di Patrizia Moretti
Stefano Cucchi ha sofferto una settimana di fame e sete e il suo organismo si è fermato. Perizia medica disposta dal Giudice. Alla notizia siamo rimasti delusi, affranti e indignati. Oggi, il giorno dopo, penso che questa perizia non potesse attestare che quello che ha detto, “sindrome da inanizioni” è la diagnosi clinica finale. Ma cosa lo ha portato a questo? Chi e cosa l’hanno ridotto così?
Un perito non è il Giudice, fornisce un elemento di valutazione, una fra le tessere del mosaico della tragedia di Stefano Cucchi. Possiamo e dobbiamo comporre tutto il mosaico. Lo facciamo noi, vicini alla famiglia Cucchi, lo sta facendo ogni persona attenta e lo farà il Giudice.
Cosa avrà pensato Stefano in quella settimana? Era completamente isolato, non ha potuto parlare con la sua famiglia, era massacrato di botte, era pieno di fratture e certamente soffriva molto, era disperato.
Credo che sia figlio del nostro tempo, si è comportato come chiunque si trovi in trappola proprio nei luoghi in cui avrebbe dovuto essere protetto, dove pensava che lo considerassero “persona”. Ha attuato l’unica protesta possibile per chiedere di parlare con la famiglia o l’avvocato: ha dichiarato lo sciopero della fame.
Ecco di cosa è vittima Stefano, di un’illusione. Ha chiesto ascolto e aiuto a chiunque lo incontrasse, sua sorella Ilaria ha contato queste persone e sono molte. Pensava che lo vedessero, le foto dimostrano com’era ridotto. Eppure era invisibile. O forse scomodo?
Già, era meglio che nessuno sapesse di lui. Vero Giovanardi?
PATRIZIA MORETTI
da Popoff