7 Novembre 2014, Bagnoli (Napoli), manifestazione contro lo Sblocca Italia, contro il Jobs Act, contro la Buona scuola. Un incrociarsi di lotte e vertenze che incanalano insieme l’unica cosa che di certo non manca: la stessa rabbia.
Renzi a Napoli non ci è venuto: ha evidentemente seguito con gran scioltezza il consiglio della piattaforma che non a caso si chiamava “Renzi statt’ a cas” (dal dialetto Napoletano “Renzi stattene a casa”) mutata poi nel nome con una continuazione del tutto scontata “…e restaci”.
L’assenza del Premier non fa altro che confermare diversi pensieri: Renzi non ama lo scontro, la critica sociale di piazza, soprattutto se politica e quindi sensata e analitica.
R. non è poco coraggioso o fifone, tutt’altro, è un personaggio furbo, ed agisce in tal modo per non scalfire reputazione personale e partitica, andando oltre e bypassando lo scontro con disinvoltura e fierezza, così come si scavalca un muretto, senza andare in contro a nessuna sanzione o bacchettata.
R. è figlio di quest’epoca, un neoliberista, che sembra uno studente ribelle alla presa con le prime imposizioni rivoluzionarie per poi trasformarsi in uno scolaretto che prende appunti eseguendo impeccabilmente i compiti: dritto verso la meta dello smantellamento del welfare state, verso privatizzazioni, precarietà e cancellazione dei diritti costituzionali.
La manifestazione però si è svolta, e vi era la certezza della stessa anche dalle prime voci della mancanza di Renzi.
Studenti, disoccupati, lavoratori, precari, inoccupati, casalinghe.
Tutti con le proprie rivendicazioni. In primis quelle ambientali, contro Inceneritori, riqualificazioni di facciata, trivellazioni petrolifere, centrali elettriche, discariche.
Poi c’erano gli studenti e i lavoratori, contro la Riforma del Lavoro (l. Poletti – Jobs act) e Buona Scuola.
Non mancavano le sigle sindacali (COBAS – usb), i partiti di sinistra (PRC/Altra Europa– CARC) e qualche esponente di M5S e SEL.
Il corteo aveva un obiettivo assodato: entrare in Città della Scienza, simbolo ormai triste di quella Bagnoli che ha bisogno di ascolto, fuori da ogni logica meramente monetaria e speculativa.
Non ci era stato imposto alcun “No” ad entrare all’interno di Città della Scienza per un’assemblea del tutto pacifica post corteo, tutt’altro, lo si è annunciato anche allo speaker principale. Ed invece ad attendere dinnanzi il cancello vi era la polizia in tenuta antisommossa, già con caschi, scudi, manganelli e camionette con i lampeggianti accesi.
Dopo un primo dibattito acceso tra la testa del corteo e la polizia dinnanzi al cancello la tensione era altamente tangibile. Dopo 15 minuti almeno, scatta la prima carica di alleggerimento, a cui seguono subito i lacrimogeni.
È qui che scatta il fuggi fuggi, il completo caos. Gli studenti, davvero giovani, tra i 14 e i 18, scappano via impauriti, c’è chi resta lì impalato a guardare e chi invece si allontana a passo svelto per paura di inciampare e farsi poi calpestare dopo dalla ressa.
La situazione sembrava dopo questo primo episodio stabilizzata , infatti alcuni compagni dei movimenti cercavano di ricompattare il corteo ormai sparso indietro, lontani dai fumi dei lacrimogeni. Da lì a poco scatta un’altra carica, e la restante parte del corteo, salvo la testa, torna indietro a ricercare i compagni di corteo ormai spersi tra ressa e fumo.
Il corteo decide che è tempo di tornare indietro, e di rifare la strada percorsa prima ma al contrario dato che era sbarrata la strada dinnanzi da altra polizia e cassonetti sparsi dai manifestanti a mo’ di barricata.
I fumi dei lacrimogeni ormai erano quasi dissolti, restava solo un acre odore di limone, qualcuno che cercava un ausilio, fazzoletti, collirio, acqua.
Al dietrofront del corteo, nonostante fossimo ancora in tanti, tanta era la tristezza, sia per le cariche che per la mancata assemblea all’interno di Città della Scienza.
E un elicottero sorvolava le nostre teste, pronti ad immortalare volti, targhe e mezzi di trasporto e provenienza.
Oggi 8 Novembre ho ascoltato molti TG riguardo questa notizia. Addirittura di apertura, ovviamente.
Nessuno ha ribadito le ragioni del corteo o dei manifestanti, nessuno ha ripreso scene del corteo prima degli scontri. Si parlava solo di black block, manifestanti coi caschi, sassaiole e mazze contro le polizie.
Cosa resta oggi?
Amarezza, tanta. Ma altrettanta determinazione per il 14 Novembre: lo sciopero sociale.
ROSSELLA PUCA
Coordinatrice Provinciale GC Salerno – CPN Rifondazione Comunista