Genova 2001: ancora la legge è (in)giusta?

di Mario Minarda

Non che ci si aspettasse chissà cosa da parte dei tribunali italiani dopo che passano 11 anni, tra silenzi, veleni e vite lasciate in sospeso. Ma ancora una volta i sogni sono stati interrotti. Già: non ci si aspetta nulla da un processo “oscuro” scritto e forse manipolato in partenza dai rumores pubblici, condizionato da una deriva fattuale del tutto imbarazzante: come in quei casi di giudizio nei quali lo Stato processa se stesso!Immaginate? Cosa si può, cosa si dovrebbe (usiamo,da eterni speranzosi quali siamo, il condizionale) attendere in più da una vicenda talmente brutale la cui turpe e scellerata evidenza dei fatti ha già raccontato tutto? La storia di quel che accadde a Genova nel luglio del 2001 è tutta lì, proprio in quei filmati, racconti e testimonianze registrate da chi, magari col volto insanguinato o con gli occhi arrossati, era in quelle strade. Nulla da aggiungere.
Per quella che da Amnesty International è stata definita come «la più grande sospensione dei diritti umani dopo la Seconda guerra mondiale» si potrebbe finalmente dire (in)giustizia è stata fatta! E dunque, cosa si voleva? Robe come clamorosi capovolgimenti di fronte o amnistie annunciate e subito rese attive? Togliamocelo dalla mente. Tanto oramai ci hanno ucciso due volte. Dai massacri della Diaz (solo un film?…Già: come le molotov ritrovate, no?…) alle torture di Bolzaneto, alle immotivate cariche di via Tolemaide, alle “molto punitive” sollevazioni dagli incarichi e alle “lievi” condanne a 15 anni dei compagni per “saccheggio e devastazione”. Interessante no? Una mega marmellata politico-istituzionale che alla fine passando sopra nasi spaccati, braccia rotte e un ragazzo morto (beh, sì…c’è anche quello) si è liquefatta in un apparente pareggio.
Un po’ di qua e un po’ di là. Certo! Come no! Cinque anni di interdizione dai pubblici uffici (con gli agenti esecutori materiali dei massacri a piede libero) contro quindici anni per una vetrina non vi sembra equo? No? In realtà pare di essere in un mondo totalmente alla rovescia dove a pagare è solamente chi subisce il danno.
Ricordate il capitolo XIX delle Avventure di Pinocchio? Quando il povero burattino di legno pur denunciando di essere stato rapinato si ritrova condannato dal giudice «scimmione della razza dei gorilla»? Ecco l’humile Italia: pestaggio fisico subito, un morto (della serie: “potevano essere di più, e allora che volete? Vi è andata bene..zitti e muti”) saccheggio e devastazione mentale però.

C’è un fatto, terribile come un macigno: I cinque ragazzi (sì, mi piace definirli così nonostante i quaranta anni di età che in media si ritrovano ad avere) a differenza del personaggio collodiano o di qualsivoglia favola a lieto fine non torneranno bambini in carne ed ossa ma al contrario le loro vite saranno spente in una cella per questioni di “pareggio” istituzionale… Noi però quello che è successo a Piazza Alimonda lo ricordiamo bene. Proiettile ed estintore compresi nel prezzo. Lo visualizziamo sempre. Non è una verità che cerchiamo: quella c’è ed è ancora troppo scomoda. A volte ci svegliamo di notte sovrastati dagli incubi e pensiamo pure a quelle immagini, al fatto che poteva essere uno di noi, al nostro sacco a pelo disfatto in quella scuola…o a quella gommapiuma che evidentemente non è servita a nulla. “Un altro mondo è possibile” dicevamo. Beh forse i nostri sogni continuano su questa stessa lunghezza d’onda da questo punto di vista, nonostante sferzate e ignominie di ogni sorta, e allora ci sentiamo “piacevolmente”colpevoli di dissentire, di ribellarci e resistere Proprio così: colpevoli di sognare. Come CARLO…CHE VIVE SEMPRE e SOGNA NELLE NOSTRE LOTTE. Se è così dunque: CONDANNATECI PURE TUTTI!

MARIO MINARDA
Giovani Comunisti/e  Palermo

22 luglio 2012

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookies necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookies policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookies, consulta la cookies policy. Cliccando sul pulsante "Accetto" acconsenti all’uso dei cookies.