di red.
La Piana di Gioia Tauro è un terreritorio martoriato. Disfunzioni, disservizi, licenziamenti e sfruttamento. Questa giornata sarà dedicata all’ agricoltura e ai migranti. Due facce della crisi generalizzata che oramai da anni viviamo nei nostri territori. L’agricoltura da risorsa è divenuta un problema portando, non solo ad un impoverimento generale della popolazione calabrese, ma anche alla costruzione di ghetti e di nuova schiavitù. Abbiamo bisogno di un cambiamento che produce una dinamica di partecipazione senza frontiere per evitare di farsi schiacciare dall’industria agro-alimentare. La nuova stagione agricola nella Piana di Gioia Tauro fa tornare tanta popolazione migrante, di diversa nazionalità, nei nostri territori e le problematiche insite alla loro accoglienza, ai loro diritti si fanno pressanti. L’intolleranza verso il “diverso”, ricordandoci che anche il popolo italiano è stato ed è un popolo migrante, verso una “nuova” cultura, una pelle di colore diversa o una lingua diversa ancora non è sopita, cosi come la forma becera del caporalato mafioso e paramafioso è ancora forte e pressante. Il nostro impegno politico nei confronti dello “straniero” si è concretizzato con una presenza forte e costante nei vari ghetti delle campagne sia rosarnesi che rizziconesi, nonché con la partecipazione ai corsi di italiano e il viaggio di alcuni di noi a Foggia dove abbiamo potuto riscontrare un’ organizzazione perfetta circa l’intervento politico e una grande consapevolezza di lotta da parte dei lavoratori migranti.