di Anna Belligero
Il dato politico delle manifestazioni del 14 novembre, che hanno invaso le strade di tutta Europa, è che l’austerity è sbagliata, invisa, pericolosa. C’è in Europa, soprattutto nei Paesi in cui la stretta è più forte e miete drammaticamente un numero crescente di vittime, la consapevolezza di chi sono i veri responsabili del massacro sociale in atto, e soprattutto cresce la voglia di fermarli. Lo sciopero generale europeo del 14 novembre è stato un buon momento di unificazione, perché ha consentito la presa di parola contemporanea del popolo d’Europa che non vuole quest’Europa. Dalla Grecia alla Spagna, dal Portogallo all’Italia, le manifestazioni avevano come filo rosso la necessità di ricostruire un welfare reale, di rimettere al centro la democrazia e il lavoro, di farla finita con le politiche decise da banchieri e finanza. A pochi giorni dal Social Forum Europeo tenutosi a Firenze, dall’ennesimo sciopero generale in Grecia, dalle mobilitazioni cresciute un po’ ovunque, finalmente una giornata in cui si è potuto, contemporanemente, esprimere il dissenso nei confronti delle istituzioni che stanno compiendo questo scempio, prima fra tutte la BCE.
In Italia, invece, il dato, quello riportato dalla stampa e dai media di regime, è la violenza. I cortei di Brescia, Padova, Torino, Roma, hanno avuto spazio quasi solo per i momenti di tensione, per la rabbia, per le cariche della polizia e le botte che, gratuite e violente, hanno dato agli studenti. Anche se in tanti tg e quotidiani i carnefici sembravano proprio i ragazzini di 15 anni, quelli presi a calci in faccia e manganellate in testa, quelli contro cui la polizia ha sparato i lacrimogeni direttamente dal Ministero di Grazia e Giustizia. La solita Italia, verrebbe da dire, ma stavolta è anche peggio, dato che la notizia da dare era un’altra, e che si è scelto di parlare di questo, invece, in maniera del tutto fuorviante.
Anzitutto, il 14 novembre in tutta Italia ci sono state manifestazioni e scioperi della Cgil e dei Cobas, gli studenti hanno scioperato per il loro futuro, i lavoratori anche per il loro presente, la sinistra, nelle sue varie sfumature, era al loro fianco, a partire dal Prc e dai Gc. Ci siamo ritrovati, dalle acciaierie di Terni alla Fiat di Pomigliano, sotto le stesse parole d’ordine, e con il comune obiettivo di chiudere l’esperienza di questo Governo di destra, totalmente subalterno alla parte peggiore dell’Europa, quella appunto di finanza e Bce. Una giornata straordinaria di lotta politica che dovrebbe far interrogare i nostri governanti sulla giustezza delle loro scelte politiche, e perché no, anche su quella dei loro continui insulti a chi lavora e alla nostra generazione che vorrebbe tanto poterlo fare. Sfigati, choosy, bamboccioni, questo siamo ai loro occhi, nonostante la colpa del 32% di disoccupazione giovanile non sia nostra, nonostante i nostri consumi, come generazione, sono quelli che calano di tre volte rispetto a quelli delle altre generazioni, e non per scelta nostra, nonostante siamo, assieme ai nostri coetanei greci, gli unici in Europa a non avere accesso ad una qualche forma di reddito, così come è garantita in praticamente tutti gli altri Paese europei.
E dietro di noi, che oggi abbiamo tra i 25 e i 40 anni, cresce una generazione che vede il suo futuro ancora più nero, se possibile, del nostro. Sono le ragazze e i ragazzi che oggi studiano, immaginando di poter lavorare, un giorno, mettendo a frutto gli sforzi che stanno facendo. Studenti medi e universitari che sono costretti a formarsi in condizioni sempre più precarie, e a cui ogni giorno vengono tolti ancora diritti. Non bastava la Legge 953 (ex Aprea), non bastava l’aumento indiscriminato delle tasse, non bastavano le Riforme Zecchino-Moratti-Gelmini, evidentemente. Anzi, per continuare l’opera di smantellamento dell’istruzione pubblica, nella notte in cui gli studenti romani (ma in fondo di tutta Italia) si preoccupavano per i loro compagni incarcerati ingiustamente, e che meritano la nostra solidarietà, quando ancora c’era su viale trastevere il sangue di quei ragazzi picchiati, selvaggiamente e volgarmente da questa polizia sempre più violenta, ecco che la Camera dei deputati approva l’ultimo schiaffo in faccia a questa generazione ed anche a questo Paese. Sto parlando dell’esclusione dal patto di stabilità dei 223 milioni di euro da destinare alle scuole paritarie (chiesta e ottenuta dalla deputata PD Simonetta Rubinato!), quindi private, e per lo più nelle mani della Chiesa Cattolica. Sto parlando cioè del fatto che in questo Paese, di fronte ad emergenze terribili come quelle dei disabili, o dei lavoratori che si suicidano perché non sanno come pagare il mutuo, si tengono al riparo dalle mannaie dei tagli soltanto i soldi per le scuole private. In un anno Monti e i suoi Ministri hanno distrutto migliaia di posti di lavoro, hanno prodotto il dramma degli esodati, hanno cancellato l’articolo 18, hanno aumentato le tasse d’iscrizione per scuole e università pubbliche, con la solita scusa che non ci sono i fondi e che “ce lo chiede l’Europa”, e poi, magicamente, trovano quelli per le scuole private. Sembra uno scherzo, oppure la classica punizione dei professori autoritari nei confronti degli studenti un po’ irrequieti, come quelli che il 14 novembre hanno manifestato contro di loro, contro i Professori che ci governano, e che, come tutti i professori, non possono accettare di sbagliare. Ed anzi, se qualcuno glielo fa notare, è bene punirlo severamente.
E possiamo essere certi che tra loro, tra quegli studenti che volevano spiegare ai professori i loro errori , non ce ne fosse nemmeno uno di una scuola privata. In fondo perché dovrebbero arrabbiarsi, manifestare o scendere in piazza gli studenti delle scuole private? Non solo hanno i soldi per potersi permettere la scuola privata, ma anzi, questo Governo, consente alle loro ricche famiglie anche di risparmiare sul costo della loro istruzione. A discapito di chi, invece, può permettere ai propri figli di studiare solo nella scuola pubblica, che è, tra parentesi, l’unica che dovrebbe esistere in uno Stato laico e democratico e l’unica che in tale Stato dovrebbe essere finanziata e supportata.
Ma allora, cari Professori, perché vi sconvolgete tanto della nostra rabbia? Perché ne restate stupiti se è l’esatto frutto delle vostre scelte? Questa generazione, questa enorme generazione che va dai quindicenni ai quarantenni, in questo momento ha paura di una sola cosa: del futuro. Il futuro per noi oggi vuol dire precarietà, incertezza, vuol dire sfruttamento sul posto di lavoro (quando si ha la fortuna di averne uno). Pensate davvero che ci facciano più paura le cariche della polizia, quando in gioco è la nostra stessa vita? Siamo stanchi e preoccupati, per il nostro futuro e per la vostra arroganza, che assieme al neoliberismo spregiudicato delle vostre politiche e al vostro sdegno per la democrazia, sono la vera piaga per questo Paese. Noi invece, il nostro Paese vogliamo salvarlo, perché è qui che vogliamo restare, e torneremo presto nelle piazze a dimostrarvelo, senza paura, perché abbiamo ragione.
ANNA BELLIGERO
Portavoce nazionale Giovani Comuniste/i
novembre 2012