di Alessandro Fatigati, Danilo Borrelli, Simone Oggionni, Valerio Todeschini
Genova brucia. Non della cruda verità della polvere da sparo, e neanche della commemorazione che nostalgica guarda al passato come alla fine di un volo spezzato a metà. Genova brucia della vivacità di nuove idee, e delle esperienze di conflitto che da lontano trovano un confronto per rilanciare univocamente il movimento dei movimenti, con la convinzione mai cessata che un altro mondo sia non solo possibile, ma immediatamente necessario.
La piaga del debito pubblico, il dramma occupazionale e la precarizzazione dell’esistenza, lo sfruttamento esasperato delle risorse naturali e la guerra imperialista, l’austerità declinata nel ridimensionamento dell’accesso ai saperi e ai beni universali sono i punti dirimenti di una crisi strutturale denunciata più di dieci anni fa. Le promesse di un capitalismo totalizzante, che potesse auto produrre ricchezza e democrazia hanno lasciato il passo ad una realtà fatta di schiavismo e sospensione dei diritti, sacrificati alla logica dell’iniquo profitto sulla gogna delle lobby internazionali. Avevamo ragione nel combattere un’impalcatura fatta di sangue e distruzione. Abbiamo ragione nel credere che la fase attuale di questo processo degenerativo necessiti di una risposta ancora più decisa.
Il mese appena trascorso ha visto i Giovani Comunisti (i compagni e le compagne che hanno lavorato pancia a terra, dal primo giorno) motore riconosciuto di un processo politico che oltre alla crisi globale, ha speso nutrite riflessioni sulle prospettive del movimento stesso. Legittimazione più alta di questo percorso, il fatto che la nostra organizzazione sia stata l’unica forza partitica a ricevere – in quanto tale – parola durante i lavori dell’assemblea conclusiva, a conferma di quanto credibilità ed agibilità politica percorrano il medesimo tragitto. La profonda convinzione della necessità di un patto di lavoro fra i soggetti del forum da un lato, e la corrispondente organizzazione logistica delle forze in campo dall’altro, ci hanno permesso di rilanciare energicamente un pensiero strutturalmente anticapitalista nei dibattiti che nell’ultima settimana hanno colorato le strade e le piazze della città.
L’offensiva globale dei centri di potere internazionali chiede una risposta cosciente ed universale che sappia coniugare con efficacia le istanze e le rivendicazioni che infinite giungono da ogni angolo del pianeta. I provvedimenti di macelleria sociale dei singoli Governi rispondono ad un interesse comune dettato da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, garanti e al contempo usurai della ristrutturazione del debito degli Stati potenzialmente insolventi. In questo senso la lotta degli Indignados spagnoli, è la lotta dei lavoratori greci, che è la lotta degli studenti italiani, delle barricate della Val di Susa, degli operai di Pomigliano e Mirafiori. E’ la lotta di chi oltre al futuro, vede negato il diritto al presente e alla dignità. Per tale ragione abbiamo reputato indispensabile il contributo ulteriore di analisi fornitoci dal movimento di Madrid, protagonista di più dibattiti tematici, entusiasta della collaborazione ormai consolidata con i Giovani Comunisti.
Loro la crisi, Noi la Speranza. Facciamo nostri gli appuntamenti nazionali ed internazionali individuati dal forum, a partire dall’assemblea che si terrà a Roma il 4 Settembre, e dalla mobilitazione europea del 15 Ottobre, con la certezza che sin dal prossimo autunno andranno sperimentate nelle piazze le sinergie politiche e le pratiche che in queste giornate genovesi hanno restituito vigore e dinamicità a tutto il movimento. Un patto di lavoro che dal conflitto riesca a costruire attraverso un percorso comune l’alternativa stabile e duratura al mostro liberista. Un patto di lavoro che, smarcandosi dall’antipolitica propria del qualunquismo, sappia individuare dei riferimenti politici capaci di dare voce e risonanza al lavoro quotidianamente svolto nelle miriadi di focolai di lotta.
Genova brucia di un’esperienza che lega indissolubilmente la rabbia di chi viene derubato della propria vita con il sogno di chi alla rassegnazione antepone il coraggio di sapersi mettere in discussione. E’ la consapevolezza di essere vela di un vento che lascia al palo i mezzi termini e i molok della realtà che diventa realismo. E’ la capacità di riconoscere i propri errori, mossa dal bisogno irrinunciabile di ritornare ad essere spinta propulsiva di un mondo libero dalla prevaricazione dell’uomo sull’uomo. E’ il nostro assalto al cielo, che fiero della propria identità non ha bisogno dell’identitarismo per sentirsi egemone, perché spinto sulle ali di una rivoluzione mossa dal consenso di chi necessita di un’altra realtà in cui vivere, prima che di un altro sogno in cui sperare. Mai più gabbiani ipotetici. Alla lotta!
ALESSANDRO FATIGATI
DANILO BORRELLI
SIMONE OGGIONNI
VALERIO TODESCHINI
27 Luglio 2011