RAJOY E SOCIALISTI TREMANO, AVANZA IZQUIERDA UNIDA

10253781_10152185165903867_6253144971487223794_nPer un giorno, la cam­pa­gna elet­to­rale in Spa­gna si è fer­mata. Ieri tutto sospeso in segno di lutto per l’omicidio della segre­ta­ria del Par­tido popu­lar(Pp) della pro­vin­cia di León, nel nord del Paese. Un cri­mine non a sfondo poli­tico, ma com­piuto molto pro­ba­bil­mente da una donna di 35 anni, arre­stata dalla poli­zia, per una sorta di ven­detta. Non manca però, sullo sfondo della vicenda, lo sce­na­rio di crisi che in cui versa il Paese ibe­rico: la pre­sunta col­pe­vole è una disoc­cu­pata, già lavo­ra­trice pre­ca­ria della pro­vin­cia. E non man­cano, di con­se­guenza, le stru­men­ta­liz­za­zioni: iso­late, ma rumo­rose. Come quella della sin­daca di Valen­cia, Rita Bar­berá, espo­nente dell’ala più di destra del Pp: l’omicidio è cer­ta­mente dovuto a que­stioni per­so­nali, ha dichia­rato, «ma in Spa­gna si è creato un brodo di col­tura di radi­ca­li­smo e vio­lenza» con­tro il quale le isti­tu­zioni devono agire «per recu­pe­rare uno spi­rito di con­vi­venza civile».

L’accusa di Bar­berá non è nem­meno troppo velata: i «man­danti morali» dell’omicidio della lea­der del Pp di León sono tutti coloro che, dall’acam­pada di Puerta del Sol (15 mag­gio 2011) in avanti, hanno mani­fe­stato in modo «ille­gale» con­tro le poli­ti­che anti­so­ciali dei governi di José Luís Zapa­tero, prima, e di Mariano Rajoy ora. Sul banco degli impu­tati dovreb­bero finire, dun­que, occu­pa­zioni di case, pic­chetti durante gli scio­peri, mani­fe­sta­zioni non auto­riz­zate intorno al Par­la­mento, azioni di resi­stenza non­vio­lenta con­tro gli sfratti. E forse, nella visione dell’arcireazionaria sin­daca di Valen­cia, anche l’opposizione del par­tito socia­li­sta (Psoe), sem­pre accu­sati dagli avver­sari del Pp di «alzare troppo i toni».

In realtà, negli ultimi giorni si sono mol­ti­pli­cate le voci, anche nel seno dei socia­li­sti, che ipo­tiz­zano per la Spa­gna (e l’Europa) un futuro di «lar­ghe intese» sul modello tede­sco. Un’idea rilan­ciata con forza dall’ex pre­mier Felipe Gon­zá­lez, che ha costretto il segre­ta­rio Alfredo Pérez Rubal­caba a cor­rere ai ripari: «Fin­ché sarò alla guida del Psoe — ha dichia­rato — non ci sarà mai una grande coa­li­zione con il Pp». Sulla stessa linea anchen la capo­li­sta alle euro­pee, Elena Valen­ciano. Non potrebbe essere altri­menti: dif­fi­cile mobi­li­tare il pro­prio elet­to­rato (e pescare fra gli asten­sio­ni­sti) se ciò che si pro­spetta è un accordo con l’impopolare forza attual­mente al governo.

Un son­dag­gio dif­fuso ieri (in Spa­gna la legge lo con­sente) ha messo in luce che la for­ma­zione del pre­mier Rajoy il 25 mag­gio per­derà con­sensi rispetto alle poli­ti­che del 2011: un risul­tato che si tra­dur­rebbe in un quarto di euro­de­pu­tati in meno di quelli otte­nuti cin­que anni fa. Non farebbe molto meglio il Psoe, inca­pace di recu­pe­rare il con­senso eva­po­rato a causa delle scelte pro-austerità dell’ultimo anno di governo Zapa­tero: il numero di seggi a Stra­sburgo cale­rebbe, anche nel loro caso, di circa un quarto. Deci­sa­mente posi­tive le pre­vi­sioni che riguar­dano Izquierda unida, la lista che in Spa­gna sostiene la can­di­da­tura di Ale­xis Tsi­pras a pre­si­dente della Com­mis­sione Ue, che mol­ti­pli­che­rebbe i rap­pre­sen­tanti nell’Europarlamento dagli attuali 2 a 8. In salita i cen­tri­sti laici di Upd, sta­bili i nazio­na­li­sti di cen­tro­de­stra cata­lani e baschi, men­tre sono un’incognita due liste che si affac­ciano all’appuntamento con le urne per la prima volta: pode­mos e il par­tito x.

Due forze che, in modo diverso, si richia­mano all’esperienza degli indi­gna­dose di cui nes­suno è in grado di pre­ve­dere l’impatto sul sistema poli­tico ibe­rico. Nem­meno i son­dag­gi­sti, come denun­ciano pro­prio gli espo­nenti del par­tito x, che lamen­tano il pro­prio oscu­ra­mento dalle rile­va­zioni di opi­nione: «Vedono solo quello che c’è già e non sono in grado di capire l’umore della strada».

JACOPO ROSATELLI

da il manifesto

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