Sinistra, non è Rifondazione l’ostacolo all’unità

bandieracircoloSiamo in un momento ecce­zio­nale, ter­ri­bile e al tempo stesso, forse, fertile. Si com­pie la tra­iet­to­ria del PD, il suo pro­gres­sivo adat­ta­mento alle ragioni del neo­li­be­ri­smo e del neoau­to­ri­ta­ri­smo. Renzi ne è l’incarnazione, con l’attacco con­giunto ai diritti del lavoro e alla demo­cra­zia, teso a distrug­gere ogni corpo sociale orga­niz­zato a par­tire dal sin­da­cato, e a rove­sciare l’equilibrio di poteri defi­nito dalla Costi­tu­zione, a colpi di patti del Naza­reno e ad unico van­tag­gio di un onni­voro e neo­to­ta­li­ta­rio Par­tito della Nazione. Con un salto di qua­lità come “nelle migliori fami­glie” libe­ri­ste, che punta alla mer­ci­fi­ca­zione defi­ni­tiva di wel­fare, saperi e  territorio.

Que­sto pro­cesso non avviene nel vuoto. Si è aperta una nuova sta­gione di con­flitti: gli stu­denti, le asso­cia­zioni ambien­ta­li­ste, le reti pre­ca­rie e i sin­da­cati di base che hanno costruito lo scio­pero sociale e di genere, la con­ti­nua e deci­siva azione della Fiom, la cen­trale impor­tanza della ripresa di ini­zia­tiva della Cgil con la straor­di­na­ria piazza del 25 e con lo scio­pero generale.

E sono due, non una come sostiene Simone Oggionni, le domande a cui si deve rispondere.

La prima è quella di allar­gare e met­tere in con­nes­sione le mobi­li­ta­zioni, essere utili alla cre­scita dei movi­menti. La seconda è quella di lavo­rare, con­ti­nuando con un’impostazione che io credo sia nostra da anni, per un sog­getto poli­tico della sini­stra, come rispo­sta radi­cal­mente alter­na­tiva alla deriva del PD e al ren­zi­smo. Secondo Simone, evi­den­te­mente, que­sto sog­getto non esi­ste a causa di Rifon­da­zione che dal 2008 si sarebbe tra­sfor­mata in una forza dog­ma­tica e indif­fe­rente al con­senso, addi­rit­tura desi­de­rosa di “extra­par­la­men­ta­ri­smo”, per di più impe­gnata a com­bat­tere i pro­pri gio­vani, con­ti­nua­mente dele­git­ti­mati e demonizzati.

Non con­cordo. E mi spiace, per rispon­dere a Simone, dover tor­nare indie­tro, pro­prio quando dovremmo essere con­cen­trati nel costruire in avanti pro­cessi uni­tari. Nel 2008 discu­temmo e pur­troppo ci divi­demmo fon­da­men­tal­mente su un punto: se dal fal­li­mento dell’ultimo governo Prodi si dovesse uscire inve­stendo sull’internità al cen­tro sini­stra o si dovesse pun­tare invece sulla costru­zione della sini­stra di alter­na­tiva, e in con­nes­sione a que­sto sul met­tere da parte o meno, pro­prio men­tre pre­ci­pi­tava la crisi della glo­ba­liz­za­zione capi­ta­li­sta, il rife­ri­mento alla rifon­da­zione comu­ni­sta. Io credo, caro Simone, che quelle ragioni si dimo­strino oggi di una qual­che fon­da­tezza, alla luce di ciò che è diven­tato il PD e del suo essere ormai quasi inte­ra­mente sovrap­po­ni­bile a Renzi ed al ren­zi­smo, sia nell’immaginario col­let­tivo che nelle poli­ti­che pro­po­ste ed attuate.Penso anche che quelle posi­zioni non si siano mai sepa­rate dalla ricerca di unità, per fare in Ita­lia quello che acca­deva in altri paesi: costruire ampie coa­li­zioni anti­li­be­ri­ste, cam­mi­nando in tanti e diversi, come infine abbiamo pro­vato a fare con­tri­buendo all’Altra Europa e pro­po­nendo Tsi­pras alla pre­si­denza della Com­mi­sione UE.  Tutto bene dun­que? Certo che no. Ci sono errori, limiti, ina­de­gua­tezze, tra cui la con­ti­nua ripro­po­si­zione della logica delle cor­renti cri­stal­liz­zate, ma dubito siano solo que­sti gli osta­coli che hanno sin qui reso impra­ti­ca­bile la costru­zione del sog­getto poli­tico uni­ta­rio di cui tutti sen­tiamo l’urgenza.

Infine sulle/i Gio­vani Comunisti/e. In que­sti anni abbiamo sì fatto molte cose buone, soprat­tutto, per amor d’onestà e verità, fino al 2013. Ma di sicuro, tra i tanti errori che pos­siamo aver com­messo, insieme e/o sin­go­lar­mente, non siamo stati capaci noi per primi di ope­rare fino in fondo quel tanto citato rin­no­va­mento. Per que­sto mi auguro che chi arri­verà lo operi que­sto rin­no­va­mento, sfor­zan­dosi di non fare più dei Gio­vani Comuniste/i un tea­trino in sedi­ce­simi del par­tito, con le sue divi­sioni e i suoi equi­li­bri, e soprat­tutto che que­sta orga­niz­za­zione non venga mai più uti­liz­zata come stru­mento di una bat­ta­glia poli­tica tutta interna, ma ridi­venti a tut­to­tondo uno stru­mento con cui fare le lotte nella società. Dei/delle gio­vani comunisti/e c’è biso­gno: per i movi­menti e per la sini­stra, che vogliamo costruire svi­lup­pando l’esperienza dell’Altra Europa e supe­rando in avanti le troppe divisioni.

ANNA BELLIGERO
Por­ta­voce Gio­vani Comunisti/e

da il manifesto

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