di Simone Oggionni
In questi giorni inizia, in Salento, il campeggio unitario dei Giovani Comunisti e della Fgci. Si tratta di un appuntamento importante, con un programma impegnativo (lo trovi qui) e al quale anche quest’anno parteciperanno centinaia di compagne e compagni da tutta Italia. Giunto alla quarta edizione, vede quest’anno la luce non senza qualche difficoltà.
Ne voglio parlare in maniera del tutto esplicita, perché penso che soltanto affrontando i problemi per quelli che sono (senza occultarli o trasformarli) sia possibile trovare una soluzione.
La mia impressione è che fino ad oggi siamo riusciti a raggiungere un obiettivo decisivo, come il mantenere intatti luoghi e tempi d’azione e iniziativa comune tra noi (di cui il campeggio è parte integrante), ma allo stesso tempo ne abbiamo falliti diversi altri. Il primo, il più importante, è il non essere stati in grado di costruire un livello di autonomia di elaborazione e di pratica politica rispetto al dibattito interno alla Federazione della Sinistra.
Questi frangenti lo dimostrano. La discussione dentro la Federazione della Sinistra è bloccata e sembra fotografare passivamente l’esistenza al suo interno di linee politiche differenti. Il dibattito tra i giovani ne risente immediatamente, quasi in maniera meccanica.
La Federazione della Sinistra non ingrana e non decolla nei territori, e a livello centrale si accontenta di registrare la compresenza di spinte e pulsioni anche molto diverse tra loro. Nei giovani accade quasi esattamente la stessa cosa, replicando in un rituale stanco dinamiche simili e contrapposizioni simili, senza cercare più una sintesi avanzata, un punto di contatto tra esperienze diverse.
Non è questo lo spirito con cui abbiamo dato vita ad Alternativa Ribelle e abbiamo inteso in questi anni l’unione delle due giovanili comuniste all’interno della Federazione della Sinistra.
Non è neppure questo lo spirito con cui è possibile – lo dico in tutta onestà – guardare più in alto e immaginare di potere costruire un’aggregazione giovanile unitaria della sinistra come da tempo diciamo di volere.
Non può essere questo, infine, lo spirito con cui ci proponiamo di dare un contributo positivo anche ai nostri partiti, un contributo di militanza, di passione, di stimolo per un rinnovamento generale.
Ma se scrivo queste note è perché ho una grandissima fiducia in quello che siamo in grado di fare, nelle potenzialità delle nostre organizzazioni, nel grande patrimonio che corrisponde a tutti i nostri circoli, le nostre federazioni, i nostri collettivi, le centinaia di esperienze di lotta e di conflitto che rappresentano una speranza per il futuro dei comunisti e di un pezzo importante di sinistra nel nostro Paese.
Penso alle tante mobilitazioni di questi mesi, al 12 maggio romano, ai giovanissimi compagni che in tante scuole vincono le elezioni di Istituto e allo stesso tempo limitano i fascisti, alle Università occupate e alle vittorie elettorali, penso ai tantissimi impegnati e riconosciuti nei movimenti, da quello per l’acqua bene comune alle tante vertenze territoriali. Penso ai nostri giovani consiglieri eletti, ai delegati di fabbrica, ai precari apprezzati e riconosciuti come punti di riferimento nei propri luoghi di lavoro e di non lavoro.
Pensando in primo luogo a loro, ma anche alle nostre precise responsabilità, non possiamo arenarci né limitarci a fare la fotografia del fatto che qualcuno di noi vorrebbe un accordo di governo con il Partito democratico e qualcun altro vorrebbe una coalizione anti-capitalista di piccole dimensioni e piccole ambizioni.
Anche perché i nostri compiti sono soprattutto altri: organizzare le lotte, radicare l’organizzazione, coltivare legami di movimento solidi e duraturi, lavorare sulla formazione ideologica e pratica dei nostri compagni, costruire un linguaggio, un immaginario, una socialità diversa che consentano alle nuove generazioni di avvicinarsi al nostro progetto e al nostro impegno.
Serve uno scatto. Il campeggio è una grande occasione che non va sprecata, dal quale vogliamo lanciare le nostre campagne d’autunno sul lavoro e sul reddito.
C’è bisogno dei giovani comunisti, uniti, e c’è bisogno di costruire dentro l’opposizione quotidiana al governo Monti relazioni sempre più strette con le energie migliori della sinistra a livello giovanile.
SIMONE OGGIONNI
Portavoce nazionale Giovani Comuniste/i
21 luglio 2012