Il centro sociale autogestito Intifada di Roma ha ospitato Venerdì sera una delle più importanti tappe della Carovana Antifascista organizzata dalla Banda Bassotti. Si tratta di un tour pensato dalla Banda al fine di raccogliere fondi economici e solidarietà per il popolo del Donbass. Le tappe successive saranno Mosca, poi Rostov sul Don, località in cui sono stati accolti migliaia di profughi del Donbass, ed infine, nonostante la guerra in corso, l’ultima tappa sarà nella Novorossija, la nuova nazione che sta sorgendo nell’Est dell’Ucraina, formata dalle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, grazie alla ribellione delle milizie popolari contro il governo golpista e neonazista di Kiev.
La serata romana è stata eccezionale, oltre un migliaio le persone presenti, e insieme alla Banda Bassotti hanno suonato due gruppi spagnoli: i Boikot e due componenti degli Ska-P.
Durante il concerto c’è stato un collegamento video in diretta con le milizie del Donbass, che hanno ringraziato il pubblico ed i gruppi per il supporto ed hanno promesso che i fascisti di Kiev “NO PASARAN”.
Proprio questa è la parola d’ordine della Carovana Antifascista, quella degli antifascisti spagnoli durante la guerra civile. Quella che ha spinto migliaia di ragazzi da tutto il mondo a partire per la Spagna a combattere il fascismo, formando le Brigate Internazionali.
Sentire il pubblico urlare all’unisono “NO PASARAN”, con il pugno chiuso al cielo, insieme ai combattenti del Donbass in collegamento video, fa comprendere che non poteva esistere una parola d’ordine più azzeccata, capace di unire gli antifascisti nella solidarietà al Donbass, nonostante le bugie ed il silenzio dei media.
Grazie all’uso di Skype si è aperta una finestra tra il Donbass e Roma e certamente un’emozione profonda si è impadronita delle centinaia di persone raccolte nel cortile dell’Intifada; ma si pensi a quale valore possa aver avuto per gli antifascisti ucraini vedere una piazza intera, a migliaia di chilometri di distanza, incoraggiarli, applaudirli, cantare per loro. Hanno voluto salutare la piazza e la Banda con quello che hanno definito il loro motto: “meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio!”.
Quello che sta facendo la Banda Bassotti è l’essenza dell’Internazionalismo, è ciò che devono fare i partiti comunisti e della sinistra italiana ed europea, ovvero rompere il silenzio dei media e portare la solidarietà concreta a chi sta combattendo il fascismo e l’imperialismo in Europa. Il loro progetto permette di far conoscere alla sinistra quelle repubbliche popolari nate dalla lotta agli oligarchi ed al fascismo, e, in un certo senso di “egemonizzare” a sinistra la lotta del Donbass, in un periodo in cui, grazie soprattutto ai media di regime, si è diffusa una certa “russofobia” anche tra le nostre fila.
Il lavoro portato avanti dalla Banda Bassotti è prezioso; perché pur con tutte le contraddizioni presenti tra i miliziani della Novorossiya, noi dobbiamo sapere da che parte stare, ovvero da quella dei Comunisti russi ed ucraini, da quella dei minatori del Donbass, da quella del Popolo del Donbass, che mesi fa con un referendum ha già deciso che con i golpisti ucraini e con la NATO non ci vuole stare.
E allora, ringraziando calorosamente la Banda Bassotti, possiamo dire che, oggi come ieri, saremo dalla parte di chi combatte il fascismo, perché, citando una vecchia canzone italiana:
“Il nemico attuale è sempre ancora eguale a quel che combattemmo nei nostri monti e in Spagna”
NO PASARAN!
EMANUELE e GIULIA
Circolo “Ernesto Che Guevara” – Roma