IANNITTI, VINCITORE MORALE DEL CONFRONTO TV

di Luca Ciliberti

Verso le amministrative. Le pagelle dopo il faccia a faccia televisivo tra gli aspiranti sindaci di Catania: lo studente universitario attacca gli avversari senza paura, Bianco svolge il compitino, Stancanelli sempre sicuro. Adorno assente ingiustificabile. D’Urso “caschetto d’oro” come la Caselli. Ma resta la sensazione di un’occasione sprecata

Il faccia a faccia televisivo (Contrappunto, Antenna Sicilia ieri alle 21) tra cinque dei sei aspiranti alla poltrona di sindaco di Catania – Raffaele Stancanelli, Enzo Bianco, Maurizio Caserta, Tuccio D’Urso e Matteo Iannitti, assente solo Lidia Adorno – come sottolineato durante la cronaca non ha certamente brillato per intensità o per gli interventi incalzanti. Un confronto vittima delle strettissime regole della par condicio che ne ha condizionato i tempi e soprattutto le risposte. Come avviene da anni negli Stati Uniti ci si trova ad analizzare poco i contenuti degli interventi quanto la capacità di riuscire a bucare lo schermo per raggiungere e convincere i potenziali elettori che la propria proposta di governo sia migliore di quella degli avversari. Per gli osservatori distratti e per i cittadini, però, è stata una occasione utile per avere un’idea più completa dei protagonisti in campo a un mese esatto dal voto per le amministrative a Catania.

Le pagelle del confronto tv.

Tuccio D’Urso 4 – La sua proposta in termini amministrativi è davvero povera di idee e appare raffazzonata e dell’ultim’ora, così come il nome della sua lista “Aggiusta Catania”. Ai telespettatori continua a ripetere un karma: “Project financing, project financing…”. Strappa gli applausi e i sorrisi della sala stampa quando racconta il suo rapporto privilegiato con i cittadini o all’annuncio di voler prolungare per sette giorni la festa di Sant’Agata. Il suo “Casaleggio” Peppino Lipera lascia le quinte dopo 15 minuti, annoiato dalle regole che ingessano il dibattito. Nelle occasioni pubbliche non smette mai il caschetto giallo, diventato un simbolo della sua rinascita, ma davanti alle telecamere D’Urso sembra un novello Caterina Caselli con l’elmetto che si trasforma in “caschetto d’oro”: “Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu” cantava l’eroina del beat negli anni Sessanta. Tra un mese, alla fine delle elezioni, l’immagine del candidato ne uscirà totalmente ripulita e riabilitata dopo le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto e per le quali è stato assolto con formula piena. Ma per lui sarà davvero difficile conquistare la poltrona di sindaco.

Enzo Bianco 6,5 – Per dirla in termini calcistici, si limita a fare bene il suo ruolo senza sbavature: risponde alle domande e gioca sul fatto che tra i contendenti è certamente uno dei volti più noti alla città. Parte sulla difensiva, pronto stoppare gli attacchi degli avversari, che potrebbero arrivare soprattutto da D’Urso per le note vicende del parcheggio di piazza Europa. Il tempo stretto non gli permette di imbastire discorsi più completi che affondino la lama del coltello nei contenuti della domanda, perciò preferisce rispondere con garbo e, quando è possibile, fare leva sui ricordi che catanesi hanno di lui e delle sue passate amministrazioni. La sua esperienza davanti alle telecamere fa il resto. Il ruolo di sindaco di Catania è certamente alla sua portata.

Matteo Iannitti 8 – E’ il vincitore morale della sfida. Si presenta da perfetto sconosciuto, rappresentante di una lista civica che fa riferimento ai valori di Rifondazione comunista, ma gli basta il primo intervento di presentazione per fare capire di che pasta è fatto. Parla un italiano corretto, senza sbavature, è concreto ed è difficile per il pubblico di qualsiasi colore politico non condividere ogni sua risposta, soprattutto quando chiede investimenti dello sport miliardario per i giovani della periferia. Il tempo stretto gioca a sua favore, perché nessuno dei contendenti può addentrarsi nello specifico sui temi trattati e sulle ricette post comuniste per salvare poveri e indigenti. Con coraggio non ha paura di denunciare la compravendita di voti nei quartieri popolari e i comitati elettorali nascosti dietro l’insegna dei Caf e fa figura citando Don Milani e Peppino Impastato. Con l’immaginario “Maurizio Biancanelli” ha individuato l’avversario da battere. Per Catania è una risorsa da non sprecare. Realisticamente la sua lista si batte per superare la soglia di sbarramento.

Raffaele Stancanelli 6,5 – Arriva come l’avversario da battere ed esce dal confronto più forte di prima. Stancanelli rappresenta l’intera area di centrodestra senza divisione, i suoi avversari non lo impensieriscono e lui li lascia parlare. “Per il sindaco uscente – dicono i suoi – parlano gli ultimi cinque anni di amministrazione” e per smontarli punto per punto occorrerebbe un’intera puntata dedicata. Sotto braccio ha numeri, cifre, provvedimenti, atti preparati dal suo “Richelieu” Claudio Corbino pronti da sbandierare in faccia ai suoi detrattori. Ma non serve. Il dibattito scivola via serenamente e non è certo Stancanelli che ha il ruolo di avvelenarlo. Sul nuovo stadio del Catania gioca il jolly della demagogia: “Ne parlerò a Berlusconi”. Seriamente candidato alla riconferma.

Maurizio Caserta 7 – E’ un fuoriclasse che ha affinato il tocco durante la campagna elettorale. Impreziosisce ogni palla (argomento) che tocca grazie alla sua formazione e alla sua cultura, una spanna sopra gli altri. Elegante, mai sopra le righe. Il Professore, più politico che ricercatore, è talmente avanti da essere “oltre”, tanto da diventare quasi incomprensibile al popolo. L’economia è il suo pane quotidiano e le sue ricette liberiste potrebbero dare una boccata d’ossigeno alla città che, a suo dire, “ha esaurito la sua vocazione commerciale”. Eccelle quando fa riferimento alle tre superstar di Catania (Etna, Plaia e Sant’Agata) per rilanciare il turismo. Ma su argomenti come sport e e pubblica amministrazione stenta a carburare. S’intesta l’appoggio della società civile e riesce a scuotere gli spettatori nel suo appello finale: “Io non abbasserò lo sguardo di fronte a nessuno”. Outsider in crescita.

Lidia Adorno 2 – Non si è mai visto un candidato che sfugge al confronto, chiunque sia, soprattutto se si ha l’ambizione di rappresentare una città intera. Da quello in tv all’invito, prima accettato e poi declinato, di Cittainsieme. Per l’ennesima volta adduce motivi di salute, mettendo ancora una volta il proprio interesse davanti a quello della collettività, per la quale la grillina mostra pochissimo rispetto. Irritante e presuntuosa con la stampa, sta devastando l’immagine del Movimento 5 Stelle, che a Catania ha clamorosamente toppato il candidato (ed è voce comune all’interno dei meetup etnei) perdendo così una buona occasione per stimolare il dibattito democratico in città. E’ assente persino dai social network, quelli che dovrebbero essere la sua piattaforma privilegiata: su Twitter è inesistente, la sua pagina Facebook sembra un’accozzaglia di copia e incolla senza continuità. Inadatta su tutti fronti, forse avrebbe fatto meglio a valutare di fare un passo indietro, convogliando la sua spinta civica e politica verso un posto nel consiglio comunale.

LUCA CILIBERTI

da La Sicilia Web

maggio 2013

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