Difesa, il libro nero del ministro Pinotti

roberta_pinotti_gettyDopo aver rice­vuto l’imprimatur del Con­si­glio supremo di difesa, con­vo­cato dal pre­si­dente Napo­li­tano, la mini­stra Pinotti ha pub­bli­cato le linee guida del futuro «Libro bianco per la sicu­rezza inter­na­zio­nale e la difesa», che trac­cerà «la stra­te­gia evo­lu­tiva delle Forze armate sull’orizzonte dei pros­simi 15 anni». Stra­te­gia che, come indi­cano le linee guida, con­ti­nuerà a seguire il solco aperto nel 1991, subito dopo che la Repub­blica ita­liana aveva com­bat­tuto nel Golfo, sotto comando Usa, la sua prima guerra. Sulla fal­sa­riga del rio­rien­ta­mento stra­te­gico del Pen­ta­gono, il mini­stero della difesa del governo Andreotti annun­ciò un «nuovo modello di difesa». Vio­lando la Costi­tu­zione, esso sta­bi­liva che com­pito delle Forze armate è «la tutela degli inte­ressi nazio­nali, nell’accezione più vasta di tali ter­mini, ovun­que sia neces­sa­rio» e defi­niva l’Italia «ele­mento cen­trale dell’area che si estende dallo Stretto di Gibil­terra al Mar Nero, col­le­gan­dosi, attra­verso Suez, col Mar Rosso, il Corno d’Africa e il Golfo Persico».

Que­sto «modello di difesa» è pas­sato da un governo all’altro, da una guerra all’altra sem­pre sotto comando Usa (Jugo­sla­via, Afgha­ni­stan, Iraq, Libia), senza mai essere discusso in quanto tale in par­la­mento. Tan­to­meno lo sarà ora: la mini­stra della Difesa — ha deciso il Con­si­glio supremo pre­sie­duto da Napo­li­tano — invierà le linee guida ai pre­si­denti delle com­mis­sioni Esteri e Difesa dei due rami del par­la­mento, «affin­ché ne pos­sano even­tual­mente venire valu­ta­zioni e sug­ge­ri­menti utili alla defi­ni­zione del Libro bianco, di cui il governo si è assunto l’iniziativa e la responsabilità».

Resta dun­que immu­tato l’indirizzo di fondo, che non può essere messo in discus­sione. Com­pito delle forze armate — si riba­di­sce nelle linee guida — è non tanto la difesa del ter­ri­to­rio nazio­nale, oggi molto meno sog­getto a minacce mili­tari tra­di­zio­nali, quanto la difesa degli «inte­ressi nazio­nali», soprat­tutto gli «inte­ressi vitali», in par­ti­co­lare la «sicu­rezza eco­no­mica». Sicu­rezza che con­si­ste nella «pos­si­bi­lità di usu­fruire degli spazi e delle risorse comuni glo­bali senza limi­ta­zioni», con «par­ti­co­lare rife­ri­mento a quelle ener­ge­ti­che». A tal fine l’Italia dovrà ope­rare nel «vici­nato orien­tale e meri­dio­nale dell’Unione euro­pea, fino ai paesi del cosid­detto vici­nato esteso» (com­preso il Golfo Per­sico). Per la sal­va­guar­dia degli «inte­ressi vitali» — si chia­ri­sce — «il Paese è pronto a fare ricorso a tutte le ener­gie dispo­ni­bili e ad ogni mezzo neces­sa­rio, com­preso l’uso della forza o la minac­cia del suo impiego».

Nel pros­simo futuro le Forze armate saranno chia­mate a ope­rare per il con­se­gui­mento di obiet­tivi sem­pre più com­plessi, poi­ché «rischi e minacce si svi­lup­pe­ranno all’interno di estese e fram­men­tate aree geo­gra­fi­che, sia vicine sia lon­tane dal ter­ri­to­rio nazio­nale». Rife­ren­dosi in par­ti­co­lare a Iraq, Libia e Siria, il Con­si­glio supremo sot­to­li­nea che «ogni Stato fal­lito diviene ine­vi­ta­bil­mente un polo di accu­mu­la­zione e di dif­fu­sione glo­bale dell’estremismo e dell’illegalità». Igno­rando che il «fal­li­mento» di que­sti e altri Stati deriva dal fatto che essi sono stati demo­liti con la guerra dalla Nato, con l’attiva par­te­ci­pa­zione delle Forze armate ita­liane. Secondo le linee guida, esse devono essere sem­pre più tra­sfor­mate in «uno stru­mento con ampio spet­tro di capa­cità, inte­gra­bile in dispo­si­tivi mul­ti­na­zio­nali», da impie­gare «in ogni fase di un con­flitto e per un pro­tratto periodo di tempo».
Le risorse eco­no­mi­che da desti­nare a tale scopo, sta­bi­li­sce il Con­si­glio supremo di difesa, «non dovranno scen­dere al di sotto di livelli minimi inva­li­ca­bili» (che diver­ranno sem­pre più alti) poi­ché — si sot­to­li­nea nelle linee guida — «lo stru­mento mili­tare rap­pre­senta per il paese una assi­cu­ra­zione e una garan­zia per il suo stesso futuro». A tal fine si pre­an­nun­cia una legge di bilan­cio quin­quen­nale per i mag­giori inve­sti­menti della Difesa (come l’acquisizione del nuovo cac­cia F-35), così da for­nire «l’indispensabile sta­bi­lità di risorse».

Occorre inol­tre «spin­gere l’industria a muo­versi secondo tra­iet­to­rie tec­no­lo­gi­che e indu­striali che pos­sano rispon­dere alle esi­genze delle Forze armate». In altre parole, si deve dare impulso all’industria bel­lica, pun­tando sull’innovazione tec­no­lo­gica, «resa neces­sa­ria dall’esigenza di un con­ti­nuo ade­gua­mento dei sistemi», ossia dal fatto che i sistemi d’arma devono essere con­ti­nua­mente ammo­der­nati. È neces­sa­rio allo stesso tempo non solo un migliore adde­stra­mento dei mili­tari, ma un gene­rale ele­va­mento dello «sta­tus del per­so­nale mili­tare», attra­verso ade­gua­menti giu­ri­dici e normativi.

Poi­ché nasce dalla «esi­genza di tute­lare i legit­timi inte­ressi vitali della comu­nità», si afferma nelle linee guida, «la Difesa non può essere con­si­de­rata un tema di inte­resse essen­zial­mente dei mili­tari, quanto della comu­nità tutta». La mini­stra Pinotti invita quindi tutti gli ita­liani a inviare «even­tuali sug­ge­ri­menti» alla casella di posta elet­tro­nica librobianco@​difesa.​it. Spe­riamo che i let­tori del mani­fe­sto lo fac­ciano in tanti.

MANLIO DINUCCI

da il manifesto

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