Il Frontline Socialist Party e le sfide della sinistra marxista in Sri Lanka

di Gianmarco Pisa

Quello che si è svolto il 9 Aprile nella capitale dello Sri Lanka, Colombo, non è stato semplicemente il congresso di fondazione di un nuovo partito politico. È stato in effetti molto di più: un’occasione preziosa per il rilancio del movimento della sinistra in quel Paese, uno spazio aperto di confronto e di relazione tra il neonato partito ed organizzazioni e movimenti locali ed internazionali, una circostanza di attivazione della solidarietà internazionale, tanto più concreta in quanto legata alla denuncia ed alla risoluzione di un caso di vero e proprio “sequestro politico”.

Infatti, il congresso inaugurale del Frontline Socialist Party si è tenuto in assenza di due tra le sue figure di maggiore prestigio: Premakumar Gunaratnam, leader di primo piano del Movimento di Lotta Popolare, organizzazione sociale del partito, e di Dimithu Attygalle, responsabile del settore femminile e delle questioni internazionali dell’organizzazione politica. I congressisti e le delegazioni internazionali, tra le quali quella di Rifondazione Comunista, sono rimasti tre giorni con il fiato sospeso, senza ricevere comunicazioni, né tanto meno spiegazioni, da parte delle forze di polizia e delle autorità dello Sri Lanka in relazione alle circostanze di quelle “sparizioni”.

Solo dopo quattro giorni, appena liberata, D. Attygalle ha potuto, prima in conferenza stampa e successivamente in un incontro con la delegazione italiana intervenuta al congresso, raccontare come sono andate le cose: caricata su un furgone bianco da uomini in divisa, successivamente tradotta, bendata, in un luogo separato, all’apparenza una base militare, è stata interrogata per giorni, sul costituendo partito politico e la sua organizzazione, sui suoi membri e le fonti di finanziamento, sui legami internazionali e i gruppi locali, infine liberata solo nel momento in cui l’altro compagno, P. Gunaratnam, è stato imbarcato su un aereo ed “esiliato” in Australia, Paese del quale è cittadino, che ha già chiesto spiegazioni circa l’insolita procedura.

Intanto, nella capitale dello Sri Lanka si svolgevano i lavori legati alla costruzione del nuovo partito politico: a cominciare dal congresso inaugurale, che è giunto dopo sei mesi di discussione ed elaborazione congressuale e dopo un altrettanto approfondito processo di auto-critica, grazie al quale i fondatori del nuovo partito hanno messo in luce la storia e le motivazioni della loro fuori-uscita dal JVP (Fronte di Liberazione del Popolo), lo storico partito della sinistra maggioritaria dello Sri Lanka, tuttavia precipitato nella spirale dell’isolamento e del nazionalismo, soprattutto dopo essersi segnalato tra i maggiori sostenitori della guerra civile ed etno-politica con la quale il governo sri-lankese ha annientato gli ultimi focolai della resistenza Tamil nel Nord e nel Nord Est del Paese, al prezzo di migliaia di morti e di esecuzioni sommarie documentate da varie fonti.

Entrare nella vicenda Tamil è certamente oneroso per un articolo sintetico come questo: basti allora segnalare la contraddizione prevalente, quella di un movimento per l’auto-determinazione Tamil che, col passare del tempo, ha finito sempre più per accentuare il proprio profilo separatista e le proprie pulsioni terroristiche, al quale si è contrapposto il governo, inizialmente sostenuto anche dal JVP, di Mahinda Rajapaksa, che ha dato tuttavia corpo ad un’ampia propaganda nazionalistica e che ha poi colto l’occasione della vittoria per una vera e propria campagna di auto-incensazione, non scevra da venature autocratiche, che rischiano adesso di precipitare il Paese in una vera e propria deriva nazionalitaria, se non addirittura autocratica.

Il processo di auto-critica avviato di conseguenza dai fondatori del Frontline Socialist Party, che ha anche prodotto una pubblicazione in due volumi della propria ricapitolazione storica e critica, rispettivamente dal 1956 al 1978 e dal 1978 al 2012, rappresenta dunque una tappa importante del processo di rifondazione di una vera sinistra, autenticamente marxista, all’interno del Paese, che sappia andare oltre, contemporaneamente, la deriva moderata impressa al JVP dal suo gruppo dirigente e la frammentazione molecolare dei tanti micro-partiti che affollano la galassia della sinistra anti-capitalistasri-lankese, spesso in contraddizione, quando non in conflitto.

Nella filigrana di questi presupposti e di questo orientamento, si possono così intravvedere i vari contenuti politici sulle cui basi il nuovo partito è finalmente nato e le ipotesi di cooperazione avviate nei numerosi incontri tenuti nei dieci giorni di missione politica: dai confronti bilaterali con il neo-segretario Senadera Gunatilaka e la responsabile delle questioni internazionali, Dimithu Attygalle, ai meeting con il movimento universitario e quello dei lavoratori comunisti, per finire con le visite presso gli agricoltori e con gli intellettuali raccolti nel collettivo “Praxis”, tutto ha concorso a rappresentare il volto nuovo di un FSP che intende partire dalla sua storia per superarla, che si mostra capace di fare i conti con il proprio passato per traguardare nuovi sviluppi, nazionali ed internazionali, per il marxismo ed il leninismo, lungo il solco aperto dal “socialismo per il XXI secolo” e segnato dalla proposta della Quinta Internazionale, che si interroga sulle forme della politica e sulla partecipazione popolare, che guarda ad Antonio Gramsci come maestro e ispiratore e fa della battaglia per l’egemonia e la mobilitazione rivoluzionaria delle forze attive della società civile, il punto da cui ripartire per la costruzione di un nuovo fronte di sinistra nel Paese, superando al tempo stesso pulsioni nazionalistiche e retaggi passatisti.

GIANMARCO PISA

17 aprile 2012

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