di Roberto Ciccarelli
«Aspetteremo il bando e, una volta definite le procedure, valuteremo anche tutte le azioni legali per contrastare questo concorso». A tre giorni dalla pubblicazione del contestatissimo bando di concorso per 11.542 cattedre a scuola, il segretario generale della Flc-Cgil Domenico Pantaleo sta pensando ad un rimedio estremo.
Dopo avere chiesto la sospensione delle procedure in un appello inviato ieri al Parlamento, Pantaleo spiega le ragioni della sua radicale opposizione: «Non siamo contrari ai concorsi che rappresentano una forma trasparente e democratica di selezione nella pubblica amministrazione.
Siamo contrari a questo concorso perchè non possono partecipare né i giovani laureati, né coloro che frequenteranno il Tirocinio Formativo Attivo (Tfa) dopo avere pagato, in alcuni casi, fino a 3 mila euro. E non viene proposto un piano di stabilizzazione dei precari iscritti alle graduatorie. Siamo al paradosso: se con il ministro Gelmini che ha devastato la scuola pubblica si era aperto un confronto su questo tema, il governo tecnico fa un’operazione che mira a cancellare i docenti precari che sono nelle graduatorie da dieci anni e più, garantendo il funzionamento della scuola. Dopo averli sfruttati, li trattano come una merce e non gli danno nessuna prospettiva. È uno scandalo».
Sta dicendo che i «giovani» non potranno partecipare al concorso?
La probabilità che fra gli 11.542 neo-insegnanti ci sarà qualche giovane è ridotta al minimo. Il concorso è riservato ai docenti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, ai supplenti già abilitati all’insegnamento. Persone che, in media, hanno 40 anni. Inoltre, estendere il concorso ai laureati prima del 2003 è una beffa per tutti coloro che hanno già superato un concorso.
Qualcuno tra gli esperti di «meritocrazia», penso a Roger Abravanel, diranno che lei sta difendendo il «vecchio» nella scuola e non gliene importa nulla del merito…
È un discorso aberrante, oltre tutto smentito dai fatti. Dicendo questo si illudono migliaia di giovani di avere oggi una possibilità di inserimento lavorativo nel mondo della scuola e li si contrappone ai meno giovani che nella scuola ci lavorano. Non c’è dubbio che la scuola abbia bisogno di un rinnovamento generazionale, ma si dimentica troppo spesso che nella scuola esistono tanti giovani quanti ce ne sono fuori. E si tratta di persone meritevoli che hanno superato concorsi e esami di stato e hanno maturato un’esperienza in classe.
Come si può uscire da questo vicolo cieco?
Allargando il numero dei posti disponibili nei prossimi anni perchè per effetto della riforma Fornero sulle pensioni, dei tagli fatti dalla Gelmini e quelli della spending review, nessuno dice che nel 2016 non ci sarà alcuna stabilizzazione per i precari e tanto meno possibilità per i giovani neo-laureati di entrare.
Che cosa accadrà, di preciso, nel 2016?
È un’altra perla di questo concorso. Le procedure termineranno verso l’estate e la graduatoria dei vincitori del concorso avrà validità per tre anni. Questo significa che i posti che si libereranno fino al 2016 verranno destinati al concorso che sta per essere bandito. Nel frattempo, il ministro Profumo ha annunciato un altro concorso che si dovrebbe tenere a primavera, poco dopo la fine delle procedure del primo, senza conoscere quanti saranno i posti a disposizione. Dai nostri calcoli sappiamo che saranno pochissimi. A questo secondo concorso dovrebbero partecipare, tra gli altri, anche i ragazzi che avranno terminato i corsi del Tfa. Solo che rischieranno di essere assunti dopo il 2016 e, ad oggi, non sappiamo quanti saranno. È un pasticcio infernale.
Ma il ministro questi problemi li conosce o li ignora?
Guardi, questo concorso è solo un’operazione propagandistica. Ciò che mi preoccupa è l’idea di selezione sociale che lo ispira: le persone devono essere messe in competizione; i concorsi, quando vengono fatti, diventano lotterie; il lavoro non è un diritto garantito per tutti. Sa cosa resterà di tutto questo? Un concorso inutile per cui spenderanno ben più del milione di euro di cui ha parlato Profumo e un taglio alla scuola di 180 milioni già stabilito dalla spending review.
ROBERTO CICCARELLI
il manifesto 21 settembre 2012