di Andrea Procopio e Nicolò Ollino
Da poco meno di un anno è tornata prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica la questione del TAV e delle contestuali organizzate, crescenti, appassionate e decise proteste. Due universi agli antipodi, la retorica pro TAV e la protesta, in un campo di battaglia ideale dove all’interesse economico di chi vuole devastare una Valle per il tornaconto di pochi, tra menzogne e accuse, un rispolvero di fantasmi del passato a scopo denigratorio, si contrappone un patrimonio di umanità, di volti e lacrime, sorrisi, bandiere e colori, il Popolo No Tav che fiero sacrifica molto della propria sfera individuale nella lotta per un bene collettivo che sia più ricco e per un paesaggio scevro dalla devastazione speculativa del partito del cemento, partito che ahimè è ormai quasi bipartisan.
Tutte le proteste di questa settimana nascono dalla grandissima manifestazione nazionale di Sabato scorso, una delle più grandi manifestazioni popolari e pacifiche che il movimento no tav abbia mai conosciuto. Molta gente, molti valligiani ma anche molte persone da tutta Italia. Lo stato ha risposto con l’allargamento illegale del cantiere lunedì mattina. Luca Abbà, contadino militante no tav del Cels (fraz. Di Exilles), per difendere il proprio terreno ha deciso di salire su un traliccio dell’alta tensione per protestare contro l’allargamento del cantiere. E’ stato inseguito da un rocciatore della polizia e questo fatto ha portato alla caduta di Luca. Da qui nascono le proteste e i blocchi stradali che sono durati per tutta la settimana in valle di Susa. Molta gente è accorsa indignata dopo quanto successo a Luca. Molti esponenti politici ci hanno accusato di essere violenti. L’unica violenza che si è vista è stata quella della polizia che nella serata di mercoledì come prima cosa ha caricato i manifestanti con i soliti metodi a cui siamo abituati (lacrimogeni CS lanciati ad altezza d’uomo, idranti e manganellate) e poi è iniziata una vera e propria caccia all’uomo nel centro abitato di Chianocco. L’evento più eclatante è stata la distruzione, con conseguente irruzione, di una vetrata di un bar nelle vicinanze della rotonda del Vernetto, un atto che può essere solamente definito degno di uno stato fascista. Dopo questa notte si è chiaramente capito che ora la democrazia in Italia è sospesa, non esiste più. Il movimento no tav non si è fatto intimidire e la sera successiva, dopo un’affollata assemblea, è tornato ad occupare l’autostrada beffando le forze del disordine. Infine la giornata di ieri. Il governo Monti, governo chiaramente politico di destra, ha fatto vedere i muscoli dicendo che si prosegue con il TAV e che non saranno tollerate violenze e atti illegali di nessun tipo; negando per l’ennesima volta il confronto con la popolazione della valle che da 20 anni si oppone all’opera. Per tutta risposta il movimento ha organizzato un’assemblea affollatissima al salone polivalente di Bussoleno. Qui si è deciso che la nostra lotta non si fermerà mai, che ogni giorno organizzeremo iniziative in tutta la valle. Perché deve risultare chiaro alla popolazione italiana che noi non smetteremo mai di combattere contro quest’opera inutile e dannosa per l’ambiente e l’economia del nostro Paese martoriato. Il governo deve capire una sola cosa: non si arrivi al muro contro muro perché noi valsusini non ci fermeremo mai e poi mai. La resistenza continuerà.
Rifondazione ed i Giovani Comunisti sono da sempre parte organica di questo genuino popolo in lotta, non un popolo di eroi ma gente comune che ha solo deciso di non abbassare la testa, gente che volentieri farebbe a meno di tutta questa popolarità. Ma queste persone sono determinate e sappiate che non si fermeranno, non ci fermeremo, siamo tutti No Tav: A SARA’ DURA!
ANDREA PROCOPIO
Giovani Comuniste/i – Valle di Susa
NICOLO’ OLLINO
Segretario provinciale Rifondazione Comunista – Asti