di Giovani Comuniste/i – Taranto
“Un tempo primi a guardare, cercare e trovare la strategia per decidere ed agire per esortare la cittadinanza attiva erano proprio gli studenti. Le proteste trovavano contenuti e sostanza tra i banchi dell’università e subito dopo nei licei per poi approdare in assemblea o in piazza a fianco dei lavoratori in un civile dibattito.
Il mio augurio e che questo silenzio sia dovuto ad una pausa di riflessione: insomma sono sicuro che non sia una vera assenza di passioni sociali e di distanza dal “bene comune”.”
Ecco riassunta in poche righe di uno scarno comunicato divulgato su facebook quello che il sindaco di Taranto pensa dei giovani della sua città. L’immagine che ne esce non è delle migliori. Mentre la crisi divampa e getta sul lastrico intere categorie di lavoratori e imprenditori i giovani che fanno? Dove sono?
Iniziamo da quest’ultima domanda. Parlare di giovani a Taranto non ha senso se si prescinde da due dati: a) negli ultimi dieci anni la popolazione fra i 20 e i 34 anni è diminuita di duemila unità (senza considerare i tantissimi che, pur lontani da Taranto, continuano a conservare la residenza); b) nell’ultimo triennio in tutta la provincia si sono persi 12 mila posti di lavoro nella fascia d’età che va dai 25 ai 34 anni. Le prospettive che si presentano di fronte a un giovane tarantino al momento sono dunque due: emigrazione o disoccupazione.
Ciò rende estremamente delicato il tessuto civile della città; eppure in questi anni – e in questi ultimissimi mesi in particolare – le iniziative da parte dei movimenti giovanili non sono mancate. Vogliamo parlare del Cloro Rosso: più di duecento eventi organizzati in due anni di occupazione della ex Martellotta fra presentazioni di libri, spettacoli teatrali, dibattiti, concerti? O di LINK e della sua instancabile lotta per affermare ogni giorno i diritti degli studenti universitari all’interno delle facoltà tarantine e della città, ponendo al centro delle sue politiche la figura dello studente come risorsa e perno dello sviluppo culturale e sociale della nostra comunità. Se al sindaco poi sta a cuore una discussione sulla crisi come ha fatto a dimenticarsi del ciclo di seminari da lui stesso patrocinato (“Oltre la crisi. Itinerari dentro il mondo che cambia”, promosso fra gli altri dallo stesso Link e da Siderlandia), svoltosi a Taranto fra novembre e dicembre proprio nelle aule dell’Università? E come è possibile che gli sia sfuggito il lavoro di promozione dei talenti artistici locali svolto dalle ragazze e dai ragazzi di Palacool? Per non parlare della straordinaria opera di riappropriazione degli spazi comuni portata avanti da Ammazza che Piazza. A proposito di “spazi”… il sindaco ricorda che qualche mese fa si costituì una rete di associazioni allo scopo di rivendicare luoghi per la socialità e la cultura? Se andasse a spulciare fra le sue carte certamente troverebbe la lettera protocollata in cui gli si chiedeva un incontro per discutere della questione. Lettera che non ha mai avuto una risposta.
Ecco, se tutti questi gruppi – e molti altri ancora – si fossero lasciati demotivare dalle precarie condizioni economiche e dalle difficili aspettative che caratterizzano le persone che li animano in questi anni Taranto sarebbe stata una città decisamente più chiusa, gretta, provinciale di quanto già non sia.
Piuttosto… cosa ha fatto in cinque anni l’amministrazione Stefàno per offrire opportunità ai giovani presenti in città e richiamare quelli emigrati in altre parti d’Italia? Qualcosa a dire il vero l’ha fatta: ha sgomberato per ben due volte il Cloro Rosso, continuando a ritardare i lavori di ristrutturazione della ex scuola Martellotta; ha chiuso la porta in faccia – come si è già ricordato – alla moltitudine di soggetti che chiedevano spazi per le proprie attività; ha lasciato che l’unica struttura messa in piedi in questi anni per sviluppare il protagonismo giovanile, il Cantiere Maggese, venisse gestito ben al di sotto delle sue possibilità (negli stabili di Largo San Gaetano vi sono ancora una intera sala di registrazione e una di montaggio inscatolate). Per non dire della Biblioteca civica, luogo di studio per centinaia di studenti tarantini, che continua ad essere gestita con criteri che qualsiasi esperto di biblioteconomia considererebbe di un altro secolo (e non si contano i disservizi che quotidianamente gli utenti devono subire: soprattutto, in questa stagione, la mancanza di riscaldamenti).
Tante altre cose invece la giunta Stefàno non ha fatto: per esempio una politica in grado di incentivare la crescita e la stabilizzazione anche in chiave professionale delle molteplici attività sociali e culturali espresse dai diversi gruppi. Questi al momento vengono alimentati da una sola risorsa: la volontà dei loro componenti. E’ possibile, nel terzo millennio, accettare che una città che non voglia essere un semplice dormitorio in funzione delle attività produttive che insistono sul territorio non abbia un tessuto di servizi sociali e culturali di elevata qualità professionale? Quanti posti di lavoro si riuscirebbero a ricavare da una politica che incentivasse la crescita di questo settore? Quante intelligenze respinte si riuscirebbe ad attrarre con il loro carico di competenze e conoscenze?
Purtroppo però la giunta Stefàno questo problema sembra non esserselo posto. Con le sue azioni sbagliate e con le sue mancanze ha piuttosto lanciato un messaggio: “questa non è una città per giovani”. Non ci si lamenti se poi un numero crescente di ragazze e ragazzi in questi anni abbia abbandonato Taranto portando con sé il disprezzo per le sue classi dirigenti.
Ma forse Stefàno queste tendenze le ha ben presente e sa che si prepara a candidarsi alla guida di una città che col passare del tempo si farà sempre più vecchia – per cui l’elettorato giovanile diventa poco interessante. Ma non crede, caro sindaco, che provocando i giovani di questa città – gli stessi che nel 2007 si recarono alle urne in massa per votarla, sperando in un reale cambiamento – la sua rielezione corra qualche rischio?
GIOVANI COMUNISTE/I – TARANTO
29 gennaio 2012