di Manuela Grano
Riteniamo oggi come ieri fondamentale poter trovare uno spazio condiviso in cui incontrarsi e far incontrare le conoscenze ed il bagaglio di storie che ogni movimento porta con sé, così da poter proseguire una discussione ed un dibattito attorno a temi che ancora necessitano di una profonda riflessione. Per questo motivo siamo qui, siamo qui come giovani donne, ma soprattutto come giovani donne comuniste, per portare come contributo a questa discussione anche la nostra storia e le nostre lotte; perché sentiamo forte l’esigenza di arrestare il declino materiale e culturale in cui siamo precipitati in vent’anni di governi reazionari; perché vogliamo provare con tutte voi ad immaginare e costruire una società diversa, un modo diverso di concepire le relazioni tra i sessi, non più basato sulla prevaricazione di un sesso, quello maschile, sull’altro.
In una società in cui i diritti vengono sacrificati sull’altare del profitto, le donne continuano ad essere uno tra i soggetti maggiormente esposti all’aggressività del sistema capitalistico di produzione e della sua attuale crisi. Le politiche di austerity portate avanti dagli ultimi governi, hanno avuto come effetto l’espulsione dal mercato del lavoro di migliaia di donne impiegate nei settori produttivi e nei ruoli più precari, e la realizzazione di un welfare a costo zero, tutto caricato sulle spalle delle famiglie e in modo particolare sulle donne, oppure sul lavoro di riproduzione, misconosciuto e sottopagato, delle donne migranti.
Il peggioramento delle condizioni materiali di vita di milioni di donne e la loro crescente subalternità economica e sociale costituiscono, inoltre, il terreno fertile su cui cresce la violenza maschile contro le donne, per questo riteniamo fondamentale svelare e scardinare il nesso tra lo svantaggio economico, sociale e politico delle donne e la violenza di genere.
E’ in questo momento, quando gli attacchi all’autodeterminazione e ai diritti delle donne si fanno sempre più gravi che è importante trasformare l’indignazione e la rabbia in un impegno diretto, in una mobilitazione permanente, perché ad essere in gioco è la cittadinanza in un Paese e in un futuro migliore per le donne, ma anche per gli uomini.
Abbiamo di fronte a noi un cammino impegnativo fatto di battaglie politiche per contrastare, senza ambiguità, questo sistema capitalistico, che ha bisogno, per la sua stessa sopravvivenza, di creare divisioni e di collocare le donne nei gradini inferiori delle gerarchie interne alla forza lavoro. E, ancora, un cammino fatto di battaglie culturali, per scardinare gli attuali rapporti di potere tra i sessi, entro cui la violenza maschile viene esercitata, e per decostruire immaginari e pratiche che puntualmente ci ripropongono una concezione della donna come soggetto violabile, ovvero come oggetto di dominio.
Per questo saremo a Paestum, perché pensiamo che sia importante ritrovare la capacità di costruire con passione e creatività momenti di elaborazione politica e di confronto, che arricchiscano il movimento e creino le basi per le lotte che abbiamo davanti. Saremo a Paestum perché pensiamo che il cammino verso una società diversa, basata sulla dignità del lavoro e sulla giustizia sociale, non possa che ripartire anche dalle donne e dalla loro partecipazione alle scelte sul come, cosa, perché, per chi produrre e in primo luogo sul come riprodurre le condizioni stesse del nostro stare al mondo come specie umanamente riconoscibile.
MANUELA GRANO
responsabile naz.le Diritti – Giovani Comuniste/i
settembre 2013