di Roberto Ciccarelli
L’ex colorificio di Pisa, occupato il 20 ottobre 2012, è stato sgomberato ieri dopo 9 ore e 10 minuti di resistenza pacifica. Lo spazio dell’ex fabbrica di vernici, rigenerato dalla partecipazione di migliaia di persone in una moderna agorà, è tornato ad essere il regno di topi e piccioni. Quest’area di 14 mila metri quadri, a due passi dalla Torre pendente, rischia di essere stravolta da una speculazione che la trasformerà in una zona residenziale. Contro questo progetto si sono opposte le trenta associazioni che per un anno hanno dato vita all’esperimento del «municipio dei beni comuni». Lo sgombero è stato ordinato il 20 settembre scorso dal Tribunale di Pisa ed è iniziato alle 8,20 di ieri alla presenza del questore Gianfranco Bernabei. Nella notte si erano barricate all’interno 250 persone. Dopo avere scardinato il portone d’ingresso, la lavagna del corso d’italiano per i migranti è stata portata sulla strada. La polizia è entrata nell’aula delle lezioni, mentre una delle volontarie svolgeva la lezione su come si ottiene un permesso di soggiorno in Italia. Poi è toccato agli artigiani sgomberare i loro attrezzi e macchinari da uno dei vasti capannoni che sono stati trasfigurati nell’aspetto e nell’uso. Subito dopo è venuto il turno degli «equilibri precari», un gruppo di arrampicatori che ha costruito con le proprie mani una gigantesca parete, l’unica in città, per esercitare uno sport sempre più popolare. Quando la polizia si è presentata erano ancora appesi al soffitto. Dopo la ciclofficina, è arrivato il turno dell’«aggeggificio», la stanza più sognante di quella società parallela che è diventato l’Ex colorificio. Il momento più simbolico della giornata è stata una lezione sulla «scienza della pace». La Digos ha aspettato che terminasse prima di accompagnare tutti fuori.
Lo sgombero è scattato dopo il rifiuto del sindaco Marco Filippeschi (Pd, sostenuto da Sel di Nichi Vendola) di intavolare un’ultima trattativa, sollecitata dallo stesso Questore. In una nota, il Comune si è detto disponibile a «creare un confronto fra le associazioni e la proprietà privata interessata, in condizioni che garantiscano il rispetto della legalità». L’ente locale respinge «il tentativo di addossare al sindaco e alla sua giunta l’iniziativa dello sgombero in atto per iniziativa della questura». Questa uscita è stata attaccata dagli attivisti sui social network e su radio Roarr, la web-radio sgomberata in diretta proprio come Radio Alice a Bologna nel 1977. Per loro il comune non ha mai valutato l’offerta di collaborazione giunta da giudici costituzionali, giuristi e intellettuali come Paolo Maddalena, Stefano Rodotà, Salvatore Settis, Ugo Mattei o Maria Rosaria Marella. In un appello pubblicato da Il Manifesto avevano invitato l’amministrazione a riconoscere l’ex colorificio come «bene comune» e a sperimentare nuovi modelli di proprietà collettiva. Anche l’allenatore del Pisa Calcio Pino Pagliari ha dato la sua solidarietà a dimostrazione del consenso trasversale di questa esperienza.
Dopo un corteo che ha attraversato la città, gli attivisti del «municipio dei beni comuni» hanno montato un’«acampada» in piazza XX settembre di fronte alla sede del comune. Il 16 novembre è stata annunciata una manifestazione nazionale a Pisa. Ieri l’hashtag #ExColorificio è stato per ore trending topic su twitter.
ROBERTO CICCARELLI
da il manifesto