di Simone Oggionni
Intervento al Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista del 30 giugno 2013
Vorrei rispondere all’argomento principe che viene agitato in queste settimane contro chi avanza critiche o perplessità. L’argomento che si utilizza è che saremmo mossi da «disfattismo nichilista» e da furia «liquidatoria».
Tra l’altro, questo argomento viene agitato nei confronti di compagni che hanno fatto in tutti questi anni della cura e, oserei dire, del culto del partito e della difesa della sua identità comunista semplicemente la propria ragione d’essere. E che proprio per questo, in tempi anche recenti, sono stati tacciati di partitismo burocratico e di identitarismo.
Vorrei rispondere a questo argomento dicendo che se avanziamo critiche e perplessità è proprio per l’infinito amore che nutriamo nei confronti di Rifondazione Comunista.
Chiediamo che si riconoscano come legittime le nostre posizioni e che si riconosca ad esse lo statuto di un contributo collettivo, utile – dal nostro punto di vista – alla causa del rilancio del partito e del suo rafforzamento in una fase così drammatica. Non vogliamo banalizzazioni né caricature.
Proponiamo una correzione di rotta, nella gestione e nella linea politica del partito. Lo facciamo con argomenti chiari, che possono non essere condivisi ma che vanno rispettati.
Primo punto: un partito che si trova in grave difficoltà sul piano del consenso, del numero degli iscritti, della quantità e qualità di relazioni esterne (come dimostra il fallimento della conferenza programmatica), di presenza nel dibattito pubblico e nel senso comune, di autorevolezza e credibilità complessiva, deve trovare il coraggio di cambiare il proprio gruppo dirigente, senza che questo cambio e il rinnovamento che lo accompagna sia percepito come un dramma, come una lotta di potere di alcuni contro altri. Questo rinnovamento dovrebbe essere, deve essere, una scelta condivisa e collegiale, fatta per il bene del partito, di cui innanzitutto si deve fare carico – senza drammi – il Segretario, e cioè colui il quale fino ad oggi ha avuto l’onore di mettere la faccia a nome del partito e che oggi deve avere il senso di responsabilità di fare un passo indietro.
Non avere mantenuto l’impegno di dare le dimissioni e non avere fatto il congresso subito dopo la sconfitta di febbraio ha prodotto un nostro ulteriore indebolimento, che rischia seriamente di essere mortale. Il segnale che è stato dato è stato un segnale di autoconservazione e di forte sfiducia al corpo largo della nostra organizzazione: non passare il testimone ha significato dire che non si ritiene che esistano dentro il Prc altre e nuove energie, altre e nuove risorse, altre e nuove competenze da mettere a disposizione in questa nostra crisi.
E non sorprende che questo comitato politico nazionale abbia delegittimato ulteriormente il Segretario, il gruppo dirigente, come già due giorni fa la Direzione nazionale, con una sequenza di critiche e di obiezioni che mai avevo ascoltato con così tanta diffusione, trasversalità, radicalità, durezza. Bisognerebbe, senza drammi, prenderne atto.
Secondo punto: proponiamo nel merito più unità, in quello che diciamo e negli atteggiamenti che assumiamo, a partire da coloro con i quali la sintonia è maggiore. Più unità tra i comunisti e più unità nella sinistra. Quello che non si è fatto allo scorso congresso della Federazione della Sinistra, quando si preferì l’accordo pattizio tra i vertici ad un processo costituente e democratico.
Dobbiamo invece riunificare dal basso, rinnovare, rigenerare, metterci a disposizione con umiltà, assegnando sovranità vera al corpo largo e reale dei comunisti e della sinistra italiana. Al corpo largo di coloro i quali si collocano alla sinistra del Partito democratico.
Attenzione: alla sinistra del Pd, non contro il centro-sinistra! Con Sel e la Fiom vogliamo interloquire, sono soggetti decisivi, che ci piaccia o meno, nella politica e nella società italiana. Meno boria, meno arroganza, compagni, e più capacità di sintesi tra di noi, anche dentro il partito, perché la pensiamo in modo diverso e forse non sempre la verità coincide con la posizione da cui si parte. Questo è un tema capitale e tra noi non la pensiamo allo stesso modo. Le dichiarazioni recenti del Segretario modificano gli orientamenti decisi dal nostro ultimo Congresso e dal Comitato politico nazionale, in una fase in cui il gruppo dirigente è dimissionario e questo argomento, per la sua importanza, dovrebbe essere oggetto con chiarezza di dibattito congressuale.
Lo stesso vale per l’Europa, perché noi siamo contro i trattati di Lisbona e di Maastricht ma non siamo a favore di un referendum che conduca l’Italia fuori dall’euro o fuori dall’Unione Europea. Non è questa la posizione di Rifondazione Comunista, della Sinistra Europa! Stesso discorso vale infine per il sindacato, perché per noi Landini non è un traditore della classe operaia, non è un venduto, come è stato scritto e detto nei giorni scorsi!
Infine c’è un punto su cui voglio intervenire e che riguarda la bozza informale di modifica dello Statuto che sta circolando in questi giorni e che è stata redatta da un gruppo di compagni, del tutto informale, che nessuno ha votato o nominato. Non soltanto, come hanno detto altri prima di me, il contenuto di quella proposta è ultramaggioritario, uninominale, contrario e incoerente al proporzionalismo che rivendichiamo fuori dal partito. Mi spaventa ancora di più il messaggio che darebbe ai compagni: un messaggio cesaristico. E Gramsci, come sappiamo, ci ricorda che esiste anche un cesarismo senza Cesare. Il messaggio è che gli organismi dirigenti composti in maniera proporzionale vanno sostituiti da un rapporto tra il leader e gli iscritti, facendo appello ad un rapporto fiduciario e carismatico tra il vertice e la base della piramide per sciogliere i lacci e i laccioli degli organismi dirigenti intermedi, che vengono chiamati burocrazia, correnti. Ma attenzione, compagni, le correnti non c’entrano nulla, perché ai congressi si votano i documenti, non le correnti, e negli organismi dirigenti vengono rispettati i voti dati dagli iscritti ai documenti, non alle correnti!
Questo è un ragionamento molto pericoloso, che minerebbe nelle sue premesse il congresso del partito.
Con buona pace dell’efficacia, della proposta politica e del tentativo di rimettere in movimento questa nostra impresa politica. Stiamo molto attenti.
SIMONE OGGIONNI
portavoce nazionale GC
30 giugno 2013