Antonio Mazzeo, giornalista e scrittore messinese, antimilitarista convinto è una delle firme siciliane più autorevoli e critiche nei confronti del Muos; di recente ha annunciato di aver accettato la proposta di candidatura per la lista “L’Altra Europa con Tsipiras” che appoggerà alle prossime elezioni europee il Partito della Sinistra europea (Gue/Ngl) guidato dal greco Tsipiras candidato al ruolo di Commissario. Hanno già annunciato che sosterranno la lista, a favore della quale un nutrito gruppo di intellettuali italiani ha lanciato un appello i partiti di Rifondazione Comunista, PdCI e SEL
Mazzeo, come nasce questa tua proposta di candidatura?
Quando a fine 2013 Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais e altri intellettuali italiani lanciarono l’appello nazionale per una lista unitaria di sinistra radicale “per un’altra Europa” e a sostegno della candidatura di Alexis Tsipras, leader del partito unitario greco Syriza, mi sembrò doveroso sottoscriverlo, nell’ottica di un progetto di rilancio di una soggettività collettiva di lotta anti-neoliberista,no war, antirazzista ed ecologista, in cui si riconoscano – nel rispetto delle reciproche differenze – i movimenti sociali che nei territori si oppongono alle grandi opere, alle devastazioni ambientali, ai processi di militarizzazioni, il sindacalismo di base, i partiti e le organizzazioni politiche della sinistra d’opposizione, singoli militanti, femministe, antimilitaristi, pacifisti, nonviolenti, ambientalisti, comunisti, libertari, ecc..Una settimana fa, alla vigilia della presentazione di una rosa di potenziali candidature per il collegio elettorale di Sicilia e Sardegna, un gruppo di compagne e compagni provenienti da differenti esperienze politiche della sinistra e da comitati e associazioni locali, mi ha chiesto una disponibilità di massima a sostenere, in prima persona, questo progetto. Quella di una mia possibile candidatura è stata una scelta sofferta dal punto di vista personale. Non ho certo un bel rapporto con le elezioni, ma a differenza del passato, adesso che le agibilità politiche-democratiche sono messe a repentaglio dal clima di colpo di stato permanente e i signori delle guerre e della finanza condizionano ogni aspetto della vita, della politica, della società e dell’economia italiana e internazionale, ho sentito il dovere di esserci. Ho chiesto però una cosa: che il progetto per una lista sia condiviso, unitario, pluralista, senza personalismi o candidati di bandiera contrapposti, onde non ripetere le fallimentari esperienze elettorali delle regionali 2012 e delle elezioni nazionali del 2013. Mostrare l’unità di un sogno, di un programma, di una speranza di cambiamento. Ripercorrendo, possibilmente, le modalità e i contenuti radicali della straordinaria esperienza che a Messina ha visto il successo di una lista “costruita dal basso”, l’elezione del pacifista Renato Accorinti a sindaco e, come consiglieri comunali e di circoscrizione, alcuni dei protagonisti della campagna di opposizione al Ponte sullo Stretto e ai crimini della globalizzazione.
Quali sono i programmi ai quali questa lista si ispira?
Di fronte agli scenari di guerra e distruzione globale, di progressivo depauperamento delle risorse ambientali, di impoverimento generale, di privatizzazioni selvagge e distruzione del welfare, di crisi non solo economica e finanziaria, ma essenzialmente politica e sociale, la lista di sinistra che sostiene il greco Tsipras alla presidenza della Commissione Europea, vuole porre innanzitutto al centro di tutto, il superamento delle ingiustizie e delle disuguaglianze, l’affermazione dello stato di diritto, la lotta per la pace e il disarmo, la cooperazione con il Sud del mondo, la difesa dei beni comuni, del patrimonio ambientale, culturale e artistico. Come ricordano i promotori dell’appello, in Italia tutto questo significa rimettere in questione innanzitutto il cosiddetto fiscal compact, il pareggio di bilancio imposto con l’ennesimo golpe istituzionale bipartisan nella Costituzione nata con la resistenza al nazifascismo. L’Europa non ce lo aveva mai chiesto, ma il Parlamento si è piegato alle logiche del capitale finanziario transnazionale. Vanno respinte tutte le politiche di disarticolazione dello stato sociale, dall’istruzione, alla salute, alla casa, ecc,. La difesa dei diritti sociali e civili per tutte le donne e gli uomini che vivono in territorio italiano deve tornare ad essere il valore fondante del patto sociale e della solidarietà. Chiediamo altresì di promuovere una vera politica di contrasto contro le mafie, il riciclaggio, l’evasione fiscale, la protezione e l’anonimato di capitali grigi, la corruzione, in un’Europa dove non sia più consentito opporre il segreto bancario alle indagini della magistratura. Dobbiamo metter fine ai morti di migranti e richiedenti asilo nel Mediterraneo, e opporci alla guerra in atto alle migrazioni, che vede in prima fila le unità militari italiane in quella che è l’operazione Mare Nostrum-Mare Mostrum. Contro i programmi di militarizzazione che investono innanzitutto la nostra isola, il MUOS di Niscemi, i droni di Sigonella, l’uso dei territori da parte delle forze Usa-Nato-Ue per perpetuare un modello insostenibile di sfruttamento delle risorse e di condanna alla fame e al sottosviluppo per miliardi di persone.
La soglia del 4% (indispensabile per accedere al Parlamento Europeo) per quel che rimane della sinistra italiana appare difficile da raggiungere, soprattutto se si guarda alle elezioni passate. Pensi che stavolta il finale sarà differente?
C’è fame di giustizia e solidarietà c’è bisogno di pace, lavoro. C’è bisogno di sinistra. Se il programma-progetto- lista Tsipras saprà dare risposte coerenti, sarà credibile. Se riuscirà a rispondere alle crescenti istanze di partecipazione nei territori, se sarà un percorso davvero del basso e plurale, imparando dagli errori del passato, credo si possa aspirare a un successo elettorale, un primo passo per ripensare la sinistra in Italia come in Europa. Nel rispetto di tutti, di tutte le sensibilità, organizzazioni, singoli, identità culturali e di genere.
Muos, Tav, Molin? Cosa accomuna queste tre opere e cosa pensi si possa fare dai centri decisionali europei , cui ti candidi a far parte, per cambiare le dinamiche politiche che le riguardano?
Queste opere-infrastrutture di morte rispondono alla concezione di distruzione della vita e dei territori, dello sperpero di risorse pubbliche a favore dell’arricchimento delle holding finanziarie. Esautorano l’assunzione di decisioni dal basso, la partecipazione, violano diritti, annullano democrazia. I movimenti che vi sono opposti hanno incarnato invece un modello del tutto opposto, dove i territori e le identità vengono ripensati collettivamente dal basso, dove la lotta ai mostri locali diventa il mezzo per ripensare i rapporti tra gli uomini e tra gli uomini e l’economia e la natura nel mondo globale. Lotte per l’Utopia di Un altro Mondo, un mondo per tutti, senza discriminazioni, ingiustizie, dove tutti abbiano pieni diritti e la ricchezza sia equamente ridistribuita. Lotte locali, ma lotte globali. L’Europa avrà senso di esistere se diventerà la casa di tutte e di tutti. Di tutte e tutti coloro che la abitano e che chiedono di abitarla. Dove i muri e le frontiere siano finalmente abbattute. I Movimenti dei No alle grandi opere e alle militarizzazioni hanno tracciato questo cammino di cambiamento e speranza. Sta adesso alle istituzioni europee e nazionali comprendere che questo percorso collettivo non potrà essere certamente arrestato.
FRANCESCO FUSTANEO
da Linksicilia.it