di Roberto Gramiccia
Non sarà certo questa mia breve e sincera testimonianza a contribuire alla fama, al rispetto e oggi – purtroppo – al ricordo di Margherita Hack. Ma io voglio rilasciarla lo stesso perché penso che anche i piccoli gesti abbiano il proprio valore. Ebbene si tratta della disponibilità e della gentilezza con la quale questa grande donna ha recentemente risposto alla mia richiesta di scrivere la prefazione di un libro di cui sono autore, che si occupa del destino oscuro di centinaia di migliaia di vecchi e meno vecchi fragili, abbandonati da una società che sta progressivamente disperdendo la sua capacità di essere democratica, solidale ed equa. Quella capacità che i costituenti erano riusciti ad inscrivere nella nostra Costituzione.
Posso dire che nel tentare di promuovere questo libro molte sono state le resistenze incontrate e grande è stato, fino ad oggi, il disinteresse che abbiamo registrato nei media. Una cosa triste perché le questioni affrontate riguardano dolorosamente, in modo diretto o indiretto, oltre 15 milioni di persone. Nonostante la sua età e i numerosi acciacchi questo disinteresse non lo ha dimostrato la Professoressa Hack che, anzi, non ha avuto esitazioni ad occuparsi a fondo di un argomento che con l’astrofisica ha veramente molto poco a che vedere. Lo ha fatto non da scienziato evidentemente ma da persona illuminata, amata e autorevole che non vuole negare il suo contributo ad una causa nella quale si riconosce, come semplice cittadina e come persona fragile a sua volta. Perché tutti lo siamo. Perché sta nel nostro destino esserlo.
Perché in questa semplice realtà è custodito il senso di ogni destino collettivo e di ogni riscatto. La forza che Margherita Hack ha dimostrato, fino all’ultimo, è quella di far prevalere la ragione e la generosità umana sulla cupezza della sofferenza e della morte. Ed è per questo che noi la sentiamo ancora viva.
ROBERTO GRAMICCIA
redazionale