Pacifismo nero

di Germano Monti

Fra pochi giorni, Roma sarà teatro di un evento che, molto probabilmente, non passerà alla storia, ma che segna comunque un punto di caduta nella variegata composizione del mondo pacifista e della solidarietà internazionalista italiani. Sabato 16 giugno, si sono dati appuntamento a Piazza del Popolo i sostenitori del regime siriano del clan Assad, adottando come slogan di convocazione dell’adunata il motto “Dio, Siria, Bashar e basta!”. Lo stesso motto degli shabiha, gli squadristi che si occupano del lavoro sporco contro gli oppositori del regime. L’iniziativa ha avuto un prologo interessante lo scorso 31 maggio, quando una cinquantina di italiani e siriani hanno manifestato davanti la sede dell’ambasciata siriana, a pochi passi da Piazza Venezia, ostentando pugni chiusi e saluti romani, amorevolmente l’uno a fianco dell’altro.

Non si è trattato di un episodio folcloristico: la blasfema commistione fra neofascisti e sedicenti “antimperialisti” è un dato di fatto, confermato, da ultimo, proprio dalla convocazione della manifestazione del 16 giugno. Le figure, anzi, i figuri di spicco del comitato promotore sono due, entrambi animatori del sito Syrian Free Press: Ouday Ramadan, detto “Soso”, e Filippo Pilato Fortunato.

Ouday Ramadan è un siriano che vive in Italia ed è stato consigliere comunale del Partito dei Comunisti Italiani a Cascina, un grosso centro della provincia di Pisa. Non sappiamo se sia tuttora iscritto al partito di Diliberto, ma lui si professa comunista, anzi “stalinista in ogni cellula”, ed è di pochi mesi fa una sua violenta polemica contro Paolo Ferrero, il segretario di Rifondazione Comunista, reo di avere – sia pure timidamente – difeso le ragioni della rivolta siriana. Stando a quel che dice qualche suo sodale, Ramadan è anche il figlio del “capo spirituale” di un’importante comunità alaouita, la stessa setta cui appartiene la famiglia Assad.

Filippo Pilato Fortunato, invece, appare come uno schietto fascistone, e basta un veloce giro sulla rete per visualizzare un’incredibile quantità di articoli, interviste, recensioni, ecc., talmente espliciti da togliere ogni dubbio. In ogni caso, a suggellare con il crisma dell’ufficialità le simpatie politiche del Fortunato, nell’agosto dello scorso anno giunge l’iscrizione a Forza Nuova, sezione di Palermo.

Il suo “pensiero” è efficacemente sintetizzato in questo stralcio di una sua breve biografia redatta da Giovanna Canzano, che compare al termine di una sua intervista allo stesso Fortunato: “Filippo F.P. reputa di fondamentale importanza comprendere quale sia il maggior pericolo cui l’umanità sta andando incontro e creare una rete di opposizione, di formazione e controinformazione che sappia andare oltre i limiti personali di ognuno, per fronteggiare organicamente quello che egli considera il nemico numero uno: il giudaismo sionista, rabbinico-talmudico, massonico per eccellenza”.

Il nerissimo Fortunato ed il “rosso” Ramadan sono uniti dall’amore per il regime nazionale e socialista di Assad, al punto di organizzare e partecipare a delegazioni che si recano fino a Damasco per omaggiare gli esponenti del regime, come avvenuto poche settimane fa. La loro passione per il regime siriano è condivisa da un’area nebulosa che va da formazioni di estrema destra quali, appunto, Forza Nuova, Stato e Potenza, Eurasia, Socialismo Nazionale, il gruppo romano “Controtempo”, CasaPound, i “comunitaristi”, Millennium, coinvolgendo settori consistenti dell’integralismo cattolico, ma anche movimenti trasversali – come “Per il Bene Comune” dell’ex senatore del PdCI Fernando Rossi – e realtà ed individui accreditati a sinistra e nei movimenti contro la guerra.

Alla manifestazione di Piazza Venezia dove pugni chiusi e saluti romani convivevano disinvoltamente, hanno preso parte esponenti di un comitato di solidarietà con la Palestina notoriamente schierato a sinistra e della Rete No War, così come ad altre iniziative simili – in solidarietà con il dittatore libico Gheddafi, prima ancora che con il siriano Assad – hanno preso parte il giornalista Fulvio Grimaldi e la collega Marinella Correggia, che scrive anche per il Manifesto. Quest’ultima, anzi, è la punta di lancia della propaganda in Italia del regime di Assad, rilanciando le veline del centro di informazione cattolico integralista “Vox clamans”, gestito da suor Mariam Agnès De La Croix, monaca lèfebvriana in ottimi rapporti con i falangisti libanesi ed i fascisti francesi del Front National di Marine Le Pen. Le veline farneticanti di Marinella Correggia e persino quelle di “Vox clamans” vengono rilanciate come “informazioni indipendenti” anche da radio e riviste on line della sinistra, per quanto questo possa apparire inverosimile.

Le adesioni alla manifestazione del 16 giugno confermano il quadro della sconfortante deriva raggiunta da settori – minoritari, fortunatamente – della sinistra e del movimento contro la guerra. A leggere le pagine Facebook dedicate all’evento, a Piazza del Popolo dovrebbero esserci – insieme a tanti camerati entusiasti del nazional-socialista Assad – la sezione milanese della FGCI, un misterioso gruppo “Comunisti Uniti Duepuntozero”, nonché pacifisti a tutto tondo, che hanno tentato (senza successo) di convincere a partecipare anche le associazioni pacifiste riunite nel Forum tenutosi a Roma la settimana scorsa. Anche l’ex segretario della CGIL in Sicilia, Pietro Ancona, ha assicurato la sua adesione. A ben guardare, le adesioni esplicite da sinistra sono poche e marginali, ma il dato preoccupante è rappresentato dal fatto che questi personaggi – che, lo ripetiamo e sottolineiamo, non mostrano alcun imbarazzo a marciare insieme alla peggiore feccia fascista – siano tuttora interni ad organizzazioni, reti e movimenti che dovrebbero avere nell’antifascismo, oltre che nella solidarietà internazionalista, la propria stella polare.

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GERMANO MONTI

14 giugno 2012

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