Quinto Stato. «Metropolitano», «di genere», «migrante», «online», «per la cultura e la scuola». Da Milano a Napoli, da Roma a Torino, passando per Pisa, Bologna e Venezia cortei, blocchi e sit-in: venticinque città contro il Jobs Act
L’ambizione dello sciopero sociale, organizzato oggi in venticinque città dai sindacati di base (Cobas, Usb Cub e Adl Cobas), dai centri sociali, dagli studenti (Rete della Conoscenza) e da associazioni del lavoro precario o a partita Iva è rappresentare tutte le sfumature della sotto-occupazione, dei sotto-salari, del lavoro povero, volontario e servile esistenti in Italia. Secondo i promotori, questa condizione verrà drasticamente peggiorata dal Jobs Act in discussione in parlamento, con l’abolizione dell’articolo 18 per i neo-assunti e l’introduzione del «contratto a tutele crescenti» che sospende i diritti dei lavoratori per un lungo periodo a discrezione dell’impresa.
La piattaforma richiede l’abolizione dei 46 contratti precari della legge 30; la creazione di un salario minimo europeo da 10 euro e un reddito di base universale finanziabile con la fiscalità generale. Viene auspicata la redistribuzione dei 1,5 miliardi di cofinanziamento europeo della fallimentare «garanzia giovani» ai suoi reali beneficiari (under 29, laureati o inoccupati) e non alle agenzie interinali o agli enti di formazione. Significativa è l’apertura rispetto al mondo del lavoro autonomo, quello iscritto alla gestione separata dell’Inps, e quello del lavoro professionale ordinistico. Per loro si chiede equità fiscale e contributiva e l’estensione dei diritti sociali fondamentali (malattia e maternità ad esempio). Un’apertura che ha spinto all’adesione allo sciopero della Mobilitazione generale degli avvocati (Mga), un gruppo numeroso che ha rinnovato la politica forense negli ultimi anni.
Prepotente è la vertenza contro il «lavoro gratuito» stabilito dall’accordo sindacale del 2013 per l’Expo. In poco più di un anno è diventata una battaglia simbolica per la retribuzione di tutti i lavori, che siano sotto forma di stage, tirocini, prove, volontariato. «Quello di oggi non è lo sciopero di un soggetto unico – sostengono gli attivisti del laboratorio romano per lo sciopero sociale – ma è una mobilitazione dell’insieme dei soggetti del lavoro precario, autonomo e impoverito per creare una coalizione». La mobilitazione non si declinerà nella sola forma dell’astensione da una prestazione salariata.
Lo sciopero sarà onnipresente sui social network e si declinerà come «sciopero di genere», intendendo il genere un «mezzo di produzione sociale» che mette a valore le differenze sessuali, gli stili di vita o il lavoro di cura. Sarà uno «sciopero per la cultura»: per ripensare il diritto d’autore fuori dal monopolio della Siae o gestire in maniera «trasparente e partecipata» i fondi pubblici. Forte è l’attenzione per i beni comuni e alla battaglia contro lo Sblocca Italia. Per questo il Forum italiano per l’acqua ha aderito. Lo sciopero sarà «migrante»: la coalizione internazionale dei Sans Papiers «Migranti Rifugiati e Richiedenti Asilo» manifesterà alle 14 a piazza Montecitorio. E coinvolgerà la scuola dove i Cobas saranno in sciopero generale. L’Usb ha dichiarato quattro ore di sciopero generale a livello nazionale. Alle manifestazioni ha aderito anche Rifondazione Comunista.
In questo arcipelago è emersa l’esigenza di creare uno «spazio permanente e generale di mobilitazione» che in Italia manca dal 2011, dopo la giornata del 15 ottobre. Da allora sembra essere cambiato l’approccio tra alcune reti di movimento. «Si è passati dalla competizione alla cooperazione» è stato detto nel corso di un’assemblea alla Sapienza dell’11 novembre dove anche il segretario della Fiom Maurizio Landini ha provato a sillabare il concetto di «coalizione».
Vengono inoltre riscoperte parole seppellite dall’industrialismo e dalla credenza che il salariato fosse la categoria centrale attorno alla quale riunire i frammenti del lavoro. Il mutualismo, ad esempio, oggi considerato come una pratica trasversale capace di rivolgersi alle esigenze dei singoli, e non solo alle loro identità professionali o precarie. Da Torino (piazza Arbarello, ore 9,30) a Milano (Largo Cairoli), da Bologna (Sala Borsa) a Napoli (piazza Mancini) a Roma (piazza della Repubblica) partiranno le manifestazioni classiche in forma di sfilata (o parata). All’alba fino alla notte di oggi ci saranno blocchi, presidi e sit-in. Alcune azioni di sensibilizzazione sono partite ieri sera in molte città, da Nord a Sud, nei luoghi dell’intrattenimento e della movida, luoghi del precariato giovanile.
ROBERTO CICCARELLI
da il manifesto