militari straniere sul territorio nazionale.

Dentro il dibattito collettivo è maturata l’analisi attorno all’odierna situazione dell’UE. L’instabilità del governo di una moneta senza Stato, la costruzione delle istituzioni comunitarie imperniata attorno agli interessi economici, la rottura dell’asse franco-tedesco caposaldo dell’UE dalla sua costituzione, meritano una riflessione che sia in grado di elaborare una critica da sinistra dell’UE e proporre un modello alternativo di integrazione europea. Tale risposta deve nascere da una ricomposizione del dibattito che interessa le forze comuniste e che sia in grado di coinvolgere le forze di sinistra e anticapitaliste di tutta l’Europa, non solo dei paesi UE.

Crediamo che le politiche neoliberiste dell’UE, sommate ai danni prodotti dalla crisi economica ancora in corso, abbiano causato nuove forme di povertà e marginalità sociale e quindi scatenato, in forme spesso inedite, le mobilitazioni di lavoratori, studenti e precari nei Paesi che le speculazioni internazionali hanno reso i più deboli e attaccabili dell’Unione.

Alternativa Ribelle sostiene le rivendicazioni avanzate in Grecia, Spagna, Islanda e con modalità e intensità differenti anche in Gran Bretagna, Portogallo, Francia e nella stessa Italia. Pensiamo che dentro questo conflitto e nelle rivendicazioni da questo avanzano stia una parte importante della necessità di individuare una via d’uscita dal sistema capitalista causa della crisi.

Il dibattito ha ragionato anche del ruolo sempre maggiore che le potenze del BRICS svolgono nel contesto geopolitico sottolineando positivamente la costituzione di un quadro multipolare, dentro il quale anche il ruolo dell’America Latina (e al suo interno di Cuba, che mantiene per noi il ruolo politico e simbolico che abbiamo sempre riconosciuto) ha acquistato una centralità determinante. È emersa la necessità di capire la reale natura dei processi che interessano i paesi del BRICS e di approfondire il ruolo che all’interno di essi giocano i partiti comunisti.

Per le ragioni che costituiscono le ossa e la carne del nostro progetto l’associazione “Alternativa Ribelle” si impegna in una forte attività internazionale volta alla costruzione di un vasto raggio di relazioni (tanto al livello delle giovanili comuniste quanto al livello delle giovanili della sinistra anticapitalista europea) e ad un lavoro pervicace nella società affinché si costituisca un senso comune che si ponga come barriera ad ogni atto di guerra mosso da un paese ad uno stato sovrano.

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REPORT DEL WORKSHOP SUI SAPERI
L’autunno appena passato è stato segnato da due grandi eventi in contrapposizione, la legge Gelmini e l’ opposizione ad essa e Alternativa Ribelle in qualche modo ne è figlia.

L’anno passato è stato forse il più buio della nostra fragile democrazia in termini di leggi approvate e di politica di palazzo praticata, ma anche l’anno del ritorno prorompente di un movimento studentesco nuovo eppure consapevole, che ha saputo essere credibile e contemporaneamente incredibile, sapendosi distinguere nelle forme e nei metodi di lotta politica così come nei rapporti con le altre forze politiche, sociali e sindacali in lotta; che ha dialogato con un ampio pezzo di società “controcorrente” e che ha prodotto la più grande opposizione sociale dell’ultimo decennio (dai tempi dell’articolo 18).

Nonostante tutto non è riuscito a bloccare la micidiale Riforma Gelmini. Sappiamo tutte e tutti cosa sia quella legge, gli interessi confindustriali e di classe che tutela e impone: la distruzione sistematica di una società fondata sulla conoscenza e sui saperi, l’azzeramento della ricerca di base e l’asservimento a logiche privatistiche di quella avanzata, lo smantellamento della scuola pubblica e allo stesso tempo l’archiviazione sostanziale del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione. Con essa si porta a compimento l’effettiva privatizzazione e gestione privatistica di scuole e università attraverso la possibilità di trasformarsi in enti di diritto privato ed attraverso la riforma delle governance.

Contro tutto questo ma soprattutto contro le attuali condizioni di incertezza e precarietà di una intera generazione, il mondo della conoscenza ha gridato le sue ragioni da ogni tetto di facoltà o aula di scuola, in ogni piazza d’ Italia. Il movimento, proponendo soluzioni credibili, ha allargato il campo della rivolta coinvolgendo quei soggetti politici, sociali e sindacali che una parte non lungimirante dell’ Onda del 2008 aveva tenuto distanti in nome di un’identità studentista che poi le fu fatale. Inoltre ha saputo intrecciare alle proprie istanze la lotta degli operai FIAT al fianco della FIOM e dei sindacati di base, la battaglia in difesa dei beni comuni e la più ampia mobilitazione contro il Governo delle destre. Il movimento, non trovando seri interlocutori tra le forze di opposizione in parlamento, ha colto l’inadeguatezza dell’attuale opposizione parlamentare anticipando quella voglia di cambiamento che si è concretizzata nelle ultime elezioni amministrative. Infatti alla lotta di studentesse e studenti si è legata una battaglia molto più profonda e generale, quella per un cambiamento radicale della società e del concetto di lavoro in questo paese, dove precarietà significa di fatto schiavismo moderno, zero possibilità di futuro e impossibilità di determinare in alcun modo e liberamente le proprie esistenze. Il sapere pubblico negato unito ad un mercato del lavoro che mantiene costantemente ai margini i precari da una possibile stabilità hanno rivestito le due tematiche principali di una lotta studentesca che è velocemente divenuta una lotta sociale generalizzata.

Noi siamo stati parte integrante di questo movimento portando al suo interno un contributo non solo in termini di idee e di proposte, ma anche in termini organizzativi, e lo abbiamo fatto in tutto il Paese ma in particolar modo nelle facoltà, nelle scuole e in quei territori, spesso periferici, che non raggiungono l’attenzione nazionale ma che contribuiscono in maniera rilevante alla crescita della mobilitazione.

Il tema è stato e rimane questo, unire le lotte nel nome di una conflittualità non fine a se stessa ma capace di costruire un’alternativa possibile a un mondo impossibile e insostenibile, quello dei precari senza futuro e degli ignoranti asserviti in quanto addomesticati. Il movimento studentesco, le lotte dei precari di tutto il mondo della conoscenza e dei ricercatori, l’unione con le istanze giuste degli operai della Fiom, l’asse strategico con le anime sindacali più sensibili (non solo all’interno della Cgil) ci testimoniano che un’opposizione sociale è possibile.

Alternativa Ribelle si pone il tema della discussione e del confronto continuo con queste forze sociali mantenendo la propria specificità, proponendo una sinergia di intenti avanzando idee nuove, analizzando quello che è oggi il mondo della conoscenza per un suo cambiamento dal basso e partecipato, anche attraverso la redazione di una proposta di legge di iniziativa popolare.

Pensiamo che la nascita di questo strumento associativo, radicato e da radicare all’interno dei conflitti, pur non volendo essere l’ennesimo soggetto studentesco, costituisca un’occasione preziosa di recepire e allo stesso tempo interagire con le voci alternative di cambiamento raccordando istanze studentesche a rivendicazioni politiche più ampie.

Chiediamo un’ istruzione di qualità per tutte e tutti, politiche che estendano l’accessibilità all’istruzione piuttosto che chiuderla, maggiore democraticità nella trasmissione del sapere, la creazione di un efficace sistema di welfare studentesco, il potenziamento della ricerca pubblica di base quanto di quella avanzata, un piano strutturale di edilizia scolastica finanziato con i fondi della difesa per gli armamenti e le risorse reperite dall’evasione fiscale, una scuola che educhi ai valori dell’antifascismo, una lotta concreta e seria al fenomeno, sempre più dilagante, della dispersione scolastica, l’estensione dell’obbligo scolastico fino alla maggiore età, la de-precarizzazione del mondo del lavoro e la realizzazione di politiche atte a creare occasioni occupazionali che rispondano alle ambizioni di chi ha ultimato, con numerosi sacrifici, i percorsi di studio, una società fondata sulla conoscenza e non su un’economia di mercato dimostratasi fatale agli occhi di tutto il mondo. È su questi temi e su queste rivendicazioni che intendiamo fondare la nostra identità, costruendo campagne nodo per nodo, in ogni territorio.

Alternativa Ribelle costituisce l’ottica di una generazione schiacciata dalla crisi, un mezzo di attuazione del mondo che vogliamo, uno strumento e non un fine, una possibilità che può aprire orizzonti di lotta nuovi e meglio strutturati per il cambiamento radicale della società nella quale viviamo.

Questa la grande occasione che la nostra generazione può avere, questa la grande occasione che non vogliamo farci scappare.

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REPORT DEL WORKSHOP SUL LAVORO

Comprendere e analizzare il cambiamento nel mondo del lavoro è comprendere il mutamento del sistema di produzione, con una prospettiva di classe, partendo dagli interessi di chi subisce i meccanismi del sistema, dovendo sottostare a ricatti sempre più forti e evidenti.
Considerare centrale la questione del lavoro (a livello di analisi e di proposta) permette di assumere pratiche politiche capaci di guardare al medio e lungo periodo, rompendo quel meccanismo di isolamento delle lotte per cui ogni giorno si rincorre la singola vertenza perdendo di vista una prospettiva strategica complessiva. La scarsa presenza di giovani lavoratori nell’ambito dell’associazione non deve condurre ad una banalizzazione della questione del lavoro.
“Unire le lotte” non può essere solo uno slogan e partendo dalle esperienze passate (compresa la recente Uniti contro la crisi) occorre comprendere le criticità che ad oggi hanno impedito un organico e strutturato lavoro di coordinamento delle lotte (da quelle studentesche al mondo della ricerca, dalla Fiom ai lavoratori del trasporto pubblico).
Occorre offrire sponda politica ai giovani lavoratori e agli inoccupati, recuperando anche un rapporto virtuoso con i sindacati, senza entrare, come accaduto in passato, in logiche “concorrenziali” che hanno talvolta portato a scaricare sulla CGIL le carenze dei soggetti politici.
La proposta politica dell’associazione, considerato l’interlocutore sociale a cui Alternativa Ribelle si rivolge, deve partire dalla ricerca di risposte alle nuove forme di sfruttamento che colpiscono le nuove generazioni, condannate ad un futuro di disoccupazione e insicurezza. In questo contesto dobbiamo partire dalla precarietà, come strumento cardine di questo sistema.
L’attività di Alternativa Ribelle nell’ambito del lavoro può essere sviluppata nei prossimi mesi intorno a quattro proposte.
1. Referendum abrogativo della Legge 30: costruzione di una campagna politica capace di partire dalle singole normative per mettere in discussione i nuovi sistemi di sfruttamento del Paese.
2. Sportelli di informazione e assistenza: attraverso i nodi locali dell’associazione attivare punti di supporto nei confronti dei giovani precari, dei disoccupati, dei lavoratori e delle lavoratrici colpiti dalla crisi.
3. Salario minimo garantito: campagna caratterizzante rispetto a una proposta capace di guardare a tutte le categorie e utile per l’unione delle singole istanze dei precari, altrimenti spesso in difficoltà a individuare elementi unificanti.
4. Costruzione di momenti seminariali di studio e formazione: anche ricercando la collaborazione dei sindacati (a partire dalla CGIL) e di economisti, giuslavoristi e altre personalità competenti in materia, al fine di approfondire la conoscenza delle nuove forme di lavoro e di produzione e di elaborare una proposta politica complessiva all’altezza della realtà che abbiamo di fronte.

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DOCUMENTO FINALE DEI WORKSHOP

Con la costruzione di Alternativa Ribelle (RibAlta) intendiamo porre come valore fondante la tematica dell’antifascismo, che intendiamo declinare in termini di “antifascismo militante” di tipo culturale, politico e sociale.

La nostra generazione, soprattutto negli ultimi anni, ha assistito a continui tentativi revisionisti e ad uno sdoganamento di organizzazioni di stampo fascista che, con la copertura delle istituzioni a diversi livelli e mediante il falso teorema degli “opposti estremismi”, hanno occupato luoghi e spazi delle nostre città.

L’attacco viene da più fronti: sul piano culturale, con la riscrittura della storia con tesi revisioniste, su quello politico, con proposte di legge come quella di equiparare i Repupplichini ai Partigiani o di depenalizzare il reato di apologia di fascismo; sul piano sociale, dove si verifica una nuova escalation di violenza, nei confronti di compagne/i, ma anche di tutti coloro reputati “diversi” da una presunta norma.

Il compito di RibAlta-Alternativa Ribelle è di ricostruire quell’intellettuale collettivo, attraverso una presa di coscienza individuale, per fermare l’avanzata di nuovi fascismi, che si insinuano nella società: c’è infatti un progetto condiviso fra destra “istituzionale” (Pdl-Lega) ed estrema destra, che nell’ottica della legittimazione delle forze neofasciste ed eversive (Casapound e Forza Nuova su tutte) si appropriano non solo di spazi fisici, ma anche dell’immaginario collettivo, facendo proprie linguaggi e simboli della cultura di sinistra.

Nel nostro ruolo di antifasciste/i militanti, per arginare questi fenomeni, noi dobbiamo creare la massima convergenza con il maggior numero di forze poliche e sociali che si riconoscono nei valori dell’antifascismo, prendendo come base imprescindibile la nostra costituzione: per questo motivo riteniamo decisivo il nostro impegno nel supportare l’ANPI, anche cercando di favorire l’iscrizione di nostre/i compagne/i, lavorando per riattualizzare l’antifascismo a partire dall’intervento nelle scuole e nelle università.

Ribalta-Alternativa Ribelle per portare aveanti questo lavoro dovrà dotarsi di mezzi che ci consentano di difenderci, ma soprattutto di smascherare connivenze e di denunciare l’illegalità in cui spesso le orrganizzazioni neofasciste operano: questi saranno le modalità con cui noi declineremo l’antifascismo militante.

La nostra Costituzione nasce dall’antifascismo e la difesa e l’attuazione della carta Costituzionale nella sua interezza è una battaglia dirimente, che non è solo di retroguardia, ma costituisce la base per l’estensione dei diritti e della partecipazione democratica.

I diritti di cittadinanza devono essere tutelati anche dagli attacchi portati indirettamente dalle organizzazioni criminali; diritti basilari sono infatti messi in pericolo o spesso completamente annullati dalla presenza sul territorio di organizzazoni mafiose, di fenomemi come il pizzo, che influenza l’economia di intere regioni, arrivando a mettere in ginocchio il mercato delle imprese familiari.

Altro fenomeno spesso legato alla presenza criminale è quello del lavoro nero e sommerso, che permea il mercato del lavoro, alimentando la precarietà e creando di fatto un’intera generazione ridotta ad ignorare i propri diritti, fino ad arrivare al fenomeno del capolarato, gestito interamente da organizzazioni mafiose, e utilizzato per sfruttare le categorie più deboli, come i migranti.
Nel nostro Paese vi è anche un attacco diretto ai diritti garantiti dalla costituzione, con il controllo capillare del voto, la penetrazione nelle istituzioni, e la gestione del bene comune secondo logiche clientelari, che privano gran parte della popolazione dall’accesso ai servizi pubblici: infatti siamo consapevoli che il fenomeno dele mafie non è un fenomeno regionale, ma è presente sull’intero territorio nazionale, infiltrando pesantemente le economie di grandi e piccoli centri e accedendo ad appalti e bandi pubblici.

Per tutti questi motivi riteniamo necessaria l’adesione ufficiale dell’associazione alla rete di Libera, rivendicando con forza l’esigenza di un rutilizzo sociale dei beni confiscati, che restituisca alla cittadinanza ciò che le mafie le hanno derubato, e facendo nostra anche la battaglia per estendere la confisca ai beni dei condannati per corruzione e concussione.

Quando si parla di diritti, di democrazia e di Costituzione non si può prescindere dal ricordare l’articolo 3 della carta che tutela l’uguaglianza sostanziale di tutte e tutti, e dunque RibAlta-Alternativa Ribelle non può esimersi dal porre in essere una particolare sensibilità nei confronti delle questioni di genere e delle tematiche LGBTQI, anche e soprattutto alla luce dei sempre più preoccupanti fenomeni di machismo, sessimo e lesbo-omo-transfobia.

Gli ultimi venti anni di berlusconismo hanno segnato il ritorno ad un nuovo medioevo culturale, in cui assistiamo quotidianamente a barzellette omofobe e battute sessiste, apparentemente innocue ma nella sostanza espressione di una rinnovata ondata discriminatoria, ancora più pericolosa perché strisciante e foriera di consenso diffuso.

Oggi siamo così costretti ad assistere alle vicende (che sarebbero grottesche se non fossero spaventosamente preoccupanti) di un Presidente del Consiglio indagato per sfruttamento della prostituzione minorile, ad un nuovo patriarcato che modica in senso deteriore i rapporti tra i generi, reso ancora più virulento dagli attacchi quotidiani sferrati dalle politiche clericali, liberticide e reazionarie.

Tale clima culturale del paese, di cui questi episodi sono il termometro, corre il rischio di legittimare sentimenti di odio ed intolleranza che sfociano facilmente in violenza ed in veri e propri atti discriminatori di natura psico-fisica.

In questo preoccupante quadro, nuove soggettività deboli sono le donne, studentesse e precarie, e le persone LGBTQI che si trovano a dover fare blocco contro tale stato di cose costruendo lotte e conflitti che sfociano in una rinnovata presa di coscienza di una condizione di subalternità nelle grandi mobilitazioni come quella del Se Non Ora quando, del 13 febbraio e come l’Euro Pride di Roma dell’ 11 giugno, che segnano l’orgoglio dell’alterità e la risposta alle discriminazioni.

RibAlta-Alternativa Ribelle intende essere presente in tali lotte e riportare all’attenzione pubblica le tematiche di genere ed LGBTQI, tanto più che il rapporto 2010 dell’Human Rights Watch ci pone al 66° posto in quanto a parità di genere ed uguaglianza sostanziale.

In tal senso siamo assolutamente consapevoli del fatto che anche l’ultimo governo di centro-sinistra, sia stato deludente e inconcludente, nonostante la nostra presenza, non riuscendo nemmeno ad approvare una legge come quella dei Di.Co, già un compromesso al ribasso, o a modificare la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita, una tra le più restrittive in tutta Europa.

In Europa infatti sulle tematiche dei diritti civili, della laicità e delle pari opportunità, siamo ormai il fanalino di coda, mentre in altri parti del mondo, considerate arretrate dall’occidente, queste conquiste di civiltà sono prerogativa dei diversi governi progressisti e di sinistra, soprattutto nell’America Latina: per questo noi crediamo che l’approvazione da parte di questo parlamento, di una legge contro la lesbo-omo-transfobia sia soltanto un primo passo in questa direzione, non un punto di arrivo.

Le questioni di genere sono per noi strettamente connesse al mondo del lavoro, in cui la disoccupazione femminile raggiunge il 42% (dati dell’ultimo rapporto OCSE) nonostante le donne si laureino prima e in tempi minori, ed in cui rimangono grandi ed insormontabili gli ostacoli al reinserimento lavorativo delle donne dopo una maternità e la possibilità di avanzamento di carriera. Le donne sentono in modo maggiore il peso della precarietà, che è innanzitutto precarietà esistenziale, poiché sempre di più sono costrette a scegliere tra la maternità e la carriera, e ciò ne impedisce la piena realizzazione.
RibAlta-Alternativa Ribelle deve quindi impegnarsi nella difesa del contratto collettivo di lavoro e dello statuto dei lavoratori, ultimi strumenti di tutela sociale che le destre vogliono smantellare. Inoltre, tra le nostre proposte dovranno esserci anche il potenziamento delle misure di sostegno ad una genitorialità libera perchè consapevole (es. asili nido aziendali, congedi) e la cancellazione di uno dei primi provvedimenti del governo Berlusconi attualmente in carica, cioè la legge, che reintroduce la possibilità per il datore di lavoro di far firmare le dimissioni in bianco alle lavoratrici assunte nel momento in cui dovesse subentrare una maternità.

In questo disegno, e nel solco di politiche vaticaniste, si innestano i tentativi di depotenziamento dei consultori pubblici a favore di quelli privati, talvolta di stampo confessionale, in barba al principio di laicità delle istituzioni pubbliche, così come le continue e reiterate resistenze su informazione e promozione dell’utilizzo di contraccettivi e della pillola RU 486 e la messa in discussione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, una conquista che ha permesso una reale diminuzione degli aborti clandestini ma soprattutto l’autoderminazione e la libertà di scelta delle donne.

Parlare poi di democrazia, diritti ed ugaglianza senza parlare di una partecipazione attiva delle donne alla vita politica sarebbe un controsenso, e dunque compito di RibAlta-Alternativa Ribelle è promuovere la discussione intorno ai luoghi della politica, troppo spesso inospitali e poco accoglienti, affinché si arrivi ad una ridefinizione di pratiche e linguaggi che siano inclusivi e scevri da discriminazioni ed affinchè si lavori per rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono la piena partecipazione attiva delle donne, delle persone LGBTQI, di migranti e persone diversamente abili.

Per concludere la panoramica sulle tematiche dei diritti e della democrazia meritano attenzione i due temi dell’antiproibizionismo e della repressione.

A dieci anni dal G8 di Genova del 2001, che ha segnato una delle pagine più buie della storia della repressione nel Paese, definita da Amnesty International come “la più grande sospensione dei diritti democratici, in un paese occidentale, dalla fine della II guerra mondiale”, sentiamo la necessità di un ripensamento della struttura delle forze dell’ordine, che devono diventare strumento di tutela dei diritti di tutte e tutti e non solo organismo deputato al controllo e alla repressione: non può esservi democrazia piena, infatti, laddove viene ignorato o non garantito l’articolo 21 della carta costituzionale, che tutela e promuove la libera manifestazione del pensiero, in ogni sua forma non violenta e pacifica.

Altresì, riteniamo necessario e urgente una discussione seria sul tema delle condizioni disumane di vita nelle carceri, una situazione inaccettabile, soprattutto se si pensa che il maggior numero di persone è reclusa per una tipologia di reati “minori” e che la maggioranza dei detenuti sono donne, migranti e tossicodipendenti: le soluzioni per noi restano quelle di una riscrittura del codice penale in termini meno ristrettivi, per cui della depenalizzazione di almeno una parte dei reati “minori” e quindi della messa in discussione dell’istituto carcerario come principale strumento risolutivo, in termini non meramente punitivi e repressivi, tenendo conto dell’indirizzo della Costituzione in tal senso che parla chiaramente di rieducazione e reinserimento sociale.

Il tema del antiproibizionismo, ora che anche la Commissione Internazionale sul Controllo delle Droghe ha riconosciuto l’inutilità di politiche proibizioniste e persecutorie, è per RibAlta una priorità, tanto da ribadire la necessità di una revisione delle leggi in materia di droghe leggere, a partire dall’abrogazione della Fini-Giovanardi, con lo scopo di eliminare la criminalizzazione e la repressione dei consumatori e concentrarsi su un’efficace lotta alle organizzazioni criminali che lucrano sul proibizionismo e che ricavano introiti dalla vendita di droghe leggere sul mercato illegale, senza per questo dover tornare alla legge precedente, la Turco-Napolitano, che ha evidentemente spianato la strada all’attuale legge.

Infine, soprattutto alla luce dei recenti accadimenti, fondamentale è la questione dei migranti, aggravata dalla condizione di crisi e guerra del medioriente, che riversa sulle nostre coste migliaia di profughi e rifugiati. Noi riteniamo che i diritti non possano essere legati alla nazionalità e che non debbano essere appannaggio dei soli cittadini italiani, ma siano diritti imprescindibilmente connessi alla vita di tutte e tutti, e siamo convinti del bisogno di sviluppare una nuova concezione dell’accoglienza, dell’integrazione e del multiculturalismo, nonché della necessità di chiudere Centri di Permanenza Temporanei e Centri di Identificazione ed Espulsione, che si delineano come moderni campi di reclusione, in favore di modelli nuovi ed inediti di inclusione, addirittura già sperimentati da alcuni comuni virtuosi del meridione.

5 Giugno 2011

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