di Maria R. Calderoni
Poveri piccoli Neet. È, al solito, un bruttissimo acronimo inglese che sta per “Not engaged in Education, in Employment or Training” e che tradotto sta per “Non a scuola, non al lavoro, non a corsi di formazione professionale”. Cioė NéNèNé, un bel Niente. E cioè, chi sono costoro, fannulloni nati, perdigiorno impenitenti, scrocconi a vita, o peggio ancora vituperati bamboccioni? Macché, tranquillizzatevi. Sono solo quei giovani tipicamente italiani che l’Istat ha testé elencato (dati dell’ultimo trimestre 2013) nel gruppetto di coloro – tra i 15 e i 35 anni – che sono «costretti» a spassarsela senza arte né parte. Che sono «costretti» da misteriose forze maggiori a non lavorare, a non studiare, a non prepararsi ad alcunché, insomma lasciati fuori, out (acronimo inglese?). Fuori, cioè tradotto significa esclusi, senza possibilità o opportunità, lasciati lì, non contemplati né dal fiscal compact nè dalla spending rewieu né dalla legge di stabilità, né dai dieci o venticinque punti dell’ultimo Letta programma. Insomma zero.
Un gruppetto insignificante, dopo tutto, appena 4 milioni o giù di lì di under 35. (sempre dati Istat), aumentati – che volete che sia – di 300 mila rispetto al 2012 e dei quali, ovviamente, 2 milioni secchi giacciono al Sud. Inoltre, cifre per cifre, si deve pur aggiungere che questo italico esercito di forzati nullafacenti è il più robusto d’Europa – il 27,4% contro il 17,5 dell’area Ue – orgogliosamente piazzato soltanto dietro una Grecia e una Bulgaria. In pratica con un giovane italiano su quattro che vi si trova arruolato senza se e senza ma. Marmittoni e bamboccioni coscritti. Quattro milioni di neet e solo poco più di un milione e mezzo a bassa scolarità (fino alla licenza media); e gli altri che sono (inutilmente) dottori o giù di lì: un milione e ottocentomila con tanto di diploma di maturità e 437.000 con tanto di laurea e persino con tanto di titolo post laurea.
Neet. Avere magari anche 35 anni e dover continuare a restare lì. Imprigionati. Intoccabili. Immobili. Precari. Non futuribili. Fuori…
Accidenti, NO.
MARIA R. CALDERONI
da Liberazione.it