Analisi della Relazione governativa: verso il Medio Oriente autorizzate esportazioni per oltre 709 milioni di euro ed effettuate consegne per oltre 888. Il principale acquirente è l’Arabia Saudita. Spediti nel mondo armamenti italiani per oltre 2,7 miliardi contro i 2,9 del 2012. Dimezzato il “portafoglio d’ordini”
Nel 2013 vi è stato un record di autorizzazioni e di esportazioni di sistemi militari ai paesi del Medio Oriente, la zona di maggior tensione del mondo. Questa la denuncia di Giorgio Beretta di Unimondo che analizza i dati della “Relazione governativa sulle operazioni autorizzate per il controllo dei materiali di armamento, riferita all’anno 2013″ (scaricabile dal sito del Senato). La relazione, inviata alle Camere è stata resa nota solo il primo agosto, ad oltre un mese di distanza dalla sua consegna alla presidenza delle Camere. “Il vero dato preoccupante non è – spiega Beretta – il “crollo degli ordinativi”, sebbene questa sarà la notizia, fuorviante, di cui tutti i giornali parleranno, bensì la destinazione degli armamenti made in Italy”.
A primeggiare sono i paesi del Medio Oriente verso i quali sono state autorizzate esportazioni per oltre 709 milioni di euro ed effettuate consegne per oltre 888 milioni di euro. Il principale acquirente è l’Arabia Saudita (€ 296.399.644) che oltre ai caccia Eurofighter e i relativi missili IRIS-T, ha acquistato anche un ampio arsenale di bombe, munizionamento, apparecchi per la direzione del tiro, veicoli e velivoli militari. Seguono poi le forniture di sistemi militari all’Algeria, agli Emirati Arabi Uniti, all’Oman, all’Egitto, alla Turchia e anche a Israele. É proprio dei giorni scorsi la richiesta fatta da un ampio numero di associazioni del mondo pacifista italiano ed europeo al governo italiano di sospendere l’invio di sistemi militari ad Israele, in seguito all’intervento militare nella Striscia di Gaza. “Nel 2013 sono state autorizzate esportazioni di armi a Israele per poco più di 2,4 milioni di euro – continua Beretta – e consegnate per oltre 3,7 milioni. Ma a parte qualche generico riferimento non è possibile sapere dalla Relazione governativa gli specifici sistemi d’arma esportati”.
Stando ai dati, secondo Beretta più che di un crollo sarebbe bene parlare di un leggero calo nelle esportazioni di sistemi militari italiani. Nel 2013 sono stati, infatti, spediti nel mondo armamenti italiani per oltre 2,7 miliardi di euro (€2.751.006.957), cioè solo poco meno della cifra-record realizzata nel 2012 (€2.979.152.816). É invece nelle autorizzazioni all’esportazioni, quello che in gergo è definito il “portafoglio d’ordini” dell’industria militare nazionale, che si è verificato quasi un dimezzamento (meno 48,5%): dai €4.160.155.096 del 2012 si è infatti passati ai €2.149.307.240 del 2013. “Si tratta però del “valore globale”, cioè della somma delle autorizzazioni per esportazioni con quelle relative ai “programmi governativi di cooperazione”, tra cui figurano anche i sistemi in costruzione per la dotazione delle nostre forze armate”.
L’ulteriore preoccupazione, su cui Beretta pone l’accento, è “l’ampia sottrazione dalla Relazione delle informazioni necessarie al Parlamento per esercitare un adeguato controllo sull’attività dell’esecutivo in questa materia che tocca direttamente la politica estera e di difesa del nostro paese”. Nella Relazione inviata alle Camere, infatti, sottolinea Beretta, mancano una serie di informazioni che erano presenti negli anni scorsi, in particolare verso quali paesi sia stata autorizzata da parte del Governo l’esportazione e di quali specifici sistemi militari, per quale quantità e valore e a quali paesi siano stati consegnate quante e quali armi nel corso dell’anno. (Chiara Donati)
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