di Luciano Rizzuti
La Sicilia si sta trasformando in una vera e propria base militare U.S.A. centrale per la strategia militare dei conflitti del nostro tempo e avanguardia dei più moderni e inumani strumenti di guerra. Strumenti sempre più virtuali nella gestione di chi attacca ma sempre più atroci negli effetti che sortiscono, innumerevoli vite stroncate con un solo clic dai computer delle moderne basi militari che guidano droni (aerei da guerra senza pilota, già in opera a Sigonella) come si fa con i più banali videogiochi, con la differenza che questi “giocattoli” sono mezzi per armi reali e devastanti, da quelle convenzionali a quelle chimiche e nucleari.
Affinché tali armi siano efficaci è necessario coprire l’intero globo terrestre con una rete satellitare in grado di permettere a questi strumenti di morte telecomandati di raggiungere ogni angolo del pianeta. A tal fine nel 2007 la Marina militare degli Stati Uniti ha messo a punto un piano di dislocazione di quattro stazioni di terra per il controllo satellitare, poste ai quattro angoli della Terra: due negli Stati Uniti (Virginia e Hawaii), una in Australia e una in Europa, in Sicilia (Niscemi). Come si legge nel dettagliato studio di Antonio Mazzeo, Un Eco MUOStro a Niscemi ed. Sicilia Punto L, già il 9 marzo 2006 (con conferma definitiva del 31 ottobre dello stesso anno) il Ministero della difesa aveva autorizzato la costruzione del Mobile User Objective System (MUOS) in Sicilia, stazione terrestre di proprietà esclusiva delle forze armate statunitensi, senza che tale opera fosse mai stata discussa né in Consiglio dei Ministri né in Parlamento. Nonostante la scientifica operazione di mistificazione e occultamento di dati e notizie relative a tale progetto, la costruzione del MUOS ha suscitato la resistenza della popolazione residente nei dintorni della riserva naturale della Sughereta, dentro la quale sono stati avviati i lavori di costruzione del MUOS, ormai quasi a compimento, consapevole del notevole impatto ambientale e delle gravi conseguenze per la salute degli stessi residenti dovute all’altissima frequenza delle onde delle gigantesche antenne del MUOS. Inizialmente anche il Presidente della Regione, Raffele Lombardo aveva posto alcune resistenze ma è proprio a questo punto che una certa politica ha dato l’ennesimo segno di assoluta subalternità alle lusinghe di chi è in grado di finanziarla, prescindendo dall’interesse dei cittadini che rappresenta. Il 23 marzo 2012 Dario De Luca pubblicava su Sud Press l’elenco dei finanziamenti ricevuti dall’MPA di Raffaele Lombardo alle ultime elezioni regionali, rivelando che fra questi risultano anche 15.000 euro donati dalla Gemmo S.p.A., la stessa società alla quale è stato affidato l’appalto per la realizzazione del MUOS. Se a questo si aggiungono le pressioni dell’ex Ministro della difesa Ignazio La Russa e dell’ambasciata USA in Italia con la quale Lombardo ha trattato dei successivi investimenti USA in Sicilia, appare più chiaro il percorso che ha portato il Presidente della Regione Sicilia a cambiare idea, facendolo diventare uno dei più convinti sostenitori del MUOS.
Ma la macchina di occultamento e disinformazione messa in atto dagli organi istituzionali statunitensi e italiani coinvolti è ancora più capillare di quanto possa sembrare a prima vista. Non solo, infatti, alcune autorevoli istituzioni italiane coinvolte sono legate alle forze armate statunitensi da importanti finanziamenti (spiccano i contratti da 70.000 dollari erogati dal Dipartimento della difesa americano all’Università di Palermo o i 118.750 dollari all’università di Catania più i 475.000 dollari che la stessa ha ricevuto negli anni immediatamente precedenti direttamente dallo SPAWAR, il centro di ricerca spaziale della Marina statunitense a cui fa capo il MUOS, come riportato nello stesso studio di Antonio Mazzeo citato prima), ma sono in atto anche gravi omissioni nei documenti relativi alle analisi di impatto ambientale e di valutazione della fattibilità dell’opera, come denunciato nella lettera di chiarificazione scritta il 4 settembre 2012 dal dott. Massimo Coraddu e dal prof. Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino, incaricati dal Comune di Niscemi per una consulenza tecnica sui rischi della costruzione del MUOS. Zucchetti e Coraddu alla fine della lettera scrivono: “Una prima analisi della documentazione, ancora incompleta e ottenuta per via informale, sembra confermare le nostre più pessimistiche considerazioni riguardo l’attuale livello delle emissioni della base NRTF-Niscemi, e i rischi associati all’entrata in funzione dell’ulteriore sistema MUOS. […] Sollecitiamo le autorità responsabili della salute e della sicurezza dei cittadini di Niscemi e delle località limitrofe a fare chiarezza sulle responsabilità riguardo ai comportamenti omissivi del passato; a ottenere in tempi rapidi e a rendere pubblici tutti i documenti prodotti da ARPA Sicilia e da altri eventuali soggetti coinvolti e che riguardano le emissioni dell’attuale base NRTF-Niscemi e del MUOS in via di realizzazione”. E’ chiaro che è in atto una vera e propria cessione di autorità politica e territoriale a vantaggio degli Stati Uniti (unici proprietari del MUOS. L’Italia e persino la NATO non avranno diritto di accesso alla base militare), che prescinde da qualunque principio democratico a scapito anche dei più elementari diritti alla salute e alla salvaguardia dell’ambiente, coerentemente con il ruolo di frontiera invalicabile sempre più militarizzata che si vuole attribuire alla Sicilia, già isola di detenzione per migranti colpevoli solo di avere un passaporto non europeo, bagnata da un mare tragicamente colmo dei cadaveri di chi non ce l’ha fatta. Di fronte a tutto ciò urge una mobilitazione di massa di tutti i coloro che non sono disposti a sopportare tale sopruso, bisogna sostenere e promuovere le decine di comitati NO-MUOS già nati in Sicilia e costituirne di nuovi dove non ce n’è. Il coordinamento regionale dei comitati NO-MUOS sta organizzando una manifestazione nazionale, indetta per il 6 ottobre a Niscemi (per info e adesioni scrivere a nomuospalermo@gmail.com), una buona occasione per farci sentire e per aggregare le forze solidali, antirazziste, contrarie alla militarizzazione della Sicilia e non disposte a svendere i propri territori e la salute propria e delle future generazioni ai guerrafondai del XXI secolo.
LUCIANO RIZZUTI
21 settembre 2012