di Simone Oggionni
Sono d’accordo con la relazione del Segretario, che reputo molto positiva e puntuale. L’esito dei referendum è la conferma che il Paese sta cambiando. Sta cambiando innanzitutto nel senso comune, tra la gente, tra i lavoratori, e quindi sta cambiando nel profondo. Stanno cambiando per davvero, come si è detto, i paradigmi culturali: e si tratta di un processo dal mio punto di vista sufficientemente radicato, non irreversibile (altrimenti la politica, l’intervento soggettivo, non servirebbe a nulla) ma non è – mi pare di poter dire con certezza – un fuoco di paglia.
Bisogna però riflettere con attenzione sulle forme di questo cambiamento.
Il protagonismo dei comitati, delle associazioni, della società civile indica che questi soggetti fanno direttamente politica, rivendicano e concretamente mettono in campo la propria partecipazione. Non si pone più il tema classico del rapporto bipolare tra politica (partiti) e società. Lo dimostra il fatto che anche la politica tradizionale (si pensi al caso di Milano, con i tantissimi comitati territoriali e di quartiere per Pisapia) vince quando si adegua in maniera intelligente a questo cambiamento.
In secondo luogo i giovani: la nostra generazione sta cogliendo l’elemento dell’indignazione diffusa e la sta trasformando dinamicamente in forza attiva. Guardiamo alla produzione culturale di questi mesi e, in particolare, a quello che è accaduto a partire dal libretto molto diffuso e popolare di Stéphan Hessel (Indignatevi!). Gli ha risposto Ingrao, scrivendo un libello dal titolo “Indignarsi non basta” e Hessel a quel punto ne ha scritto un altro, intitolato non casualmente “Impegnatevi!”. Questo è molto indicativo e accompagna simbolicamente la presa di coscienza dei movimenti, e in particolar modo della nostra generazione, in questi mesi. Non dimentichiamocelo: lo sfondo sono le rivolte nel Maghreb, in Medio Oriente, e le lotte in Spagna, in Grecia, il protagonismo dei giovani italiani, determinante per le vittorie dei ballottaggi e dei referendum. Siamo in presenza di un indignazione che si fa impegno diretto, attivismo e militanza.
Il terzo elemento di novità è la rete. Noi siamo indietro anni luce, ma la rete, internet, i social network, i tanti vituperati blog, hanno bucato l’oscuramento mediatico e hanno battuto i media tradizionali (la televisione e i giornali) sui quali era concentrata la censura. Anche questo è il segno dei tempi, che stanno cambiando con una velocità incredibile e che altrettanto velocemente ci devono cambiare.
Se questa è l’analisi, penso infatti che noi dobbiamo avere il coraggio di dire che il partito (e anche la Federazione della Sinistra, noi tutti) siamo completamente inadeguati a raccogliere queste novità.
Allora dobbiamo fare speditamente tre cose:
- dobbiamo ripensare a fondo al rapporto tra la politica dei partiti e la politica della società, iniziando a valutare realmente tutte le forme di partecipazione diretta (perché siamo contrari alle primarie? Non sono anch’esse forme di partecipazione diretta della nostra gente nella scelta dei candidati?);
- dobbiamo investire veramente, e non solo a parole, sui nostri giovani. E vorrei allora che ogni tanto il nostro lavoro venisse valorizzato e sostenuto, e non soltanto criticato, a maggior ragione perché mi pare indiscutibile il contributo dei giovani sia nella direzione del partito a tutti i livelli sia nella presenza del partito nei conflitti e nei movimenti;
- dobbiamo investire nella comunicazione (una comunicazione aggiornata e al passo con i tempi) dirottando risorse, sia politiche sia economiche, da ciò che non funziona più a ciò che invece può funzionare e ha grandissime potenzialità.
Questo livello si deve intrecciare con la linea politica.
Penso che siamo in una condizione in cui le nostre parole d’ordine possono davvero risultare maggioritarie. L’importante è affermarle con nettezza e coerenza, e farle seguire da fatti conseguenti.
Il primo obiettivo oggi deve essere quello di battere Berlusconi, evitare pasticci (governi di transizioni) e tornare subito al voto.
Il secondo è costruire immediatamente un’offensiva programmatica verso il centrosinistra sui nostri contenuti, sfidando senza paura il Pd. Sarà poi il popolo dei referendum a decidere chi ha ragione: se noi, la nostra coerenza e la nostra radicalità, o il Pd, che oggi sul nucleare e sull’acqua ha cambiato radicalmente posizione per saltare sul carro del vincitore. Senza paura, quindi, dobbiamo perseguire con ancora più nettezza la nostra offensiva unitaria.
Ma chi deve farla l’offensiva unitaria? Non solo la Fds, e men che meno non soltanto il partito. Dobbiamo lavorare affinché sia la sinistra unita, la sinistra in quanto tale, e quindi dobbiamo lavorare per costruire un blocco comune che dia sponda al protagonismo dei movimenti.
E tutto questo dobbiamo essere in grado di farlo per evitare il rischio a cui si accennava nella relazione introduttiva: che la Fds venga espulsa dalla politica e che al contempo la Fds sia espulsa dai movimenti. E dico anche la Federazione della Sinistra e non soltanto il Prc, contrariamente a Ferrero, anche per ciò che concerne il rapporto con i movimenti. Sbaglieremmo (e saremmo incoerenti con quanto votato in tutti i comitati politici nazionali e le direzioni) se pensassimo che la Fds è un cartello elettorale che deve occuparsi solo di alleanze e non un soggetto politico che, a tutto tondo, si deve occupare delle alleanze come del conflitto sociale e del rapporto con i movimento!
Detto questo, io ritengo che Genova 2011 sia un passaggio fondamentale, in cui possiamo intrecciare il livello della riflessione sulle nuove forme della partecipazione politica e il livello della nostra linea politica. Genova può essere oggi, in questo nuovo clima positivo, davvero un nuovo punto di ripartenza, per costruire – come diciamo – una nuova alleanza politica e sociale dei movimenti e delle forze politiche.
Sono disponibile, se si condivide questa centralità, a discutere nei prossimi giorni con il partito le forme e i contenuti della nostra partecipazione alle quattro settimane di iniziative che si aprirà ormai tra pochi giorni.
SIMONE OGGIONNI
intervento alla Direzione nazionale di Rifondazione Comunista del 15 Giugno 2011