di red.
La sua voce diventa quella di un migrante naufrago, una voce tenebrosa dal mare in tempesta, il suono dell’anima, implorante aiuto e gravido di speranze, sul crinale soffocante della morte. Ennio Morricone si fa testimone del nuovo olocausto, la strage dei profughi che sfidano il Mediterraneo. Ne “La voce dei sommersi” il grande Maestro italiano si immedesima in uno di loro, mescolando la sua voce alla musica minacciosa delle onde. Un componimento per commemorare le vittime delle stragi del 3 e dell’11 ottobre, ascoltato per la prima volta ieri sera nella chiesa di Santa Maria Incoronata a Milano, dove si è tenuta la preghiera interreligiosa in memoria dei migranti morti.
Ad aprire la serata proprio il componimento di Morricone, eseguito dai gruppi musicali Sukun Ensemble e Orchestra dei popoli, che hanno poi incantato i 300 presenti con brani che uniscono la tradizione occidentale a quella mediorientale. Tra i musicisti anche Giorgio Cocilovo, chitarrista di Renato Zero. Nel corso dell’iniziativa, organizzata dalla Casa dello spirito e della arti, sono stati rievocati alcuni passi significativi del Vangelo e del Corano e sono state lette alcune frasi provenienti dai diari delle vittime delle stragi ritrovati a Lampedusa. Non ha potuto partecipare Ennio Morricone perché impegnato in Russia, ma il suo messaggio è stato letto dalla nipote Francesca: “Queste note di dolore vogliono restituire per un attimo la voce dei morti del Mediterraneo, sono note di speranza affinché la musica sia portatrice di pace”.
Simboli della serata la croce e la mezzaluna islamica costruite con i resti dei barconi dall’artigiano lampedusano Francesco Tuccio, che diventeranno parte integrante del nascente centro interreligioso della Casa dello spirito e delle arti. All’esterno della chiesa anche un’altra suggestiva scultura dell’artista Pietro Coletta realizzata in rame e ferro: una barca a forma di bara con tante candele dentro, un albero maestro che si staglia al cielo e ha come vela una mezzaluna islamica. “Attraverso la musica e l’arte si possono unire i popoli” ha detto Arnoldo Mosca Mondadori, organizzatore dell’evento, che poi ha ricordato l’incontro con Morricone nella sua casa romana: “Gli ho portato una ventina di croci realizzate a Lampedusa, le ho messe sul suo divano e lui si è commosso, cominciando a intonare una voce imponente, come se volesse dipingere l’agonia di un migrante in mezzo al mare”. Presenti all’iniziativa, tra gli altri, il presidente della Casa della Carità Don Virginio Colmegna e il presidente della Comunità religiosa islamica italiana Abd al-Wahid Pallavicini.
RED.
da Il Redattore sociale