La crisi che la sinistra italiana sta attraversando non risparmia neanche il nostro partito. Insieme ai consensi calano visibilmente le iscrizioni e i militanti ed occorre lavorare per un’inversione di rotta.
La crisi di militanza è causata da molteplici fattori, non ultimo la scarsa (quando non nulla) formazione di militanti e quadri che saranno i dirigenti di domani.
Un partito che non presta attenzione alla formazione dei propri militanti non potrà mai essere quell’intellettuale collettivo di cui ci parlava Gramsci, ma si riduce ad una federazione di correnti in cui alcuni leader hanno le proprie fedeli truppe – sempre meno numerose – schierate in una battaglia interna permanente: un partito litigioso incapace di fare sintesi e valorizzare le capacità dei propri militanti.
Questa è anche una delle principali cause della nostra incapacità di raccogliere consenso in un momento storico in cui la crisi ci mostra con evidenza tutte le contraddizioni del sistema capitalista, un sistema che porta con sé diseguaglianze sempre maggiori, guerre, distruzione dell’ambiente ed in generale l’imbarbarimento della nostra società.
Se i militanti di un partito comunista non sono adeguatamente formati, il partito sarà per lungo tempo relegato al codismo, senza essere in grado di guidare i movimenti, né tanto meno ad unire le lotte – pacifiste, dei lavoratori, di genere, ambientaliste, ecc – in un processo comune di alternativa. Un partito che non investe sulla formazione sarà quindi incapace di fare il salto di qualità da una prospettiva episodica dei movimenti spontanei ad una strategica di radicale trasformazione del sistema.
Dei pochi giovani che si avvicinano al nostro partito, molti ne escono nel giro di poco tempo senza aver maturato nel frattempo la consapevolezza di cosa significhi essere comunisti nel XXI secolo.
È questa mancata consapevolezza che ci porta anche a gravi errori di analisi: dimenticando il marxismo rischiamo di illuderci di poter dare fuori tempo massimo risposte socialdemocratiche alla crisi. Non solo: abbiamo spesso difficoltà ad interpretare i grandi movimenti che stanno trasformando il mondo. Movimenti che significano anche guerre e rivolte, rispetto alle quali i comunisti rischiano di non sapersi collocare se dimenticano la categoria leninista dell’imperialismo.
Per non parlare poi della Storia, della nostra storia, oggetto di un feroce attacco revisionista. Oggi la cultura dominante borghese ci racconta una versione distorta della storia arrivando finanche a sdoganare il fascismo e criminalizzare i partigiani. Si dimenticano le grandi conquiste di civiltà a cui i comunisti hanno dato un decisivo contributo – si pensi all’emancipazione di grandi masse di lavoratori, alla sconfitta del nazifascismo, alle vittoriose lotte anticoloniali di liberazione nazionale – e nel frattempo si getta discredito sui comunisti ingigantendone gli errori.
Un serio progetto di formazione dei militanti deve servire anche a questo: riconoscere la nostra storia, senza rinnegare nulla, ma analizzandola criticamente cercando di capire le cause degli errori commessi in passato in modo da rinnovare le nostre pratiche senza però scadere nel revisionismo e quindi mantenendo una salda ideologia marxista e leninista.
Formazione vuol dire ancora tante cose: vuol dire ad esempio conoscere la genesi della nostra Costituzione antifascista e antiliberista. Un giovane comunista adeguatamente formato ad esempio deve comprendere che, per quanto la Carta sia frutto di un compromesso di classe, è oggi un documento da rivendicare, difendere ed attuare per riconquistare la sovranità popolare che la Troika (in campo economico) e la Nato (in quello militare) ci hanno sottratto.
In generale, un’organizzazione deve formare i propri militanti in modo da essere in grado di cogliere quel senso comune di malcontento popolare, trasformando l’indignazione in coscienza di classe, passando cioè, se ci permettete la battuta, dalla V di Guy Fawkes a quella di Vladimir Lenin.
Riteniamo quindi che la questione della formazione dei militanti, a partire dai più giovani, non sia più rinviabile e che sia fortemente necessario che l’organizzazione in cui militiamo, i Giovani Comunisti di Rifondazione, si doti di materiale quale dispense e compendi teorici.
I GC devono fornire a tutti i loro iscritti (con uno sguardo anche all’esterno) una sorta di “cassetta degli attrezzi”, le basi necessarie per comprendere il metodo marxista tramite il quale interpretare il mondo e quindi trasformarlo in senso socialista.
A tal riguardo ci riferiamo in primis a dispense teoriche di introduzione al marxismo e ai successivi contributi di Lenin e Gramsci, ma anche a piccoli manuali di pratiche quali strumenti per affrontare la concreta lotta politica quotidiana (come organizzare un mercatino del libro usato oppure dei doposcuola popolari, come organizzare dei gruppi d’acquisto, ecc).
Da subito ci mettiamo a disposizione della nostra organizzazione per contribuire a colmare questa grave mancanza.
FLAVIO DI SCHIENA
ALESSANDRO PASCALE
redazionale