di Isabella Borghese
Come è stato già preannunciato in giornata la Ert, la Radiotelevisione pubblica greca, ha cessato pochi minuti fa le sue trasmissioni: i canali sono stati infatti oscurati e il ripetitore principale posto su una montagna vicino ad Atene, e’ stato invece neutralizzato dalla polizia. L’operazione causa il licenziamento di quasi 2.800 dipendenti e fa parte del piano di dismissioni imposto dalla Troika. Sara’ creato un nuovo ente radio-tv, non piu’ a controllo statale e soprattutto con meno personale.
Aveva dichiarato il portavoce dell’esecutivo, Simos Kedikoglou – ”le trasmissioni saranno interrotte e tutti i 2.780 dipendenti dell’Etr (Elliniki Radiofonia ke Tileorasi) saranno licenziati. Così è stato.
Le altre stazioni radio-televisive private greche che hanno deciso, da questa sera, un blackout informativo, sospendendo la trasmissione di notiziari e tg.
“Se vogliamo uscire dalla crisi – ha detto Kedikoglou – dobbiamo lavorare nella trasparenza e senza sprechi. La Ert, sovvenzionata dallo Stato e anche da un canone che i cittadini pagano con la bolletta della luce – ha aggiunto – ha un numero di dipendenti da tre a otto volte considerato superiore alle necessita’ e asset mal gestiti. All’emittente pubblica con introiti pari a circa 300 milioni di euro l’anno fanno capo cinque stazioni televisive (ET1, Net, ET3, Ert World e Ert HD), 29 radiostazioni, siti web, un settimanale, oltre all’Orchestra Sinfonica nazionale e l’Orchestra di Musica contemporanea. Non e’ ancora chiaro quanti dipendenti saranno riassunti nel nuovo ente, ma il portavoce ha assicurato che coloro che perderanno il posto di lavoro saranno indennizzati mentre circa 700 di essi potranno andare in pensione anticipata. La questione della chiusura dell’azienda radio-televisiva statale e’ destinata a mettere di nuovo a dura prova i gia’ tesi rapporti tra i partiti della coalizione governativa dal momento che sia il Pasok (socialista) sia Sinistra Democratica si sono subito dichiarati contrari alla decisione del governo”.
ISABELLA BORGHESE
da Contro la crisi.org
11 giugno 2013