di Marco Giordano
Definire il Pride di Palermo straordinario è poco. Non è sufficiente per descrivere ciò che questo evento ha significato in questa città. E’ il frutto di un percorso collettivo iniziato nel settembre 2009 con una grande manifestazione contro l’omofobia, realizzata proprio a Palermo, una città che ha rappresentato tanto nella storia del movimento lgbtq in Italia.
Ospitare il Pride nazionale è stata una grande scommessa per tutt*, un grande impegno coronato dal successo della parata di sabato 22 giugno,paragonabile per dimensioni e coinvolgimento popolare solo alle celebrazioni per il”Festino”, la Festa in onore di Santa Rosalia, la patrona di Palermo.
Manifestazione preceduta da 10 giorni di eventi del Pride Village che si sono svolti nello spazio dei Cantieri culturali della Zisa con un caldo incredibile. Sono stati giorni fantastici, incredibili, con dibattiti che hanno toccato un’ampia pluralità di contenuti (dal femminismo, alla lotta alla transfobia, dal rapporto tra fede e omosessualità alle esperienze delle famiglie arcobaleno), concerti, mostre fotografiche, proiezione di film e documentari, spazi per la ristorazione, bar.
Tutta la città si è riversata in quello spazio per riappropriarsene dopo un decennio di decadenza o,nella migliore delle ipotesi, di ordinaria amministrazione. Qualcuno l’ha definita una semplcie “manifestazione fieristica”, una “sagra da paese”, io preferei usare le categorie di grande festa popolare e di nuove forme di socialità, come non se ne vedevano da anni in questa città.
Credo non sia azzardato vedere una connessione tra questi momenti: da un lato, una città che rialza la testa dopo più di 10 anni di malgoverno, che vuole rinascere, seppur tra contraddizioni e tante difficoltà, molte delle quali legate ai vincoli di bilancio imposti dal Patto di stabilità, i quali strangolano gli enti locali in nome dell’austerity e del neoliberismo, scaricando sui cittadini gli effetti della crisi; dall’altro lato, una lotta per il riconoscimento di un principio fondamentale, per chiedere che tutti le famiglie, quelle reali, quelle in carne ed ossa, godano degli stessi diritti e delle stesse opportunità.
Palermo è diventata così capitale dei diritti. Ne è testimonianza anche l’approvazione del registro delle unioni civili avvenuta l’11 giugno, un primo passo verso la civiltà, nonché il modo migliore per anticipare, di fatto, la programmazione del Pride. Spiace molto che una delibera di tale importanza,un simile gesto di civiltà, che ha raccolto un consenso trasversale, non abbia avuto nemmeno un voto dai consiglieri del Pd, che si sono fatti scavalcare anche da alcuni consiglieri di centrodestra.
Ma il Pride è anche e soprattutto gioia e allegria, alle figuracce c’è tempo per pensarci, molto più importante è stato vedere alla manifestazione del 22 giugno un’intera città in piazza, tante famiglie, persone di tutte le età, bandiere dell’Arci, di Rifondazione Comunista, del Comitato No Muos.
Un momento veramente toccante è statoquando il il corteo è passato davanti al Teatro Biondo ed ha riscosso l’applauso delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ente e delle loro famiglie, incatenati da giorni davanti ai cancelli per chiedere un’intervento delle istituzioni affinché uno dei teatri storici di Palermo non chiuda e vengano tutelati i suoi livelli occupazionali. Applauso che è stato ricambiato con intensità dai manifestanti.
Il Pride è anche questo, mettere insieme tanti volti, tanti colori, tante lotte, tante rivendicazioni di diritti, tutte con la stessa dignità e la stessa importanza, scendendo in piazza con felicità. Perché o si è felici o si è complici.
MARCO GIORDANO
esecutivo nazionale GC
25 giugno 2013