di Danilo Vitale
Claudio rientra a casa, dopo il turno di lavoro in Ospedale probabilmente avrebbe voluto vedere tutti tranne che il sottoscritto. Suono il campanello, oggi è il dovere di un segretario, oggi si va a Bologna! Sua moglie e suo figlio sono già pronti per partire, neanche il tempo di un boccone, si pranzerà più tardi. In pochi attimi siamo in macchina lungo le strade che tutti i giorni significano impegni e lavoro o, più semplicemente, stress e code. Contemporaneamente, in alcune stanze in affitto in una Bologna studentesca che anche di sabato è alle prese con lo studio per gli imminenti esami, i Giovani Comunisti si preparano dopo una notte trascorsa fra una presentazione popolare de “Il Sole dell’Avvenire” con Valerio Evangelisti e qualche birra. Nella loro mente sicuramente risuonano ancora le parole dello scrittore, il racconto di quei ragazzi dell’800, degli internazionalisti, della Romagna rivoluzionaria o, più semplicemente, il monito dei loro intellettuali: “un padrone è sempre un padrone”.
Tutti, chi dal centro, chi da Granarolo, ci stiamo avvicinando a Piazza dell’Unità, al cuore simbolico della Bologna migrante, il luogo scelto per questo giorno. Al nostro arrivo la manifestazione dei Facchini sta già prendendo forma: l’energia è invidiabile, dalle 15.00 non sono stati zitti un attimo. Nel 2013 vengono licenziati dalla filiera della Granarolo S.p.a., oggi multinazionale del latte che si avvale ancora delle cooperative di nome, ma non di fatto. Dopo uno sciopero contro le condizioni di sfruttamento, contro un salario non più accettabile ed un lavoro non più sostenibile nei magazzini, dopo nove mesi di picchetti e nonostante accordi collettivi per la graduale riassunzione conclusi dinanzi al Prefetto e mai rispettati dai padroni (cooperative e non), i facchini in lotta oggi hanno preso parola a Bologna, hanno sfilato nel centro città: la sinistra antagonista, i compagni Si-Cobas, Usb e tutto il sindacalismo non confederale, i collettivi autonomi, i centri sociali, i singoli studenti che magari non conoscevano neanche la storia infausta della Granarolo… insomma la bologna dei precari, dei disoccupati, dei migranti è presente. Uniti nel corteo, i compagni del circolo di Granarolo e i Giovani Comunisti fuorisede della città si rendono conto di essere parte di un popolo in marcia, un popolo con una parola d’ordine tanto semplice quanto densa, tanto antica quanto attuale: gridano, gridiamo solidali, “sciopero fino alla vittoria!”
Soltanto qualche sosta, il corteo avanza lento ed inesorabile, soltanto una pausa bagnata letteralmente nel latte versato per scrivere sull’asfalto “voi cooperate per lo sfruttamento, noi lottiamo per la dignità”.
“Una settimana ancora” risponde il Prefetto barricato negli uffici governativi protetti da camionette e poliziotti in assetto antisommossa, non si fa fatica a riconoscere in quella schiera i picchiatori in divisa che ripetutamente hanno portato la loro violenza ai picchietti davanti alla Granarolo. La violenza delle forze dell’ordine non è una novità, non lo è a Bologna, non lo è a caso in questa vertenza che, partita dalla dignità dei facchini, diventa sempre più una lotta di popolo.
Una settimana ancora di solidarietà del nostro Partito, è arrivato il tempo di esserci come sempre, complici e solidali dentro la lotta di classe, perchè questo è il suo nome antico ed il suo nome futuro. Ci saremo, complici e solidali, per portare la fraternità di una cena calda, per rendere ancor più consapevoli i cittadini di Granarolo come quegli studenti che, magari a tutt’oggi, non sanno neanche di abitare vicini in linea d’aria a quel laboratorio di diritti negati e sfruttamento.
“Siamo coloro che non hanno nulla e stiamo venendo a prendere il mondo” recita lo striscione conclusivo del corteo, accompagnato dai fuochi pirotecnici, salvati al capodanno, che esplodono in Piazza Maggiore. Una lotta da supportare e dalla quale imparare, una grande motivazione per noi della Rifondazione Comunista.
DANILO VITALE
Segretario del circolo Prc di Granarolo dell’Emilia
da Liberazione.it