di Franco Frediani
Riuscire a scrivere senza avvertire un nodo che ti stringe lo stomaco è davvero difficile. Alle 10,30 di ieri, sabato 20 ottobre, la nave-veliero Estelle, con a bordo attivisti per i diritti umani e addirittura membri del parlamento di diverse nazionalità europee, è stata attaccata in acque Internazionali dalle navi da guerra Israeliane. Il cargo pacifista era diretto a Gaza, la striscia ormai conosciuta come terra di sofferenze e di morte. Era partita tre mesi fa dal Mare del Nord facendo tappa nei porti di Svezia, Norvegia, Francia, Spagna ed Italia.
Più volte controllata dalle autorità preposte dei paesi che ha toccato durante il suo viaggio, ha potuto mostrare la veridicità delle proprie intenzioni, che era quella di portare a Gaza materiale di utilità estrema e non assolutamente pericolosa come 2 alberi di ulivo, 41 tonnellate di cemento, sedie a rotelle, deambulatori, stampelle, stetoscopi ostetrici, libri per bambini, giocattoli, 300 palloni da calcio, strumenti musicali, attrezzature teatrali, radio VHF per la navigazione ed un’ancora per l’Arca di Gaza, la nave in costruzione per poter esportare le merci dalla Striscia.
E’ l’ennesimo atto di pirateria internazionale che viene portato a compimento dallo stato di Israele. Ricordare che stiamo parlando dello stesso Stato che chiede da anni all’Onu di approntare risoluzioni e atti concreti contro quei paesi che costruiscono materiali bellici che potrebbero minacciare la sua esistenza, ci sembra quasi superfluo. Ci chiediamo quante volte questo Stato ha violato le leggi del Diritto internazionale, e soprattutto quante altre volte ha stravolto quelle umanitarie! Quella della Estelle si trattava dunque di una palese missione umanitaria alla quale partecipava anche l’attivista e pacifista Marco Ramazzotti Stockel, italiano, ed ebreo. Parliamo al passato perché, da messaggi ricevuti su Twitter, abbiamo potuto apprendere infatti, che lo stesso Ramazzotti è in procinto di fare ritorno in Italia nella mattina di oggi. Cosa che non ci è dato sapere per gli altri suoi compagni di viaggio. Agire in acque internazionali, esattamente a circa 17 miglia nautiche a nord di Arish, Egitto, non può che essere la chiara dimostrazione di come Israele voglia usare la cosiddetta tolleranza zero, verso i palestinesi ovviamente, e nei confronti di tutti coloro i quali, si adoperano per aiutare la sopravvivenza dei cittadini palestinesi ammassati come topi nella striscia di Gaza. Lo sta facendo ormai da anni, alla luce del sole, di fronte a governi esteri che non battono ciglio o quanto meno se lo fanno è solo per perorare la causa israeliana. Un comportamento a senso unico, dove in gioco ci sono enormi potentati economici diffusi in tutto il mondo. E’ l’ennesimo crimine di guerra dello stato d’Israele, che grida aiuto puntando l’indice sui paesi islamici, Iran in primis, quando poi si accingono a dar vita ad una delle più grosse manovre militari degli ultimi anni, proprio in collaborazione con gli Stati Uniti (peraltro annunciate dallo stesso Ynetnews.com), che vanno sotto la denominazione di Austere Challenge 12. A quanto è dato sapere, sarà l’occasione per utilizzare, oltre a simulazioni di attacchi di razzi, anche nuove tecnologie di difesa aerea con la sperimentazione di mezzi aerei da guerra di produzione israeliano-americana.
Come tante altre volte riparte il tam tam delle proteste e delle iniziative a sostegno dei palestinesi ghettizzati a ridotti ai minimi termini nella striscia di Gaza. Mobilitazioni territoriali sono già state annunciate anche nel Nostro paese. Scende come sempre su questioni del genere, il silenzio Pilatesco del governo. Sarebbe quasi una pretesa nei confronti di chi ha dimostrato di non saper gestire una situazione interna che fa acqua da tutte le parti; figuriamoci se c’è la volontà di esprimersi e proporsi su questioni del genere, o meglio, se qualcosa si muove è solo per dilapidare milioni di euro per comprare aerei da guerra. La pace può ovviamente aspettare…
FRANCO FREDIANI
redazionale
22 ottobre 2012