di Simone Oggionni :: intervento alla Direzione nazionale di Rifondazione Comunista (1 marzo 2013)
Condivido moltissimo l’invito che ha rivolto a questa Direzione Ramon Mantovani sui toni e le regole del dibattito tra noi. È un invito che ci chiama ad un grande senso di responsabilità e soprattutto ad un atteggiamento di grande umiltà. La penso così: dobbiamo affrontare questo dibattito provando a svolgere discorsi onesti, senza fare propaganda, e soprattutto senza utilizzare la sconfitta per le classiche rese dei conti, le rituali guerre per bande. Lo dico perché la dimensione della nostra sconfitta è tale da imporci ben altre riflessioni.
Vorrei che cogliessimo il carattere eccezionale e straordinario di questa sconfitta. A tale proposito dico alcune cose.
La prima è che le cause del nostro disastro non sono da ricercare, banalmente, nelle ultime settimane della campagna elettorale e neppure in scelte, come quella di presentarci come Rivoluzione Civile, che considero non solo obbligate ma anche giuste. Le cause della sconfitta vanno cercate molto più in profondità: nella nostra drammatica incapacità di capire e interpretare la società italiana. Questo spiega, per esempio, perché il risultato di Berlusconi ci ha colto del tutto impreparati. Abbiamo dimostrato di non capire il fenomeno Grillo e, soprattutto, di avere sottovalutato quello che qualcuno nei mesi scorsi aveva suggerito: e cioè che lo spazio politico tra il centrosinistra e il Movimento Cinque Stelle andava progressivamente riducendosi, schiacciandoci a tenaglia tra il bisogno di una sinistra di governo e il bisogno di una protesta e di una opposizione anti-sistema.
Secondo punto. La politica è il luogo delle scelte e quindi le scelte, quelle fatte, hanno dei responsabili. La responsabilità delle scelte fatte è di tutti ma in particolare dei gruppi dirigenti dei partiti della sinistra e di coloro i quali hanno diretto le nostre strutture ai massimi livelli negli ultimi cinque anni (non c’è il tempo di approfondire questo punto, ma penso che la nostra ultima sconfitta vada collocata dentro un arco temporale di ragionamento di cinque anni: dall’Arcobaleno e dal congresso di Chianciano sino ad oggi). Per questo motivo le dimissioni del Segretario e della Segreteria sono state un atto dovuto che segnalano il senso di responsabilità di chi le ha rassegnate. Per questo motivo vanno apprezzate, recepite e prese sul serio.
Si tratta allora, e concludo, di capire cosa fare. Cosa fa il partito, insieme. Non cosa fa una sua parte contro un’altra. Penso sia indispensabile restituire in tempi rapidi la parole agli iscritti con un patto esplicito comune di praticare un doppio rinnovamento: dei gruppi dirigenti, ovviamente, anche a livello generazionale; e delle modalità di partecipazione e di discussione. Dobbiamo rovesciare la piramide – ho scritto in questi giorni -, ascoltare di più i territori e meno le alchimie interne. Avere un atteggiamento più dinamico e inclusivo e meno liturgico e burocratico. E poi, ovviamente, va decisa una linea politica e una direttrice strategica chiara. Rifondazione Comunista da sola non è più sufficiente, Rivoluzione civile da sola non è sufficiente. La questione comunista (cosa fanno i comunisti nel XXI secolo nel nostro Paese) va posta dentro l’idea – da esplorare e affrontare unitariamente – di un processo costituente di una sinistra plurale e rinnovata. Appunto: il rinnovamento e un processo costituente sono i due antidoti, a mio parere, contro il pericolo di smobilitazione e contro la disillusione.
SIMONE OGGIONNI
Portavoce nazionale Giovani Comunisti/e
1° marzo 2013